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L’unione tra il respiro consapevole e la recitazione dei mantra può approfondire lo stato meditativo e portare a benessere e calma.
Il legame tra queste due pratiche diverse è interessante e articolato, ed è oggetto di studio anche da parte della medicina occidentale.
Respiro e pranayama
Il respiro è vita. Lo scambio di ossigeno e anidride carbonica con l’ambiente circostante è alla base dei nostri processi vitali, e questo ci accomuna a tutti gli altri esseri viventi sul nostro pianeta.
Per quanto il respiro sia una funzione autonoma, possiamo, se vogliamo, esercitare un controllo su di esso. E attraverso la padronanza del respiro modificare il battito cardiaco, la pressione del sangue, lo stato della mente.
Nella vasta disciplina dello yoga con pranayama si intendono tutte le pratiche di controllo, modifica e gestione del respiro, considerato il tramite dell’energia vitale, il prana, come viene definito già negli antichi testi vedici.
Recitazione dei mantra e respiro
La recitazione dei mantra è invece la ripetizione di parole, spesso in Sanscrito, considerate sacre in molte tradizioni, e capaci di modificare l’assetto della mente. La parola mantra ha infatti la radice di manas, cioè “mente”.
Il mantra può modificare lo stato di coscienza attraverso il suo significato, il tono con cui viene pronunciato, la ripetizione e la vibrazione corporea.Un altro motivo è proprio la sua capacità di influenzare il ritmo respiratorio durante la recitazione.
Nel suo volume Breath. The science of a lost art del 2020 (in italiano L’arte di respirare), il giornalista scientifico James Nestor rende conto delle sue innumerevoli scoperte sulla capacità perduta di respirare correttamente nella società occidentale, e sugli incredibili benefici che si potrebbero ottenere ricominciando a farlo.
Tra queste scoperte c’è quella che respirare più lentamente fa stare meglio: previene problemi cronici di salute, migliora le prestazioni atletiche, aumenta la longevità. Questo per via di una più efficiente distribuzione di ossigeno alle cellule. Si parla di circa 5,5 respiri al minuto (la respirazione a riposo è considerata normale tra i 12 e i 20 respiri al minuto).
Nestor osserva che la respirazione lenta coincide con una pratica antichissima: la preghiera.
Quando i monaci buddhisti cantano l’Om Mani Padme Hum, ogni frase dura sei secondi durante i quali si esala l’aria dalla bocca, e poi c’è un pausa di 6 secondi per inspirare. Lo stesso ritmo respiratorio vale per il sa ta na ma della tradizione Kundalini. Naturalmente ci sono anche mantra recitati con ritmi diversi, ma nel volume ci si occupa di questo in particolare. Ecco che siamo circa ai 5,5 respiri al minuto.
Diversi studi citati nel libro hanno osservato che questo schema respiratorio attivato con la preghiera (anche in tradizioni diverse) aveva effetti straordinari sul corpo, portando le funzioni di cuore, circolazione e sistema nervoso al massimo dell’efficienza.
In pratica le osservazioni della scienza occidentale hanno notato che la preghiera e la recitazione dei mantra guariscono davvero, e ne hanno evidenziato un possibile fondamento, proprio legato al respiro.
Potremmo quindi dire che il mantra può contenere già in sé un pranayama, e anche piuttosto efficace.
Mantra e respiro per meditare
Inoltre la ripetizione di mantra può essere un ausilio favoloso per coloro che vogliono meditare sul respiro, ma faticano a mantenere su di esso il focus.
Recitando il mantra mentre si medita sul respiro si ottiene infatti una sorta di ancora per la mente, che offre un doppio beneficio: quello di rallentare la respirazione, come abbiamo visto, e quello di mantenere l’attenzione sul flusso dell’aria che si lega alle parole.
La mente diventa vigile, calma, concentrata solo sul momento presente. La connessione con il corpo è più semplice e stabile. Per questo motivo può rendere l’esperienza meditativa profonda e benefica. In questo caso si può ripetere il mantra anche solo nella mente, in silenzio.
La disciplina legata ai mantra è molto vasta e piena di storia, sicuramente lo scopo di queste parole non è esaurirla. La stessa pronuncia del Sanscrito può influire sulla respirazione e sulla meditazione, e la vibrazione dei mantra è veicolata dall’aria respirata.
Il respiro è vita e il mantra ne è una canzone.