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Yoginī: Donne, Maestre, iniziatrici

Yoginī non è solo la forma femminile di yogin, lett. “colui che pratica lo yoga”, che significa dunque “praticante di yoga di sesso femminile”, ma questa figura possiede un significato simbolico complesso e molto importante per ogni lignaggio tantrico, che si radica nell’antichità, affondando le sue radici nel mito e incamerando persino componenti tribali.

La stretta connessione con lo yoga e l’esecuzione di asana contorte, non è un elemento sufficiente per definirsi yoginī, poichè mancano le caratteristiche principali di queste antiche Maestre e donne iniziatrici.

Infatti, le tracce di un’antica saggezza femminile, origine delle pratiche yoga, possono essere letti nelle sacre scritture, nelle biografie dei maestri e nelle tecniche dello yoga.

Abhinavagupta nel Tantraloka, definisce se stesso yoginībhū, generato da una yoginī e la sua dottrina, kaula (la via dei siddha) proviene dagli insegnamenti di una donna, la “Figlia di Triambaka” identificabile con Uṣā, detta signora dell’Alba, Figlia del Cielo o Danzatrice del Cielo.

Queste indomite Maestre mostrano di godere di ogni forma di libertà e sono dotate di poteri magici (Siddhi).

Le yoginī sono divinità peculiari del Tantrismo, un insieme di correnti religiose, in parte eterodosse, sviluppatesi soprattutto a partire dal IV-V secolo d. C. in tutto il sub-continente indiano e inglobanti talvolta anche elementi appartenenti alle tradizioni tribali.

In alcuni culti tantrici , per esempio, lo yoginī-tantra, del XIV sec. d. C. circa, le yoginī erano donne o sacerdotesse, chiamate con numerosi epiteti (yoginī, śakinī, mātṛīkā o yogeśvarī), che incarnavano le divinità femminili, elevandole così allo status di dee in terra.

Si presume che l’origine delle yoginī sia in piccoli villaggi rurali, poichè erano considerate le dee guardiane (Grama Devata), dei villaggi isolati sparsi in tutta l’antica India. Sono menzionate nello Skanda Purana come yoginī , dakini, shakti o bhairavi.

Il termine yoginī, come usato nel Chandi Purana, si riferiva alla forma di Devi, la Dea Suprema.
Yoginī significa inoltre, “potere di unione” o “il potere che facilita l’unione”. Nella visione tantrica, le yogini sono descritte come dee della fertilità e sono innumerevoli: alcune yogini sono benevole mentre altre, feroci, alcune governano le nostre tendenze Tamas mentre altre quelle Rajas o Sattva. Esse creano una condizione, sia dentro che fuori di noi, che favorisce la ricerca di una realizzazione della nostra vera natura. Queste forze prevalenti influenzano i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni, le nostre simpatie e le nostre antipatie e sono ispirate da esse, poichè offuscano la nostra coscienza e allo stesso tempo la chiariscono.
Le yoginī erano considerate manifestazioni umane della Dea e possedevano un ruolo sociale talmente importante da essere organizzate in particolari sette iniziatiche (kaula, lett. “clan”, “famiglia”), in cui i poteri venivano trasmessi da Guru Ma agli allievi.

Nella via Kaula e Shakta, solo le donne risvegliate in terra chiamate yoginī potevano effettuare riti iniziatici e donare la Shakti path ed erano in grado di provocare un’esperienza diretta della realtà, con un gesto o una parola indirizzati con precisione.

Queste figure femminili, con l’esuberanza del loro atteggiamento passionale e libero, trasmettono u n senso di profonda maestria e potere spirituale.

I Rituali delle Yoginī

I rituali fondamenti dell’adorazione delle yoginī è di origine tantrica con forti relazioni con le tradizioni rurali e tribali dell’epoca, che si discostano dalle pratiche brahmaniche ortodosse.

Ciascuna yoginī era vista come una parte diversa del corpo della Devi ed era in grado di conferire poteri magici ai loro adoratori e conferire saggezza (vidya), considerati senza rivali e senza eguali. Alcune delle Siddhi (poteri sovrannaturali) donate da queste Dee guardiane sono:

  • anima (la capacità di diventare molto piccola)
  • laghima (il potere di levitare e di poter lasciare il proprio corpo a piacimento)
  • garima (il potere di diventare molto pesante)
  • mahima (il potere di diventare di grandi dimensioni)
  • istiva (il potere di controllare il corpo e la mente di se stessi e degli altri)
  • parakamya (il potere di far eseguire agli altri i propri ordini)
  • vasitva (il potere di controllare i cinque elementi),
  • kamavasayitva (il potere di poter soddisfare tutti i tuoi desideri).

L’obiettivo del culto era ottenere poteri soprannaturali. I devoti si consideravano servitori della Madre Divina. I rituali erano di natura devozionale, legati al tantrismo dove il focus centrale di adorazione era Bhairavi, Kali e Shiva Bhairava, che permetteva di incanalare le energie distruttive delle Devi con un fine divino.

IL NUMERO 64

Nel corso degli anni, queste Dee dei villaggi si trasformarono gradualmente e si fusero in potenti raggruppamenti con variazioni numeriche da testo a testo. Presentate come un gruppo di dee guerriere, ci sono pochissimi riferimenti alle yoginī sole. Il numero otto è considerato propizio e ha un grande potere nella religione indù. Poiché il quadrato di otto, sessantaquattro, ha ancora più potere ed è eccezionalmente propizio nella letteratura tantrica. Quando le yoginī sono divise in gruppi di otto, di solito sono associati a una divinità specifica direttamente correlata ai loro attributi e poteri soprannaturali.

Uno sguardo all’antica tradizione tantrica rivela una sacralità trasferita al numero otto – le otto facoltà madri (tattva) dell’Universo manifesto, le otto direzioni con quattro punti cardinali e quattro intermedi (digbandah), gli otto poteri yogici miracolosi (ashta siddhi), otto “membra”, dello Yoga (ashtanga), otto forme della Madre Divina (ashta matrika), sono solo alcuni esempi.

Il numero 64 sono anche le correnti o il vento (Vata) del corpo umano come tendenza improduttiva. Il 64 ha anche il suo uso mistico nei rituali tantrici e nella numerologia per ottenere poteri magici.
Una rappresentazione delle sessantaquattro yoginī si trova nell’antico Khechari Yantra con ciascuno dei suoi sessantaquattro petali che rappresenta una yoginī. Le sessantaquattro tecniche e pratiche (kriya), di trance e trasformazione, si riferiscono alle energie yoginī presenti nella natura, che interagiscono tutte insieme per produrre crescita spirituale quando è disponibile il catalizzatore appropriato: il loro scopo è togliere le anime dall’illusione. Questo è esattamente il significato sia dei sessantaquattro esagrammi visti nella tradizione taoista, che delle sessantaquattro yoginī della tradizione tantrica Shakta. Si dice che la stessa letteratura tantrica sia composta da sessantaquattro libri spirituali, chiamati anche Tantra. In questo senso, la parola tantra trasmette il significato di “manoscritti canonici”.
Riferimenti comparabili nella letteratura classica includono i sessantaquattro poteri paranormali indotti dallo yoga (siddhi), le sessantaquattro divisioni delle arti (kalas) e, all’interno dell’antica tradizione Saiva Siddhanta, i sessantaquattro santi (nayanar). Ci sono anche sessantaquattro forme di Bhairava, sessantaquattro mudra, nonché sessantaquattro siddha, oltre ai 18 Maha Siddha.
Questo numero sacro è strettamente connesso al potere e alla vita stessa. Nel classico indiano Mahabharata, il Signore Krishna scoccò sessantaquattro frecce sul campo di battaglia e in un’altra battaglia l’armatura di Bhishma fu perforata sessantaquattro volte.

Ancora più importante, le sessantaquattro yoginī sono considerate emanazioni fondamentali della grande Dea Kali, con diversi aspetti della creazione, con personalità molto distinte e che offrono portali verso un’immensa e magica consapevolezza.

Kali è in tutte le forme. La sua sessantaquattresima yoginī Namavali, diventa un’estensione della sua personalità cosmica e conferisce infinite possibilità al sadhaka.

YOGINI NELLA TRADIZIONE INDIANA

Le yoginī sono spesso associate ad un senso di paura e soggezione a causa delle loro espressioni demoniache e terrificanti, attributi oscuri e caratteristiche tribali.
I testi antichi descrivono l’iconografia delle yoginī dotate di teste di creature volanti come: pappagalli, falchi, pavoni, aquile, piccioni e gufi, oppure con caratteristiche di altri animali come la rana, l’elefante, lo sciacallo, la capra, il bue, il gatto, tigre, cavallo e serpente. Oltre ad avere le qualità degli uccelli e di altri animali, le yoginī apparivano con la testa mozzata nelle mani o cadute ai loro piedi. In una storia raccontata nel Padna Purana, le yoginī furono chiamate dal Signore Shiva a consumare cumuli di carne dalla testa di un demone che aveva ucciso. Questa storia descriveva come si rallegravano dopo aver mangiato la carne e bevuto il sangue del demone. Esse erano dotate di corpi massicci, numerose braccia (di solito tra 4 e 8) e con lunghe zanne affilate.

Esistono quattro tradizioni principali che riguardano il culto degli yoginī, dalle loro origini tribali alle credenze ortodosse. Tutte e quattro le tradizioni ruotano attorno all’ipotesi che le yoginī fossero divinità minori che in seguito ascesero a Dee maggiori.

La PRIMA TRADIZIONE – Le yoginī venivano viste come aspetti della Devi o della Grande Dea. Esse erano formate da diverse parti della Devi, tra cui: la sua voce, il sudore, l’ombelico, la fronte, le guance, le labbra, le orecchie, gli arti, le unghie dei piedi, il grembo e la sua rabbia.

La SECONDA TRADIZIONE – Le yoginī erano divinità assistenti della Grande Dea. Si pensa che questa tradizione si sia sviluppata dalla precedente tradizione di Shiva e dei suoi assistenti gana.

La TERZA TRADIZIONE – si concentra sulle yoginī come accoliti della Grande Dea: le matrika. Questa tradizione descrive le yoginī come nate da otto madri e formate in otto gruppi.

La QUARTA TRADIZIONE – è incentrata sul pensiero delle yoginī come protettrici della dea dei Kaula. Attraverso l’esame accurato di numerosi testi tantrici, il culto della yoginī venne associato a uno specifico lignaggio tantrico chiamato Kaula.

CULTO TANTRICO DELLE YOGINI

Nel culto yoginī, il simbolo tantrico è un chakra con 64 raggi in una ruota. Ogni raggio rappresenta una forma della yoginī e della Devi. Nel sistema tantrico buddista Kalachakra, il chakra dell’ombelico o Ruota dell’Emanazione, i 64 canali sono le 64 dee del Mandala della Parola.
Bhairavi viene sperimentata nella Sua forma irata in una pratica conosciuta come Bhairava Chakra. Nel 9° capitolo del Kaulajnana Nirnaya presenta il sistema degli 8 chakra affermando che le 64 yogini sono Kama-rupa. Ciò significa la “forma del desiderio”, un modo di riferirsi a questa realtà in cui le forme nascono dal desiderio.
Meditando su ciascuno dei 64 petali, si induce la yogini residente a concedere un vantaggio sotto forma di siddhi (maestria). Nella tradizione Kaula, i segreti della perfezione corporea risiedono nelle matrici complesse di 64 volte con sadhana o il rituale che coinvolge le 5 M: Matsya – pesce, Mamsa – carne, Mudra – grano arrostito, Madya – bevanda alcolica e Maithuna – rapporto sessuale. Il Maithuna è solitamente citato erroneamente; così il Tantra viene erroneamente attribuito alla magia nera.

LE DAKINI TIBETANE: Le Danzatrici del Cielo

Dakini è un termine usato per descrivere una “danzatrice del cielo”, una messaggera o un’assistente con abilità soprannaturali che pratica varie forme di tantra segreti. Il termine Dakini è ancora conservato nella tradizione buddista e si riferisce alla maga, alla strega.

Nel Tantrismo tibetano la donna era considerata l’incarnazione della bellezza, della sensualità e della vitalità amorosa, allo stesso tempo guardiano del potenziale creatore.

Le dakini, “Coloro che danzano nel cielo” , sono importanti figure femminili che compaiono nella spiritualità orientale e nel Tantrismo tibetano.

Le dakini hanno la dote di trasmettere gli insegnamenti necessari per raggiungere l’illuminazione durante la vita terrena, e precisamente proprio attraverso l’esperienza umana.

Le dakini rappresentano un particolare tipo di energia, presente in ogni essere umano, a prescindere dal sesso.

Una dakini è danza, Energia spirituale in movimento del mondo che percepiamo. Il movimento dell’energia nello spazio, la pura potenzialità di tutte le possibili manifestazioni. Il loro muoversi, veloce, rapido, incandescente, rappresenta i movimenti dei pensieri che emergono spontaneamente dalla mente. L’energia è in continua trasformazione, e le dakini rappresentano il percorso di trasformazione del praticante spirituale. L’energia delle emozioni negative (klesha), cioè veleni, si trasformano in energia luminosa di conoscenza illuminata, conoscenza spirituale (jnana ye-shes). Come manifestazioni di illuminazione di un Buddha, trascendono l’esistenza del samsara. Le dakini rappresentano anche la saggezza (prajna) e non solo l’energia (shakti).

Esse hanno la dote di trasmettere gli insegnamenti necessari per raggiungere l’illuminazione durante la vita terrena, e precisamente proprio attraverso l’esperienza umana.

In una recente traduzione della vita della yogini tibetana Yeshe Tsogyal, si afferma che la yogini e il suo giovane compagno (scelto per lei dal guru Padmasambhava) “si ritirarono in una grotta che nessuno aveva mai scoperto prima (conosciuta attualmente come ‘la grotta segreta di Tsogyal’), e lì, per sette mesi, si dedicarono alla coltivazione delle quattro felicità”. Questa intensa pratica di Yoga tantrico, che comprendeva la sessualità come suo fondamento, le permise di sviluppare potenti siddhi. “Tsogyal poteva attraversare ogni sorta di oggetti, e il suo corpo non fu più assoggettato all’invecchiamento, alla malattia e alla decadenza.”. Più tardi, ella si dedicò a diverse pratiche ascetiche solitarie al fine di sviluppare ulteriormente la sua consapevolezza spirituale attraverso la generazione di tejas (calore interiore o psichico), stabilizzando le doti ottenute con lo Yoga.

Le dakini ispirano profondamente coloro che sono nel cammino spirituale, oltre ad essere esempi femminili di integrità, fermezza, coraggio e protezione di tutte le creature viventi.

YOGINI MANDIR

Tutti i sessantaquattro templi delle yoginī sono aperti verso il cielo e sono costruiti in modo circolare, come se le yoginī sedessero nei propri circoli osservando i rituali come un gruppo di donne sacre. Non esiste un singolo tempio yoginī con sessantaquattro divinità identiche ad un altro. Ogni tempio è sorprendentemente unico in cui ogni yoginī ha la propria rientranza o sede individuale e tutte le yoginī sono rivolte verso il centro del tempio.

Ci sono cinque templi yoginī nella sacra India che hanno resistito ai secoli. Tutti hanno subito danni sostanziali, ma in ognuno di essi rimane l’energia originaria prodotta dalle potenti pratiche del tantra. Ogni tempio delle yoginī in India ha un gruppo shakti unico.

La sadhana della yoginī coinvolge molti aspetti ma un principio fondamentale è che nel lignaggio Shakta, ciascuna delle sessantaquattro yoginī è venerata come il proprio partner sessuale. Shiva diventa la forma chiave di devozione per la Shakti. Se unita ai sessantaquattro kriya tantrici ed eseguita con elevata consapevolezza, la pratica porta ad un aumento sostanziale dell’energia aurica e ad esperienze di beatitudine interiore. Le tecniche possono essere apprese solo da un Guru o una Guru Ma della tradizione tantrica Shakta.

DONNE E YOGINI CONTEMPORANEE

Nei tempi antichi le donne non erano mai legate ad un solo uomo,non era eccezionale che una donna prendesse più di un compagno, anzi era quasi la regola nell’età dell’oro (Satya Yuga). Solo gli uomini più onesti potevano pensare di condividere la loro donna con altri, non era cosa da tutti, solo i cuori più puri potevano farlo.

In epoca più tarda, il rishi Swetaketu, figlio di Uddalaka, obbligò le donne a sposare gli uomini in matrimonio causando così forse la più grande degenerazione dello spirito umano. Le donne persero cosi la loro libertà, diventando inafferrabili e portatrici di molti segreti.

Le origini dello Yoga giacciono nelle antiche organizzazioni matriarcali che ammettevano e incoraggiavano il flusso libero e spontaneo dell’energia kundalini attraverso il gruppo delle donne attraverso l’intera comunità. Il momento del flusso mestruale, del parto, la pratica della guarigione e il momento della morte erano sostenuti da rituali caratterizzati dalla trance, dalla danza e da una forma istintiva di estasi condotte da donne. In questo modo, la malattia veniva eliminata dalla comunità attraverso il rito e la fertilità (delle donne, degli animali e dei rituali) era potenziata e magicamente sostenuta dal semplice godimento dell’estasi biologica della vita sulla Terra.

Nell’epoca contemporanea le donne di oggi praticano lo yoga tantrico, invocano le antiche forze archetipiche utilizzate dalle yoginī, dalle dakini e dalle altre antiche praticanti e ascete. ci sono vie naturali, biologiche per accedere e sperimentare il potere yogico delle nostre sorelle antenate.

Tutte le donne possono contattare le potenti energie yogiche, restando fedeli ai nostri processi biologici piuttosto che consegnarli all’establishment medico come impone la società.

L’intervento medico spesso rende vani quei processi naturali che coinvolgerebbero lo spontaneo risveglio della kundalini.

Il contatto diretto con le funzioni del parto, del sanguinamento, della menopausa e della guarigione naturale, invoca forti energie vibrazionali ad entrare nei nostri corpi ed esercitare la loro secolare attività di estasi.

Coloro che assistono ad un parto naturale in casa hanno l’opportunità di sperimentare la natura contagiosa della potente energia shakti-kundalini che si genera nel momento del parto.

Le esperienze di risveglio spontaneo o estasi nelle moderne pratiche dello Yoga sono sempre più rare. Proprio come l’evento del parto, in Occidente, che si è trasferito dalle case agli ospedali, trasformando così la sua natura originale e istintiva in qualcosa che deve essere monitorato, sterilizzato e tenuto sotto un certo decoroso controllo, così lo Yoga è fuoriuscito dai templi ed è entrato nelle palestre. Questa dislocazione di un’ antica pratica rituale, che prima era tenuta segreta, sacra e spiritualmente vibrante, ha cambiato la natura di ciò che chiamiamo Yoga: un insieme di pratiche e tecniche fisiche che conducono alla guarigione e alla conoscenza del sé autentico, così come un incontro estatico con l’Universo (il “divino”).

Come “scienza” in cui il corpo apre la strada all’illuminazione, alla libertà e alla comprensione compassionevole, lo Yoga è particolarmente rilevante per le donne, le quali, per tutto il corso della storia, sono state equiparate alla creazione della vita. Se non comprendiamo il ruolo centrale delle donne nello sviluppo dello Yoga, così come esso è attualmente articolato e insegnato, allora lo Yoga stesso non potrà fornire il necessario contenitore per una pratica ed un processo evolutivo autentico. Possiamo ritrovare e rinnovare il nostro potere femminile intrinseco ricordando e riconnettendoci con le antiche pratiche dello Yoga, centrate sul femminile, delle nostre antenate sparse in tutto il mondo.
Divenire una yoginī è la via per diventare tutt’uno con la Dea interiore e farla emergere in un’espressione vera che eleva il mondo, che altro non è che la creazione di Devi. Non è un aspetto esteriore, ma uno stato di energia interiore ed estasi che caratterizza una Yogini contemporanea. Essa è una donna risvegliata con esuberante passione, connessione spirituale e intuizione, esprime un senso di libertà, una maestria assoluta in tutto ciò che fa. Essa non può essere manipolata, definita e nemmeno totalmente conosciuta.

Essere una yoginī è l’obiettivo spirituale più alto per tutte le donne.
“O Goddess, the characteristics of Kula have been declared as they are. One should not worship, even in the mind, a linga made of wood, clay, stone, jewel, brass, gold, iron, crystal, tin, lead or copper or which are (painted) with the colours of flowers as it is worshipped by common people and according to eighteen popular scriptures both vulgar and spiritual (adhyatmika). O great Goddess, this happens because common people are like animals (pasava) and they are devoid of knowledge. Those are ignorant ones, indulging in wrong practices and devoid of any knowledge of the Kula tradition. One should not keep their company and should not derive any material benefit from them”.

-Kaulajñānanirṇaya Tantra-

Articolo e Ricerca della Maestra di Tantrismo e Yoginī, Maya Swati Devi

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