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Nella tradizione dello yoga, il rito della pratica non è solo un’abitudine, ma un’occasione per dare profondità e significato alle azioni di ogni giorno. Praticando yoga con costanza, sviluppiamo una maggiore consapevolezza del vivere quotidiano. È così che il rito della pratica può diventare un atto ‘sacro’ nel senso più personale e autentico del termine.

Sul tappetino impariamo lezioni preziose che ci accompagnano anche oltre la durata della pratica: flessibilità nell’approcciarsi agli accadimenti, compresi quelli che non possiamo controllare; forza nell’affrontare situazioni difficili; ed equilibrio per navigare le tempeste emotive che a volte la vita ci pone davanti.

Il tappetino come luogo di rituale

Ma cos’è che rende la pratica yoga un vero e proprio rito? Io non credo si tratti solo di dettagli esteriori, come ad esempio bruciare incenso, o smorzare le luci, mettere la musica di sottofondo, o altro ancora. A mio avviso la pratica quotidiana si trasforma in rito quando ci dedichiamo a essa con consapevolezza e apertura, trasformando ogni movimento in un dialogo profondo con noi stessi.

Ogni giorno stendiamo il tappetino, magari sempre nello stesso angolo della stanza che abbiamo scelto per la pratica, un gesto che, se vogliamo, diventa parte del rito. È un gesto semplice ma potente, come se con quel gesto attraversassimo una soglia simbolica, richiamando a noi stessi che stiamo per intraprendere un viaggio interiore. Con quel semplice gesto, ci ricordiamo che siamo molto più dei nostri pensieri, delle nostre emozioni o delle sfide quotidiane.

Sul tappetino torniamo alla nostra essenza, il corpo diventa uno dei nostri strumenti di esplorazione, il respiro ci fa da guida, e la mente si quieta per dare spazio alla nostra verità interiore.

Lo yoga come ponte tra l’interiore e l’esteriore

Nella filosofia yogica, l’idea del rito è strettamente connessa al concetto di Sadhana, la disciplina spirituale. È nel Sadhana che troviamo il cuore del rito quotidiano: un impegno che prendiamo con noi stessi, un atto ripetuto con costanza e devozione per nutrire la connessione tra corpo, mente e spirito. Non è un esercizio fine a sé stesso, ma un mezzo per avvicinarci alla nostra essenza, per coltivare equilibrio, compassione e chiarezza.

Il valore del rito sta nel suo potere di ricordarci chi siamo realmente, anche nelle giornate più caotiche. Attraverso lo yoga, impariamo a portare questa presenza interiore nel mondo esterno. L’attenzione che dedichiamo al nostro respiro sul tappetino può tradursi in pazienza nelle relazioni. La stabilità e l’equilibrio che sperimentiamo in una posizione come quella dell’albero (Vrksasana) ci insegna che l’equilibrio fisico è uno specchio di quello interiore: entrambi richiedono concentrazione, stabilità e un centro ben radicato.

Lo yoga quotidiano: gesto piccolo ma potente

Non è importante la durata della pratica: non sono necessarie lunghe sessioni giornaliere di yoga per trasformare la pratica in un rito quotidiano. Anche pochi minuti, vissuti con piena presenza e consapevolezza, possono bastare per stabilire una connessione profonda con il momento presente e con la propria essenza. Potrebbero bastare anche solo 3 cicli di Saluto al Sole (Surya Namaskara) per iniziare la giornata risvegliare il corpo e focalizzare la mente: pochi movimenti ripetuti, legati ad inspiri ed espiri profondi e consapevoli. Oppure, potremmo dedicare qualche minuto alla pratica di un semplice pranayama equilibrante, come Nadi Shodhana, la respirazione a narici alternate che purifica i canali energetici contribuendo a bilanciare il flusso di energia (Prana) nel nostro corpo.

La cosa fondamentale è scegliere una pratica che ci risuoni, che si adatti al nostro stato fisico ed emotivo del momento. Più che la durata, ciò che conta è l’intenzione con cui ci dedichiamo a quell’atto, fino a farlo diventare un rituale quotidiano di cui sentiamo di non poter fare a meno.

Un invito alla riflessione

Come possiamo vivere ogni giorno in modo che ogni azione, non solo la pratica yoga, diventi parte del nostro rito celebrativo alla vita? Forse, la risposta risiede nell’allenare la nostra capacità di rallentare, di ascoltare e ascoltarci, e di celebrare il presente, ogni momento, accogliendo quello che la vita ci presenta. Non è tanto cosa facciamo, ma come lo facciamo. Anche preparare un caffè o camminare verso il luogo di lavoro possono trasformarsi in riti quotidiani, se vissuti con consapevolezza.

Il tappetino, dunque, può aprirci a un modo nuovo di sperimentare la quotidianità. È il luogo dove impariamo a prenderci cura di noi stessi, ma il vero rito inizia quando portiamo quella consapevolezza nella nostra giornata, ricordando che ogni respiro è un’opportunità per tornare a casa, nel qui e ora.

E tu, come scegli di onorare la tua giornata oggi? Come decidi di vivere il tuo rito quotidiano? Forse anche per te il tuo rito inizia sul tappetino, ma la sua vera forza risiede nel modo in cui ti accompagna in ogni gesto e respiro del tuo quotidiano.

Antonella Capizzi

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One thought on “Oltre la pratica, un modo di essere

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