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Quando si parla di Yoga inevitabilmente si parla di “mente” e di “cessazione dei flutti di pensiero” (yogaśh chitta-vṛtti-nirodhaḥ). In maniera anche ripetitiva non facciamo che rimettere l’attenzione, con studenti o nella pratica, nel controllo delle proiezioni mentali! Ma cosa sono queste proiezioni mentali, fisiologicamente e quindi perché vanno contenute?

Le proiezioni mentali sono reazioni coscienti della mente, che nascono sempre da uno stimolo emotivo.
I cosiddetti Samskara, ovvero oggetti di memoria ai quali reagiamo in modo anche istantaneo e che condizionano ovviamente le immagini e i pensieri che andrò a costruire immediatamente dopo.

Se dico “cane” la parola cane non sarà mai solamente “cane” per ognuno di voi, ma sarà sempre associata ad un’immagine (Rupa) o ad un pensiero, perché c’è una emozione di fondo legata ai ricordi mnemonici o sensoriali di quell’esperienza.

Nel nostro cervello avviene fisiologicamente una percezione del proprio sé (interno), una percezione del proprio corpo totale (esterno e interno) e una percezione dell’esterno (ambiente).

La coscienza, secondo le neuroscienze, si forma nella triangolazione tra la percezione del sè interno, l’esperienza dell’intero corpo fisico e la sua relazione con l’ambiente circostante.

Lo squilibrio nella relazione fra questi tre elementi porta a psicopatologia.
Non siamo solo frutto di un DNA ma anche fenomenologia delle relazioni di: “sè + esperienza ambientale + tempo”.

La coscienza è quindi forse il frutto del rapporto mente – mondo esterno? Si.

Attraverso le esperienze e le risposte agli stimoli spazio temporali esterni, io costruisco il mio sé.

Un sè in squilibrio nella sua relazione col mondo, porta a introversione al proprio mondo interiore (depressione) o ad una estroversione eccessiva al mondo esterno a scapito del mondo interno (sviluppo maniacale, esaltazione, narcisismo).

Ogni qual volta voglio intervenire con la pratica dello Yoga e della meditazione per arginare le fluttuazioni eccessive della mente o le sue disfunzioni, nei limiti di ciò che possiamo ovviamente fare, devo intervenire in quel sistema ghiandolare e neuronale dove si formano queste triangolazioni della coscienza.

L’intelletto è infatti una funzione della mente, e la coscienza risiede nell’intelletto.

L’origine della mia coscienza è fisica.

La coscienza come sede dell’intelletto è quindi forse, una complessa risposta agli stimoli esterni ed interni… Una reazione.

La Coscienza è forse, una reazione?

Si. La coscienza è una reazione neuronale.

La pratica, nel medio e lungo periodo, permette di sviluppare alcune ghiandole del cervello e al contempo rendere meno reattive altre zone di esso.

Ad esempio il cervello rettile, antico e istintivo, nel quale siamo ancora come lucertole e dal quale parte l’istinto attacco/fuga, viene reso meno reattivo nel tempo.

Di conseguenza nell’amigdala viene ridotta la sua attività.

L’amigdala ricordiamo che ha il ruolo di attribuire un significato emotivo a informazioni di stimoli provenienti dal mondo esterno, dall’interno del corpo e dal cervello, come pensieri e ricordi. E non c’è alcuna distinzione tra stimolazione “reale” esterna e “immaginata” interna, nell’evocare emozioni e segnali efferenti (basta appunto la parola “cane” senza realmente vederlo).

Altre zone del cervello, come l’ippocampo nel lobo temporale, ha il ruolo di mantenere la memoria.
Ciò che accade è che esso di “espande” e funziona quindi meglio, permettendo una visione interna delle cose più ampia (cosi “cane” significherà anche tante altre cose e non più una sola e prevalente accezione).

I due emisferi si bilanciano, bilanciando così tutto il nostro carattere che dipende dal funzionamento dei due lobi frontali nella neurocortex, pertanto anche il carattere avrà delle modifiche (si diventa verbalmente meno reattivi e si sviluppa una capacità di pensiero laterale e onnicomprensiva, ovvero l’intuito, che ha sede anche nel lobo frontale nella ghiandola pituitaria).

Aumenta l’insula, la membrana che collega e unisce neurologicamente i due emisferi.

Al centro del nostro cervello, importanti modifiche avvengono nel talamo.
Il talamo è una struttura devota a numerose funzioni, come la regolazione degli impulsi sensitivi e motori, della coscienza intesa come risposta volontaria agli stimoli, del sonno e della veglia. Il talamo ha connessioni sia con la corteccia cerebrale che con il midollo spinale ed il cervelletto quindi è il guardiano di tutto il nostro essere.

Lo yoga migliora gli stati di ansia, rabbia, esaltazione, depressione e tutti quindi i pensieri e le sensazioni elaborate a partire dalla risposta sensoriale a queste emozioni primarie.

Queste alterazioni mentali sono state studiate, Patanjali, Gorakhnath e non solo avevano quindi compreso cosa accade nel cervello durante la pratica nel tempo.

I ricercatori della Boston University School of Medicine , ad esempio per citarne uno, hanno studiato gli effetti di due settimane di yoga sui livelli neurotrasmettitori Gaba nell’area talamo e hanno messo a confronto questa pratica con camminate della stessa durata: È stato dimostrato che lo yoga migliora l’ansia e l’umore più di una camminata.

Lo yoga è realmente in grado di cambiare sensibilmente i livelli delle sostanze chimiche in circolo nel nostro cervello e nel nostro organismo. Dal Gaba ad altri neurotrasmettitori e altri ormoni e sostanze chimiche, oltre ad un abbassamento importante del cortisolo in eccesso.

Tali sostanze regolano molte funzioni corporee tra cui il dolore fisico, il peso, il sonno, l’umore e la concentrazione, l’ansia.
E ovviamente, le prestazioni sportive.

Uno studio di Harvard ha rilevato che bastano 8 settimane di meditazione per far sviluppare le aree del cervello legate alla riflessione su di sé, alla regolazione emozionale, all’apprendimento, alla memoria, all’attenzione, all’empatia, alla compassione (come dicevo sopra quindi, l’asse limbico talamo e ipotalamo, la neurocortex) e ha dimostrato che, nello stesso periodo di tempo, le aree legate all’ansia, alla paura, allo stress e alla reattività emotiva rimpicciolivano (cervelletto).

Tutto questo è possibile perché il cervello, con i suoi miliardi di neuroni e di connessioni neuronali, emette delle frequenze come qualsiasi elemento organico e inorganico.
Le frequenze del cervello dipendono dall’attività in corso.

Chi sono frequenze dannose ed altre benefiche che portano ad una armonizzazione di tutto il sistema ghiandolare, endocrino, neuronale.

Gli Asana o i Mantra rigenerano le cellule del corpo e stimolano il cervello a emettere le onde Alfa, portando l’individuo a vivere uno stato mentale estremamente lucido e al contempo riposato.

Questo è l’effetto dello “Yoga che va oltre la mente”, grazie alla capacità dello Yoga di bilanciare tutte le sue funzioni cognitive e neuronali per predisporre una frequenza di guarigione e di miglioramento delle proprie capacità cognitive e comportamentali.

Attraverso la pratica si alterano e si rendono più acuti i propri sensi, diventano essi in grado di percepire anche le minime variazioni attorno a noi stimolando la facoltà dell’intuito.

I sensi portano a risposte emotive meno dirette e con un ricordo più ampio della realtà, pertanto si altera la percezione della realtà intorno a noi che diventa più ampia e più lucida.

Si silenzia quindi il chiacchiericcio interiore per arrivare a intuizioni più rapide e più chiare, meno emotive e più oneste su ciò che accade.

Tutto ciò che avviene durante la pratica nel tempo, e con la costanza, è quindi un riequilibrare i due emisferi del cervello e le ghiandole annesse per ristabilire una corretta emissione chimica delle sostanze endocrine, per sviluppare le migliori capacità cognitive e comportamentali cui il nostro cervello può attingere.

Questo porta il praticante Sadhaka ad un migliore approccio alla propria realtà, ad una percezione più sana e corretta di ciò che avviene all’interno e all’esterno di sé, e quindi ad una risposta sensoriale e comportamentale più efficiente ed efficace.

Lo Yoga forse ci fa superare le difficoltà e i limiti della mente per portare ad una super mente che controlla la mente, cioè una super coscienza che amplia ed espande la precedente “piccola” coscienza ristretta del quotidiano.

Lo Yoga non può fare a meno della mente perché la mente è anche ciò che governa il nostro essere, forse non c’è separazione tra coscienza e anima finché abito questo corpo.

E la mia coscienza si espande a tutto l’intero corpo, e ovviamente ai miei vari corpi energetici e spirituali che sviluppo attraverso la pratica aumentando appunto le percezioni e le capacità cognitive e sensoriali.

Posso sentire e posso vedere ciò che prima non riuscivo a percepire.
Quale percentuale sviluppiamo delle abilità del nostro cervello? Non ne ho idea.

Probabilmente in quel momento stiamo sviluppando tutte le potenzialità del nostro cervello, ma mano a mano che le ampliamo, scopriamo di abilitare delle connessioni neuronali in più.

Lo Yoga sviluppa, amplia, corregge, ed esalta tutte le potenzialità che il nostro cervello, quindi la nostra mente e di conseguenza l’intelletto che è una sua funzione, per portarci ad uno stato di visione reale, di coscienza lucida e di consapevolezza ben più vasto di quando avevamo iniziato la pratica del primo periodo.

Questo credo, che significhi andare oltre la mente.
Sviluppare le sue abilità per accedere ad uno stadio successivo che le espande, e ti porta ad un nuovo livello di conoscenza.

Studiando la mente attraverso la mente, non sarà facile nel tempo, studiare tutti questi processi, la neurologia di sta applicando da anni con importanti scoperte in merito alla relazione tra yoga e cervello.

Carolina Paoletti (Amar Devi Kaur)

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