
La ciclicità della vita, il rapporto dell’uomo con l’universo attraverso la simbologia sacra. L’equinozio di primavera, il 21 marzo il risveglio dall’inverno nel suo insieme. La parola equinozio deriva dal latino aequĭnoctĭum, a sua volta proveniente dalla locuzione aequa nox: indica una notte di uguale durata al giorno.
In astronomia, rappresenta quel momento della rivoluzione terrestre intorno al Sole in cui l’astro si trova allo zenit dell’equatore. In questa posizione, i raggi solari cadono in modo perpendicolare all’asse terrestre. L’equinozio ricorre due volte l’anno, a marzo e a settembre del calendario civile. Nel primo caso prende il nome di equinozio di primavera e indica l’inizio dell’omonima stagione, se ci troviamo nell’emisfero boreale.
Nello Yoga in questo specifico momento dell’anno ci sono sequenze di posizioni, pranayama e meditazione che invitano al radicamento, alla forza, oltre che alla purificazione fisica e energetica. Il pranayama che viene eseguito nelle sedute genera un riequilibrio degli emisferi cerebrali, oltre che dei canali energetici profondi. La tecnica nadi shodhana, o “respiro alternato”, purifica le nadi, i canali energetici situati nel corpo sottile e deputati a raccogliere e mettere in circolo il prana. Un’altra tecnica utilissima in questo periodo, che viene utilizzata per creare uno stato armonico, è kapalabhati, detto anche il “respiro del cranio lucente”. Si tratta di uno shuddhi di purificazione del canale o Nadi, principale e centrale, lo Sushumna Nadi.
Da sempre l’equinozio di primavera ha rappresentato un momento molto importante nelle culture antiche. Nell’antica Mesopotamia questa ricorrenza coincideva con la festa del nuovo anno. In Egitto si festeggia Sham el Nessim, festa nazionale che da 4700 anni celebra l’inizio della primavera: è celebrata sia dai musulmani che dai cristiani, e coincide con una festa nazionale.
Nell’antica Grecia l’equinozio di primavera coincideva con le celebrazioni della fertilità attraverso il mito di Persefone, che in primavera ed estate tornerebbe dalla madre Demetra dopo aver soggiornato per gli altri sei mesi dell’anno con in consorte Ade negli inferi.
Anche la religione cristiana conserva un legame con l’equinozio di primavera. Infatti, la Pasqua non cade mai prima del 21 marzo e mai oltre il 25 aprile, consolidando l’idea esoterica del ritorno alla luce anche attraverso la resurrezione del Cristo.
Anche gli antichi Romani veneravano una figura considerata eterna, mai nata, prima fra gli dei: la Grande Madre Cibele. Come tutte le Dee mediterranee e asiatiche era Vergine, ma nel senso antico. Infatti, la vergine non era colei che si asteneva dall’accoppiamento, ma colei che non era sottoposta all’uomo, che non aveva marito. Il mito di Cibele narra di un suo figlio, Attis, che da adulto le divenne paredro, dio il cui culto era legato al suo. Scoperto l’amore tra Attis e una ninfa, Cibele lo fece impazzire tanto da portarlo ad evirarsi. Dal sangue caduto nacquero delle viole. Cibele impedì al corpo di Attis di imputridire, permise ai suoi capelli di crescere e seppellì i genitali nel terreno, in modo da trasformarlo in Dio della vegetazione, che ogni anno muore e resuscita. I due Dei vennero celebrati fino al III-IV secolo d.C. nei giorni attorno all’equinozio di primavera.