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La nascita dell’antica disciplina indiana si perde nella notte dei tempi in un luogo pregno di spiritualità. L’India e più precisamente nel Panjab, la terra dei “cinque fiumi”. L’arma che più rappresenta il Gakta è la spada, pur essendo il Gatka stesso un sistema d’armi. Tutta la visione cosmologica della religione Indiana è piena di simbologie, e seguendo questi principi, la spada rappresenta l’Anima dell’essere umano. Essa ha origine dal 6° Guru del Sikh Dharma,  Guru Har Gobind (15951645) e si proclamò detentore dell’autorità temporale (Miri) oltre che spirituale (Piri) e creò un esercito per difendere i sikhs e il popolo del Punjab contro il fondamentalismo dei Moghul.

Codificata circa nel 1700 dal decimo guru “Guru Gobin Singh” la Gatka insegna l’arte di essere “Santo Guerriero”, che non impara quindi solo ad usare la spada, ma attraverso la spada, prende confidenza con la parte più  preziosa del sé. Le popolazioni Sikh erano composte di gente pacifica, che pregava al sorgere del sole e lavorava la terra e commerciava durante il giorno; non hanno mai avuto mire espansionistiche e sono ricorsi all’uso delle armi solo per la difesa delle loro famiglie. La Gatka, rappresenta quindi non solo un’arte marziale, ma una tecnica per lo sviluppo spirituale dell’individuo, e come il Kundalini yoga, punta alla liberazione delle tensioni fisiche ed emozionali per la pulizia e lo sviluppo del corpo energetico.  I principi della Gatka, incarnano perfettamente le necessità di questa popolazione: la Gatka veniva insegnata ai contadini in 11 giorni, ed insegna a rendere completamente indipendenti gli arti superiori tra loro e sincronizzarli con gli arti inferi (e di conseguenza gli emisferi cerebrali) in modo da poter utilizzare più armi contemporaneamente  anche di tipo e peso diverso o difendersi con lo scudo. Nella Storia, i Santi guerrieri erano famosi per riuscire a sconfiggere eserciti di gran lunga più numerosi utilizzando armi semplici prese anche dal lavoro dei campi.

Il processo di apprendimento dell’arte marziale, principalmente si attua tramite i modelli codificati per arma (Patra) e la loro verifica in combattimenti in cui la salvaguardia dell’avversario è assicurata. Grazie all’abbandono alla musica che sempre accompagna la pratica, si entra in un controllo della mente che potremmo definire “stato zero”.  Le nostre paure e inibizioni sono sotto controllo e scaturisce l’espressione dell’energia creativa, la più grande forza dell’essere umano. Grazie all’energia creativa  si impara  a muovere naturalmente il corpo, giocando con una o più armi contemporaneamente in connessione con la musica,  divenendo canale di comunicazione di ciò che nello Yoga è chiamata “shakti” . L’educazione al controllo dei cinque elementi (Tattwa) e la rinuncia all’abbandonarsi ad essi crearono un sistema educativo di equilibrio, sicurezza e consapevolezza che apportò benefici nella comunicazione e nel commercio, ragion per cui fu adottato quale indispensabile strumento formativo per la gioventù di allora, cosa che è naturalmente valida tutt’oggi.

Le meraviglie della Gatka non finiscono qui, l’arte marziale, coordinata con l’insegnamento del Kundalini Yoga, ha un impatto diretto su chi la prova, generando spesso un grosso desiderio di pratica. Come il Kundalini Yoga, la pratica del Gatka insegna il ritmo del respiro, il controllo del corpo e dello spazio interiore ed esteriore. Le due discipline hanno la stessa radice Si può affermare che Gatka sia un tipo di energia rivolta all’esterno dell’individuo, mentre il Kundalini Yoga sia rivolta al suo interno.  Il paradosso è che il “meditante” dovrebbe avere l’attitudine del “guerriero” e il “guerriero” l’attitudine del “meditante”. Non possiamo non notare la “contaminazione” dei mistici dell’Islam, i Sufi, con i primi Sikh e Guru Nanak in particolare, fondatore del futuro Sikh Dharma. Infatti, il famoso Maestro Sufi, Kabir compare con spesso suoi scritti nel Libro Sacro dei Sikh, il Siri Guru Grant Sahib. Sicuramente il moto rotatorio usato dai mistici Sufi per addivenire a stadi meditativi trascendentali ispirò la ricerca di una altrettanta attitudine meditativa in combattimento e anche nel modo di usare la Spada. L’originalità è stata nel passare dal moto circolare e unidirezionale al moto infinito basato sulla forma dell’otto ripiegato. Questo movimento permette, di fatto, di cambiare in movimento, senza mai interrompere il moto della spada, i piani di attacco e difesa. Si viene così a generare una sorta di sfera intorno al guerriero in cui esso è libero di cambiare obiettivo o funzione. In questo modo il praticante sarà anche libero di usare tutte e due le braccia, muovendosi insieme alla sfera che lo circonda e lo protegge, in tutte le direzioni del piano.Il controllo dello spazio interno ed esterno, e l’utilizzo di tutte le armi, permette al Gatker di affrontare più avversari contemporaneamente, creando un sistema di difesa a 360°.

Il Gatka è stata introdotta in occidente in tempi moderni grazie al Maestro indiano Yogi Bhajan, che insieme al Kundalini Yoga, l’ha promozionata e ha ispirato alla sua pratica come tecnica per il benessere psico-fisico. Altri due uomini, in seguito, hanno contribuito alla conoscenza di questa disciplina; Baba Nihal Singh Khalsa e Guru Shabad Singh Khalsa De Santis. “In un contesto sociale come quello di oggi, dove il sistema nervoso dell’individuo è spinto all’eccesso la Gatka ha un ruolo importante e fondamentale. La gestione delle pressioni a cui siamo sottoposti  la loro elaborazione possono essere trasmutate in una comunicazione di successo – ha sottolineato Guru Shabad Singh Khalsa De Santis -. Il combattimento è quindi una metafora della vita ed in esso si può ritrovare una chiave di lettura originale per migliorare l’esistenza propria e dell’intera collettività.

Conoscere i propri limiti, in battaglia come nella vita di tutti i giorni e cercarli di superarli. Praticare Gatka vuol dire anche imparare a riconoscere e controllare la rabbia e lo stress, come risolvere le proprie difficoltà, prima con il corpo e poi con un atteggiamento morale e psicologico vincente. Grazie al combattimento, si è continuamente stimolati a lavorare sulle proprie debolezze e così ad affrontarle sul campo, per poi superarle in modo pratico e diretto nella vita di tutti i giorni”.  “Gatka è un’arte marziale molto spirituale e per questo – disse il Maestro Yogi Bhajan – ho il piacere che venga divulgata e praticata con questo intendimento. In Essa ci sono gli elementi del Tai-Chi e del Kung-fu e sono sicuro che una volta appresa da alcuni di voi essa esploderà riscuotendo molto successo”.

“Ringrazio con il cuore il mio Maestro Guru Shabad Singh Khalsa De Santis, guardia del corpo del Maestro Yogi Bhajan. Pioniere e Maestro di Gatka in Occidente e Formatore Internazionale di Kundalini Yoga. Presidente dell’ International Gatka Academy.  Ad oggi continua con profonda dedizione l’insegnamento del Gatka e Kundalini Yoga sia in Italia che all’estero.”

Ardas Sadhana Singh

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