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Sai che puoi fluire anche rallentando ritmo nel Rilassamento? Voglio parlarti oggi dell’importanza della pausa – Shavasana – nel fluire dell’energia vitale.

Caro yogin, ti sei sicuramente chiesto perchè il riposo in Shavasana si fa alla fine del Kriya, durante la classe di Kundalini Yoga e non solo, e non prima della meditazione?
Domanda fatta da un allievo curioso… risposta non scontata.

Non ti stai rilassando, non è un vero e proprio momento di pausa in senso lato. Questo riposo è una fase di “sonno” guidato, un sonno vigile: ci si rilassa sul piano fisico dalle tensioni e dagli sforzi del kriya, da un punto di vista muscolo-scheletrico si rilassa il corpo dopo lo sforzo permettendo un recupero.
Tale  pausa vigile permette al corpo di “rielaborare” e di assimilare (memorizzare) il lavoro svolto sul piano mentale, fisico ed energetico, traendone il massimo beneficio.

Nonostante appaia come una pratica passiva e di abbandono, il relax in shavasana non è affatto passivo.

Innanzi tutto è importante allungare bene la spina partendo dal sacro alla nuca, chiudendo leggermente il mento in Jalandara bandha, lasciando cadere di peso le mani rivolte verso il cielo e le dita dei piedi ai lati, le spalle si aprono a libro e toccano bene il tappetino, la mandibola e le guance sono rilassate e la lingua, rilassata ricade morbida anch’essa, e poggia delicatamente dietro i denti (non tocca più il palato duro).

A livello cerebrale, la mente assimila grazie ai neuroni e alla Neuro genesi stimolata dal Pranayama e fa “suo” il kriya, affinchè le Asana continuino a lavorare nel corpo anche una volte cessate.

E’ dimostrato che lo stato di coscienza si modifichi con i kriya e le Asana e mantenendo questo stato di riposo attivo il corpo memorizza le modifiche indotte dall’esercizio. Bastano solo 11 minuti! 11 minuti di assimilazione attiva del lavoro svolto, nei quali l’energia fluisce in te andando a riparare le cellule, esattamente laddove ce n’è bisogno.

Ma c’e molto di più: in questi 11 o più minuti in shavasana ci si sdraia  si inizia a portare l’attenzione verso l’interno.

Diminuisce la frequenza respiratoria scendendo fino a 8-6 respiri per minuto, stimolando così l’ipofisi e il sistema ghiandolare del cervello, inoltre le onde cerebrali cambiano frequenza, sia per lo stato di rilassamento profondo indotto, sia per il krya praticato, sia per i mantra che  vibrano in sottofondo: la frequenza cerebrale in shavasana si assesta sulle onde Alpha (intorno agli 8-13 Hz).

Le onde Alpha sono associate al rilassamento e alla ricettività, all’ascolto, creando un raccordo tra la mente conscia e quella subconscia (le nostre memorie).

Quando ci prendiamo il tempo per riflettere, meditare o “staccare da un’attività”, spesso entriamo in uno stato Alpha, anche senza lo Yoga.

Introspezioni intuitive, situazioni creative, ispirazione, motivazione e sogni ad occhi aperti caratterizzano le onde Alpha.

Possiamo immaginare di volare, di uscire dalla stanza, di rivivere una situazione, possiamo visualizzare i colori o immaginarci immersi in una cascata fresca, o nel verde lussureggiante di un bosco, possiamo andare con la fantasia ovunque vogliamo mentre il corpo, pesante e immobile, assimila e memorizza le nuove istruzioni ricevute col Krya.

Inoltre, questo stato cerebrale di pace e serenità in onde Alpha, ci predispone con grande facilità alla successiva meditazione, che ci porterà ad uno stato ancora più profondo: in meditazione la frequenza del cervello scende fino alle onde Theta (tra i 4 e gli 8 Hz), per indurre corpo e mente e cellule a autoripararsi.

Per questo è indispensabile eseguire SEMPRE questo rilassamento a fine Krya, anche se per pochi minuti.

Buona pratica, sat nam ji

Carolina Paoletti (Amar Devi Kaur)

Insegnante certificata Ikyta International e Brain Longevity therapist

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