La pratica dello Yoga è da sempre, una profonda via di sviluppo interiore atta a creare uno stato di coscienza purificato capace di riconnettersi alla sottile dimensione del Sacro, del Divino.
Un ritorno allo stato originario, puro della pace, della beatitudine dell’amore.
È una via di ricerca che ha il compito di andare al cuore del Reale, trascendendo tutte quelle rappresentazioni nozionali, concettuali, convenzionali, elaborazioni mentali che lo ricoprono.
Come le acque agitate di un fiume, piene di vortici e interrotte da grandi pietre, ne accentuano il percorso turbolento, allo stesso modo, le attività psichiche della mente, le sue perturbazioni (vrtti), le sue afflizioni (klesha) turbano la coscienza soprattutto quando è sottoposta a forti emozioni, sensazioni e paure.
Allora lo Yoga offre una strada che permette di riuscire a mantenere l’orientamento saldo, la propria stabilità e direzione, anche nel bel mezzo degli ostacoli e delle tempeste interiori.
La sua valenza è sacra, spirituale dove il termine spirituale significa semplificare: togliere anziché aggiungere.
Viene esclusa pertanto dalla pratica qualsiasi modalità di agire e praticare “meccanicamente” e “forzatamente” senza la partecipazione di una attenzione/presenza stabile che orienta, indirizza il corpo, la mente e l’energia, verso la direzione e priorità prescelte.
Occorre sviluppare l’impegno di essere partecipativi durante la pratica, consapevoli non solo all’azione sul corpo e sul respiro, ma anche ai contenuti della mente, pensieri, sensazioni ed emozioni.
I contenuti psichici della mente sono molti: proiezioni mentali derivanti da dinamiche interne, giudizi, critiche, paragoni, ricordi, pensieri aggressivi e svalutanti ecc. Riuscire consapevolmente a togliere valore ed importanza ad essi, porta con sé nel tempo, la loro attenuazione ed impeto.
Il movimento anarchico dei pensieri non consapevoli alimentati dagli stimoli esterni, non fanno altro che intensificare ulteriori attività perturbanti che si cristallizzano nel corpo sotto forma di tensioni, dolori rigidità.
Ciò che allora è necessario comprendere è che lo Yoga è una occasione eccezionale per imparare ad osservare, ascoltare se stessi con attenzione non reattiva i vortici della mente alla cui origine ci sono matrici che ne condizionano l’orientamento.
Tutto questo alimenterebbe una evoluzione di coscienza che permette di cambiare il valore che stanno all’origine degli attaccamenti, delle instabilità emotive e mentali.
Per poi scoprire che la vera identità è quella essenziale, animica e, che pur avendo un corpo, non siamo il corpo; pur avendo la mente non siamo la mente.
La via spirituale dello Yoga è riconoscere che siamo entità spirituali che trascendono il corpo fisico, una complessità di energie sottili che attraversando il corpo agiscono nella materia, germogliando in noi quel senso delicato di fiducia nella vita che ci abita e che pulsa attraverso di noi.
Il corpo stesso diventa così lo strumento di evoluzione della coscienza e non il fine della pratica, assumendo la dimensione sacra del tempio, il luogo di riconoscimento e congiunzione con lo Spirito.