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Ecco un argomento filosofico di prima importanza, dato l’impatto psicologico e sociologico del comportamento generale dell’uomo verso gli animali. Non si tratta di dogmatizzare o di fanatizzare, quanto di mettere in evidenza un malessere interiore profondo che porta l’essere umano a comportarsi crudelmente verso gli animali e, per effetto di ritorno, avere dei problemi comportamentali verso i suoi simili e verso se stesso. Tali comportamenti fanno apparire un genere “mostruoso” che esula completamente dalla nobile linea umana, generando sempre più problemi nel contesto sociale. Dunque, spetta all’uomo scegliere se intraprendere la strada della mostruosità o quella della compassione e della dignità.

La causa animale è specularmente anche la causa dell’uomo per il fatto che la sofferenza e gli squilibri del primo risultano dal comportamento e dal pensiero del secondo.

Effettivamente, il maltrattamento delle creature indifese tradisce l’inconsapevolezza di chi è preda di problemi psico-spirituali che gli impediscono la comprensione di squilibri morali diventati una norma, che urge rimettere in discussione.

L’indagine dimostra che la non-attenzione degli uomini verso gli animali alimenta l’esclusione. Quest’ultima si manifesta proprio attraverso l’amore, la simpatia affettiva per il proprio cagnolino, il quale, sicuramente, seguirà in silenzio e accettazione uno stile di vita generato dall’uomo stesso con ignoranza e irresponsabilità. Queste parole, vanno approfondite logicamente mediante un’osservazione critica e pertinente, relativa al parallelismo tra le difficoltà e le paure dell’uomo e quelle, di riflesso, imposte sugli animali.

A questo punto, parlare di non-violenza e di pace diventa banale, soprattutto se la violenza e il terrore rappresentano il background della storia che l’uomo scrive e alimenta a partire dal suo piatto a tavola.

Un punto cruciale dell’argomento si evince dalla necessità di rapportarsi al significato profondo della parola “sviluppo”, che va di pari passo con l’evoluzione morale. Ciò che entra nell’uomo influenza considerevolmente la sua visione, la sua percezione e la sua relazione con la vita, andando ad inserirsi fin nell’intimità del suo corpo e modellando la sua identità. In questo contesto, il vegetarismo è un punto di partenza interessante. L’animale riesce a mettere in evidenza proprio il malessere umano, il malessere di avere un corpo, di essere limitato in funzione dell’immagine che l’uomo ha creato su di sé, in forte contrasto con il mondo animale che insegna l’arte di essere integro, di essere se stesso, nell’autenticità e in sintonia con le leggi che strutturano la vita. Orbene, è molto probabile che tutto ciò che si compie nei confronti degli animali si eserciterà nei confronti dell’uomo, secondo la logica di filosofia del diritto e di una giurisprudenza così come viene insegnata dalle matematiche viventi. In effetti, la scelta dell’uomo, sia essa libera, consapevole, o totalmente incosciente, genererà una conseguenza ad essa associata.

Il diritto all’esistenza non trae la sua origine dall’uomo e la democrazia vale per tutte le specie, così come vale anche per il nostro corpo, il quale non esita a rivendicare ciò di cui ha bisogno e a rifiutare ciò che è disarmonico con la sua natura. La facoltà del pensiero e il pensiero stesso offrono all’uomo la potenzialità di deliberare.

Il ragionamento giusto sarà lo strumento che condurrà l’uomo dalla bestialità e dalla mediocrità alla regalità e alla vera sovranità.

Alain Contaret
Ambasciatore della Cultura essena – Sacerdote e filosofo esseno – Ambasciatore di Pace – Difensore dei Diritti Umani C.N.U.
Responsabile del Collegio Filosofico per la Salvaguardia del Patrimonio mondiale della Saggezza C.N.U.
Autore dei libri “Omaggio agli animali” (Alvorada Edizioni) e Divina Filosofia (Psiche 2 Edizioni)

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