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L’avvento dell’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando il modo in cui viviamo e lavoriamo, portando innumerevoli vantaggi in termini di efficienza ed innovazione, ma anche serissime preoccupazioni riguardo al tecnostress ed all’alienazione.

In un mondo sempre più dominato da algoritmi e automazione, il fattore umano rischia infatti di restare schiacciato e mortificato in favore di una produttività da spingere ad ogni costo.

Ma è proprio in questo scenario distopico che alcuni strumenti millenari come lo Yoga e la Meditazione (ed in particolare l’approccio della Mindfulness) possono giocare un ruolo chiave per preservare la nostra salute mentale e mantenere l’equilibrio tra tecnologia e umanità.

La Mindfulness, definita come “attenzione consapevole e intenzionale al momento presente”, offre una risposta efficace alla pressione costante e al sovraccarico informativo generato dall’IA. Praticare la Mindfulness consente di migliorare l’autoregolazione emotiva e di sviluppare resilienza, favorendo una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e reazioni e prendendo distanza da esse quando ce ne sentiamo sopraffatti.

Lo Yoga, con la sua combinazione di movimento consapevole e rilassamento, aiuta a ristabilire quella connessione corpo-mente che si perde conducendo una vita quasi ed esclusivamente “computazionale” come quella che ci è richiesta dagli standard contemporanei e che conduce all’esaurimento psico-fisico ed all’isolamento.

E non solo.

Per quante preoccupazioni possa destare l’assenza di una regolamentazione riguardo all’utilizzo ed ai possibili sviluppi dell’IA, va da sé che il limite della sua potenza è intrinseco e risiede nella sua incapacità di generare e vivere esperienze con senso e consapevolezza.

L’IA non può replicare il “piacere” (quello che in Yoga si definisce Santosha, ovvero la contentezza e pienezza dell’essere vivi nel qui ed ora) l’empatia e la presenza mentale che caratterizzano l’essere umano.

La Mindfulness ci insegna a disinnescare il pilota automatico e riscoprire il valore e il significato delle esperienze quotidiane, tornando ad apprezzare le nostre vite, spesso svuotate di valore e significato proprio dall’avvento delle macchine.

Questo approccio ci salva dalla depressione e dal burnout, restituendoci un senso di padronanza della realtà e di connessione autentica con noi stessi e con il mondo che ci circonda.

Non per niente le aziende che adottano questi paradigmi al proprio interno assistono ad un incremento delle performances, ad un aumento della retention e ad un risveglio della creatività dei dipendenti.

Google, ad esempio, offre sessioni di Mindfulness con il programma “Search Inside Yourself”, mirato a sviluppare l’intelligenza emotiva e la leadership consapevole, che ha portato risultati significativi in termini di riduzione del burnout e di miglioramento del senso di soddisfazione generale dei lavoratori.

Anche Aetna ha implementato programmi di Yoga e Meditazione, registrando una sensibile riduzione dei costi sanitari da infortuni e malattie professionali ed un aumento della produttività, dimostrando come queste pratiche possano fungere da antidoto allo stress lavoro-correlato e prevenire l’alienazione sul posto di lavoro.

Il messaggio di cui fare tesoro da questi esempi virtuosi è senza dubbio che, integrando l’eredità di queste antichissime scienze nelle nostre vite, possiamo affrontare le sfide dell’IA con maggiore equilibrio e serenità, garantendo che la tecnologia rimanga un’alleata preziosa nel nostro percorso verso il benessere e la realizzazione personale.

Le macchine, per quanto potenti, non potranno mai sostituire la profondità e la ricchezza dell’esperienza umana.

Preservando e coltivando la consapevolezza e la presenza, assicuriamo che la nostra umanità rimanga al centro del progresso tecnologico e che l’Intellligenza Artificiale resti solo uno strumento al servizio del nostro benessere e della nostra evoluzione personale e collettiva.

Rossella Roberti

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