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Praticando yoga sentiamo spesso parlare di prana e di respirazione. Dando per scontato che gli esercizi di pranayama siano quindi esercizi di respirazione.
Ma è davvero così?

Per rispondere a questa domanda cerchiamo di comprendere meglio la fisiologia sottile dello yoga. Secondo la fisiologia yogica, la struttura umana è composta da 5 corpi, che influiscono su diversi aspetti, o dimensioni, dell’esistenza umana.

Questi 5 corpi sono conosciuti come kosha:

  1. Annamaya kosha, il corpo materiale
  2. Manomaya kosha, il corpo mentale
  3. Pranamaya kosha, il corpo dell’energia vitale
  4. Vigyanamaya kosha, il corpo psichico superiore
  5. Anandamaya kosha, il corpo trascendentale di beatitudine.

Queste 5 dimensioni interagiscono sempre insieme per formare un unico corpo integrato.

Con il termine prana ci si riferisce invece all’energia vitale, che corrisponde al terzo corpo. Parlando di prana, si pensa subito al respiro, in quanto le tecniche di pranayama utilizzano il respiro, ma il prana non è solo il respiro.

Tradurre il termine “prana” con “respiro” è riduttivo: nel respiro il prana assume una delle sue molte espressioni, ma prana non è semplicemente l’aria che entra ed esce dal naso, è qualcosa di più sottile e pervadente.
Anche se la parola prana deriva dalla radice pra–an, che molti traducono con respirare, il respiro che si intende è il soffio vitale che pervade il corpo, e che dura finché dura la vita.

Prana è quindi l’energia che circola nel corpo attraverso le nadi, ovvero i canali del corpo sottile. Secondo il testo Hatha Yoga Pradipika, i canali energetici nel corpo umano sono oltre 72000, ed è di fondamentale importanza mantenerli puliti e in armonia.

Ma cosa sarebbero questi canali energetici?
La domanda è lecita, dato che non sono visibili tramite una risonanza o mediante chirurgia. Arthur Avalon, che fu uno dei primi a diffondere la cultura tantra in Occidente, ha provato, per quanto possibile, a stabilire una relazione tra il sistema nervoso e il sistema energetico yogico.

“Evidentemente il Merudanda è la colonna vertebrale e, come asse del corpo, si suppone svolga rispetto ad esso la stessa funzione che il Monte Meru esplica rispetto alla terra. Si estende dal Mula (radice), o Muladhara, al collo. Sia questo, sia i fasci superiori, il bulbo spinale, il cervello e simili, contengono quello che è stato descritto come il sistema centrale dei nervi spinali (Nadi) e dei nervi cranici (Shiro Nadi). La sushumna, che senza dubbio è una nadi contenuta nella colonna vertebrale e in quanto tale è ben descritta dai libri come la principale di tutte le nadi, corre per tutta la lunghezza del Merudanda, al pari del midollo spinale della fisiologia occidentale.”
(Avalon, 2002)

Oltre alla Sushmna, la nadi centrale in cui scorrerà Kundalini una volta risvegliata, ci sono altri due canali molto importanti: “Ida” e “Pingala“, rispettivamente il canale lunare e quello solare, ovvero quello dell’energia calmante e quello dell’energia attivante.

Ricordo che il sistema parasimpatico si attiva liberando acetilcolina quando il corpo ha bisogno di eseguire alcuni processi ristoratori o metabolici, mentre il sistema simpatico si attiva rilasciando adrenalina nei meccanismi di attacco o fuga; potremmo perciò pensare che gli antichi rishi conoscevano già questi meccanismi e li avevano identificati con Ida e Pingala.

Hatha Yoga Pradipika 2.4/5: “Allorché le nadi sono ostruite dall’impurità, il prana non può percorrere la via mediana: come può allora attuarsi lo stato unmani? Come può essere raggiunta la realizzazione dello scopo? Quando l’intero complesso delle nadi ostruito dalle impurità diventa puro, allora lo yogin diventa abile nel controllo del soffio vitale.”

In base ai movimenti che compie, il prana viene classificiato in 5 vayu. Vayu può esser tradotto come “vento”.

I vayu rappresentano cinque importanti forme dello stesso prana che compie movimenti diversi.

  1. Prana Vayu: Si riferisce al flusso di energia che governa l’area toracica tra la laringe e il diaframma. È associato al cuore e ai polmoni. È la forza che attrae il respiro all’interno del corpo.
  2. Apana Vayu: Governa l’addome, sotto la regione dell’ombelico e fornisce l’energia all’intestino crasso, ai reni, ai genitali. È collegato all’espulsione delle scorie del corpo ed è la forza che espelle il respiro.
  3. Samana Vayu: Situato tra cuore e ombelico. Attiva e controlla il sistema digestivo. Samana è responsabile della trasformazione. A livello fisico questo è correlato all’assimilazione dei nutrienti, a livello spirituale è correlato all’espansione di coscienza.
  4. Udana Vayu:Controlla il collo e la testa, attiva i recettori sensoriali come gli occhi, il naso e le orecchie. Inoltre Udana armonizza e attiva i muscoli. È responsabile della postura eretta e della consapevolezza sensoriale.
  5. Vyana Vayu: Pervade tutto il corpo, ed è responsabile della circolazione e del sistema linfatico, è il coordinatore degli altri vayu.

Quindi il prana è energia che circola in noi, in diverse direzioni. Grazie ad opportune tecniche di pranayama, è possibile armonizzare l’energia nelle nadi.  Questo ha enormi benefici: un aumento della lucidità durante la giornata, una migliore gestione dello stress e un miglior riposo notturno.

Tuttavia, questi sono solo effetti secondari, tanto che il testo Hatha Yoga Pradipika, ci parla soprattutto del risveglio dell’energia Kundalini, che risiede alla base della colonna vertebrale.

Kundalini significa colei che è arrotolata e viene rappresentata come un serpente a spirale che si trova alla base del primo chakra: muladhara. Quando questa energia viene attivata risale il canale centrale, Sushumna, fino alla corona della testa dove si trova Sahasrara chakra.

Hatha Yoga Pradipika, 3.2/3: “Quando la Kundalini addormentata è risvegliata per la grazia del maestro, allora tutti i chakra e i granthi (nodi) sono perforati. Il sentiero vuoto diventa allora la via regale del prana; la mente è senza alcun supporto e la morte cessa di esistere.”

Dopo tutta questa spiegazione, possiamo concludere dicendo che le tecniche di respirazione possono essere utili per rilassarsi e gestire le emozioni, e sono un requisito fondamentale per eseguire il pranayama, tuttavia differiscono da esso.

Le tecniche di pranayama hanno una finalità diversa, si distinguono anche perchè eseguite all’interno di un percorso molto più completo e iniziatico. Possiamo utilizzare tecniche di respirazione in molti momenti della nostra giornata, per rilassarci o ritrovare concentrazione, ma bisogna tener presente che le tecniche di pranayama vengono svolte dopo un’adeguata preparazione del corpo con una finalità prettamente energetica.

Possiamo dire quindi che il respiro è solo uno strumento utile al prana: un veicolo.

Francesca Lo Iacono

Fonti

  • Avalon, A. (2022). Il potere del serpente. Edizioni Mediterranee, Roma.
  • Svatmarama. La lucerna dello hatha-yoga (hathayoga-pradipika). A cura di Spera, G. (2020). Magnanelli Edizioni, Torino.
  • Swami Satyananada Saraswati (2020) Asana Pranayama Mudra Bandha. Edizioni Satyananda Ashram Italia, RN.

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