Quando mi è stato comunicato il tema di questo numero, l’ho sentito subito risuonare in me: In viaggio con lo yoga.
Praticare yoga e viaggiare sono due delle passioni che più danno significato alla mia vita.
Quando salgo sul tappetino, il resto del mondo e la sua frenesia restano fuori e io riesco a ricaricami di energia positiva.
E ancor prima di scoprire l’amore per questa disciplina, non ho mai potuto fare a meno di viaggiare, esplorare, conoscere, sperimentare.
Ho riletto il tema proposto.
Dentro di me l’immagine era ancora più nitida: lo yoga è il viaggio.
Siamo cresciuti e viviamo immersi nella società della performance, dove tutto è valutato e filtrato in base ai risultati che otteniamo. Ci fissiamo obiettivi spesso irraggiungibili, e non appena la strada si fa in salita, abbandoniamo la sfida.
Lo yoga ci permette di sperimentare l’opposto: praticare yoga non implica dover arrivare alla posizione perfetta, anche se quel giorno siamo stanchi, anche se l’articolazione coinvolta è dolorante. No. Sul tappetino entriamo in un percorso di scoperta e consapevolezza del nostro corpo, della nostra mente e del nostro spirito.
Impariamo ad ascoltarci e onorarci e questo ci permette di scoprire nuove vie nel nostro viaggio; possiamo:
introdurre diverse varianti di uno stesso asana, a seconda del nostro stato fisico, del nostro livello di pratica, del nostro livello di energia;
metterci in gioco con stili di pratica differenti, dallo yin all’ashtanga;
allungare o accorciare le proporzioni tra pratica fisica, esercizi di pranayama e meditazione.
Con la pratica yoga non si vince una competizione, non si arriva mai a una meta che fa terminare il viaggio.
La strada della pratica e della scoperta di se stessi può essere infinita, piena di nuovi sentieri da percorrere.
Ma allora come fare per riuscire a godere di questo viaggio, se non abbiamo un obiettivo da raggiungere? Come facciamo a rimanere comunque costanti e motivati durante il percorso?
Ecco alcuni modi per vivere appieno il viaggio nella pratica yoga:
lascia andare il bisogno di performare: non c’è nulla di male a voler fare e soprattutto a voler fare bene, non fraintendiamoci. Ma se fissiamo ininterrottamente la meta, ci perderemo ciò che c’è lungo il cammino.
non puntare alla perfezione. Come si dice, meglio fatto che perfetto. Allineamenti e posizioni perfette arriveranno con il tempo (o forse alcune no), assapora la pratica e senti i benefici che ti porta, indipendentemente dal tuo livello di principiante o esperto.
mantieni uno spirito aperto alla scoperta. Quando partiamo per destinazioni sconosciute, si accende in noi la curiosità, viviamo le ore prima di partire in trepidante attesa. Saliamo sul tappetino con la stessa voglia di sperimentare e scoprire qualcosa di nuovo di noi stessi.
impariamo a osservare e ascoltare. Ci ritroviamo spesso a vivere con il pilota automatico. Camminiamo di corsa verso l’ufficio, senza accorgerci di cosa succede attorno a noi. Aspettiamo in metropolitana immersi nei nostri smartphone, senza notare i lineamenti della persona ferma accanto a noi. Lo yoga ci da l’occasione di diventare osservatori di noi stessi. Possiamo imparare ad ascoltare i messaggi sottili che il nostro corpo ci manda e che troppo spesso silenziamo.
lascia andare il paragone. Quando il percorso diventa più importante del punto di arrivo, sarà più facile smettere di paragonarci agli altri e assecondare così i nostri bisogni. A lezione invito spesso i praticanti a chiudere gli occhi e non lasciarsi influenzare dalla pratica di chi è sul tappetino accanto a loro. Se sentiamo il bisogno di entrare in una posizione di riposo mentre il resto del gruppo avanza nella sequenza, onoriamolo. Se si accende in noi la voglia di provare una variante più complessa di un asana, ma temiamo di non riuscire, lasciamoci andare, sperimentiamo senza paura di sbagliare.
fissiamo delle tappe lungo il percorso. Se l’assenza di un obiettivo ci impedisce di iniziare il nostro cammino, o di continuare a percorrerlo, proviamo a identificare i piccoli successi che la pratica ci permette di raggiungere. Celebriamo i benefici che ne derivano. Ci potremmo accorgere di non sentire più le tensioni nel collo che ci infastidivano a lavoro, o del mal di schiena che ci impediva di dormire bene, o ancora, a livello più sottile, potremmo notare di reagire con più controllo a situazioni di stress. Ammiriamo questi traguardi come se fossero delle attrazioni da visitare durante il nostro viaggio.
E quando sul tappetino riusciremo a vivere la pratica come un percorso da assaporare, potremo portare con noi questa abilità nella vita quotidiana, diventando veri ascoltatori e osservatori di noi stessi e del mondo che ci circonda (senza dover percorrere migliaia di chilometri :))