Rudraksha
I Veda raccontano di come Shiva fosse solito meditare sul benessere del genere umano e di come poi manifestasse la sua compassione per l’umanità versando lacrime, come perle di cristallo che una volta al suolo si trasformarono nell’albero di Elaeocarpus, sul cui crescono i semi di Rudraksha.
Gli alberi di Rudraksha sono considerati sacri nella religione indù e in numerosi passaggi dei Veda si fa riferimento alla loro energia ed ai loro poteri salvifici, così come al loro rapporto di connessione con il sistema planetario. In India si piantano questi alberi anche per contribuire all’equilibrio energetico in molte aree.
I mala sono fatti con il frutto dell’Elaeocarpus, non con il legno, la loro produzione è ecosostenibile poiché gli stessi alberi Rudraksha producono grandi quantità di nuovi frutti in ogni stagione.
I semi di Rudraksha hanno una funzione equilibrante e intercettano l’energia e l’aiuto necessari sul cammino spirituale.
Mala nelle diverse tradizioni
Ci sono diversi tipi di mala, il cui uso è radicato nella tradizione buddista e in quella induista, ma non solo.
Nella religione islamica si usa il 108 per riferirsi a Dio. Per i Jainisti, sono 108 le virtù dei santi, suddivise rispettivamente in 12, 8, 36, 25, e 27.
La tradizione Sikh prevede l’uso di un mala di 108 nodi su in filo di lana. Nel Buddismo cinese e nel Taoismo si usa su-chu, una catena di di 108 grani suddivisa in tre parti da 36.
Il numero sacro 108
Il 108 è ritenuto un numero sacro dai tempi antichi. Questa tradizione ha origine nel subcontinente indiano ed ha diverse spiegazioni.
Il diametro del Sole è 108 volte il dimetro della Terra. In astrologia ci sono 12 costellazioni e 9 pianeti.
Secondo la tradizione, ci sono 108 stadi sul cammino della liberazione di Atman, 108 emozioni di cui 36 legate al passato, 36 legate al presente, 36 legate al futuro.
Sono 108 i vizi umani nel buddismo tibetano, pertanto si ritiene che recitare 108 mantra sia un’attività sacra. Molte scale di templi buddisti hanno 108 gradini.
L’alfabeto Sanscrito è composto da 54 lettere, di ognuna esistono Shiva e Shakti (maschile e femminile) per un totale di 108. Shiva Nataraja danzava la sua danza cosmica di 108. Krishna danzava con 108 ‘Gopi’ (mucche mogli) e poi ha sposato 108 donne. Nella danza tradizionale indiana ci sono 108 forme.
Nello Sri Yantra ci sono 54 marma, intersezioni di tre linee. Ognuna ha maschile e femminile, qualità di shiva and shakti, per un totale di 108 punti che definiscono lo Sri Yantra, come i centri energetici nel corpo umano.
Chakra del cuore: sono 108 i canali energetici che si intersecano per formare il chakra del cuore.
Mala e mantra
Recitare mantra con un mala (Japa-mala) è una tradizione secolare, culture diverse hanno ognuna il proprio modo di collegarsi con il divino.
Prendersi il tempo per sedersi in meditazione, rivolgendo il proprio sguardo interiore e la propria consapevolezza su un singolo punto è pura magia, ci porta in uno stato senza tempo dove il mondo esterno scompare e tutto ciò che conta sono il nostro respiro, il mantra con la sua sacra ripetizione e le vibrazioni che ci risuonano dentro.
La pratica di Japa è una tecnica di meditazione molto efficace. Molte pratiche richiedono di calmare la mente, ma per i principianti questo può essere molto difficile perché si ritrovano a pensare a quanto sia difficile calmare la mente, perdendo di vista il vero obiettivo. Quando ci viene chiesto di concentrarci su qualcosa, la mente rimane vigile e controllata perché ha uno scopo da perseguire, ma in questo modo – con la pratica di japa – siamo in grado di tacitarla e renderla calma in quanto abbiamo un solo punto su cui focalizzarci, in questo caso un mantra.
Il mala ha il potenziale di arricchire il nostro mondo, non solo durante la meditazione, ma anche nella vita quotidiana. Poiché come esseri umani sembriamo essere costantemente alla ricerca di qualcosa, la pratica regolare di Japa può essere un richiamo costante a rimanere sempre presenti a noi stessi, qui e ora, grati per la possibilità di entrare in sintonia con la vibrazione profonda della nostra anima.