La parola “yoga” deriva dal sanscrito, antica lingua indeuropea diffusa in India dal X sec. a.c., letteralmente significa “unione”, inteso come legame uomo-divinità oppure corpo-mente. Potremmo dire che uno dei fini raggiungibili attraverso la pratica sia l’equilibrio tra questi due poli. Tuttavia, come praticante e come insegnante mi sono spesso confrontata con il benessere, per l’intero stato psicofisico (di qui l’“unione”), raggiungibile proprio quando, attraverso specifiche pratiche, riusciamo a trascendere la mente e ad abbandonarci, senza opporre resistenza, godendo del qui e ora.
La chiave di tutto è: lasciar andare. Lasciar andare i pensieri, le preoccupazioni su eventi passati, le ansie sul futuro, l’ego.
Come dicevo, esistono specifiche pratiche che ci possono supportare in questo processo, in particolare vorrei spendere alcune parole sulla pratica di Yoga Nidra, letteralmente “yoga del sonno”. In realtà, non bisogna farsi ingannare dalla traduzione letterale. Infatti, se da una parte è vero che si tratta di una pratica utile per raggiungere un rilassamento profondo che può aiutare anche nei casi di problemi legati all’insonnia (si dice che un’ora di Yoga Nidra corrisponda a quattro ore di sonno, in termini di riposo, fisico e mentale); dall’altra è invece vero che il fine ultimo di questa pratica sia il raggiungimento di uno stato di dormiveglia in cui, mentre i muscoli si rilassano, la mente rimane vigile e aperta, libera da qualsiasi altro condizionamento, pronta ad apprendere nuovi insegnamenti.
La pratica, di per sé, è piuttosto semplice (che non vuol dire facile) e si svolge stando sdraiati, in savasana (ma può essere eseguita anche a letto, se quello che si vuole ottenere è un avvicinamento ad un sonno ristoratore). A questo punto, si seguono le istruzioni di una voce guida. Si inizia cominciando a prendere consapevolezza del proprio corpo; attraverso step ben precisi, si esegue un approfondito body scan, il cui effetto è quello di condurci ad un totale rilassamento di tutti i muscoli e preludere, via via, al rilasciamento delle resistenze mentali. La mente si alleggerisce di tutte le tensioni della giornata, abbandona lentamente tutti i suoi blocchi. Attraverso visualizzazioni mirate, parte integrante di questa potente pratica, possiamo addirittura predisporre il nostro cervello ad abbandonare abitudini nocive per abbracciarne nuove, più salutari, gettare le basi per creare nuovi percorsi neurali. Possiamo visualizzare una nuova versione di noi stessi, magari in un contesto lavorativo migliore o all’interno di relazioni sociali più sane di quelle attuali o qualsiasi altra cosa desideriamo migliorare nella nostra vita. Un elemento cruciale, all’interno di questa pratica, è dato dall’utilizzo del Sankalpa, letteralmente “proposito”, “desiderio” o, in modo più specifico, “intenzione” che si traduce nella convinzione di poter realizzare ciò che la mente si prefigge. Ricordiamoci sempre che, dove va la nostra attenzione, lì si direziona anche la nostra azione. Il Sankalpa viene utilizzato all’inizio e alla fine della pratica di Yoga Nidra, chiedendo al praticante di formularlo inizialmente e di rafforzarlo, verso la conclusione, proprio in virtù dei benefìci raggiunti grazie alla pratica. Il corpo è leggero, la mente è sgombra e presente, radicata nel qui ed ora e pronta a convogliare la volontà in una precisa direzione.
La potenza dello Yoga Nidra è tutta qui, nel riuscire a trascendere i confini della mente impantanata nelle sabbie mobili del quotidiano per elevarla ad una dimensione “altra”, lasciando finalmente spazio al fiorire del vero Sé.
Namastè,
Marina Buccali