Oggi vi racconto una storia.
C’era una volta…io. Circa 25 anni fa cominciai a sentir parlare di yoga. All’epoca ero giovane, neolaureata, totalmente proiettata sul futuro, sul lavoro in azienda. Un lavoro stimolante perché in un’azienda allora giovane, in cui potevo imparare tante cose che all’epoca mi sembravano fondamentali (la carriera, le promozioni, i guadagni). Lavoravo anche dodici ore al giorno, sempre di corsa, sempre con lo stress di raggiungere il target del mese, avendo sempre accanto la mia fedele compagna, Ansia. Insomma, tempo per lo yoga non ce n’era. Certo, mi sarebbe piaciuto, dentro di me c’era una piccola vocina che mi diceva di avvicinarmi a questa disciplina ma io, al tempo, non ero solita ascoltare quella vocina. Anzi, a dirla tutta, la ritenevo una presenza piuttosto fastidiosa, mi distraeva dai “miei” obiettivi: salire nella gerarchia aziendale, guadagnare sempre di più e poi… boh, ci avrei pensato dopo, ma arrivare al top doveva “per forza” essere bellissimo. No, niente yoga per ora. Non ho tempo.
Passano gli anni. La vita va avanti, la carriera aziendale pure. Io e Ansia sempre a braccetto. Ad un certo punto rimango incinta. E lì inizia il primo vero vacillamento di tutto quel sistema che mi ero costruita negli anni. Comincio a mettere in discussione la mia scala delle priorità e questo rende il mio fiato corto, affannato. Così, su consiglio della mia psicoterapeuta, entro in contatto con il Pranayama, che all’epoca non sapevo si chiamasse così ma quello era: una respirazione consapevole in cui per la prima volta mi concentro sul mio respiro. Inizio a scoprire me stessa e, partendo da lì, comincio a ri-scoprire il mondo intorno a me. Dentro di me non c’era più Ansia onnipresente. Davvero tutti quei bisogni a cui cercavo di fare fronte erano “miei”? O piuttosto erano indotti dal sistema intorno a me? In fondo, quando mi concentravo sul respiro tutto era in pace e tutto era esattamente come doveva essere, senza bisogno di nient’altro. Questo è stato il mio primo vero approccio con lo yoga.
Passano altri anni, ma la trasformazione ormai era iniziata. Lascio la psicoterapia e il lavoro in azienda preferendone un altro, meno qualificato ma più a misura di essere umano, che mi consentiva di avere tempo e spazio per ciò che io davvero ritenevo importante.
Il Tempo diventa il mio valore di riferimento e il metro di giudizio. Finalmente riesco ad avvicinarmi anche alla pratica. E la pratica lentamente e dolcemente mi trasforma. Il cambiamento riguarda all’inizio il mio corpo, migliorando la flessibilità e la postura: gobba per una vita, tra libri e scrivania, mi ritrovo con la schiena dritta e le spalle aperte. E questo modifica il mio atteggiamento verso il mondo, non più accartocciata su me stessa ma più aperta, pronta ad accogliere opportunità che prima neanche vedevo. Piano piano la conoscenza sempre più approfondita del mio corpo mi porta ad un maggiore ascolto interiore e così quella “vocina” che anni prima rappresentava una presenza ingombrante comincia a diventare una fedele compagna di vita: riscopro il mio sesto senso.
Anche la mia alimentazione si modifica. Ora, che considero il mio corpo la mia casa, non ho nessuna intenzione di ingolfarmi con cibo spazzatura (magari ogni tanto sì!). Tutto avviene naturalmente, senza sforzo, senza stress. Il ritrovato amore verso me stessa si traduce in rapporti più sani con le persone intorno a me e si estende fin nella mia cucina, che si arricchisce di piatti più sani ma ugualmente gustosi e soprattutto pieni di amore.
Insomma una trasformazione radicale.
Spesso guardando le riviste o i social media si pensa che lo Yoga sia una sorta di ginnastica complicata per giovani contorsioniste. Pagine piene di ragazze bellissime, snellissime, flessibilissime che, se da una parte catturano l’attenzione e portano più persone a mostrare curiosità e interesse verso questa disciplina, dall’altra lasciano erroneamente credere che si tratti di qualcosa adatto a pochi. Niente di più lontano dalla realtà e la mia storia ne è l’esatta dimostrazione. Non ho iniziato da giovane, non conducevo una vita propriamente yogica né mi sentivo particolarmente predisposta verso un determinato stile di vita.
Arrivata alla pratica alla soglia dei quarant’anni, mi ritrovo, alla soglia dei cinquanta ad aver ottenuto tutte le certificazioni per l’abilitazione all’insegnamento. Tutto questo grazie ad una forte passione abbinata ad una grande forza di volontà. Attualmente tengo corsi che coinvolgono persone non più ventenni, alcune delle quali non credevano che lo yoga fosse una disciplina adatta a loro; aiutandole a migliorare la loro flessibilità e conducendole in un nuovo percorso di introspezione. Persone che non pensavano di essere adatte ad una pratica yin, lenta, perché lo yoga per loro era yang, movimento, “ginnastica” e che, invece, dopo aver provato, hanno deciso di inglobare questa pratica nella loro routine settimanale. Altre persone che addirittura erano intimorite dalla stessa parola “yoga”, pensando si trattasse di pratiche mistiche e che invece ora non si perdono una lezione, avendo compreso la natura universale di questa disciplina, ossia la sua totale adattabilità a chiunque voglia praticare.
T. K. V. Desikachar diceva “Chiunque può respirare. Dunque chiunque può praticare yoga”. Niente di più vero.
Infine , tra le meravigliose esperienze umane che mi ha regalato questa disciplina, c’è sicuramente il privilegio di insegnare lo yoga ai bambini della scuola materna, in cui si pratica una sorta di gioco-yoga. Dove davvero è possibile toccare con mano che non servono sovrastrutture mentali, conoscenze pregresse o altro per abbracciare tutti i benefici della pratica yoga, i cui pilastri fondamentali sono proprio l’adattabilità e l’inclusività, così importante da coltivare fin dalla giovane età.
Quindi, siamo tutti pronti per srotolare il tappetino e cominciare il nostro personale viaggio. E se non lo hai ancora fatto, oggi può essere il primo giorno di quel viaggio. Qualunque sia la tua storia, qualunque sia la tua età o il tuo genere, lo yoga è pronto ad accoglierti. Dipende solo da te.
Buona pratica.
Namasté
Marina Buccali
Insegnante certificata Yin Yoga, Yoga Nidra, Hatha Yoga Kids e Consulente in Mindfulness