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“Muoviamoci al ritmo del nostro respiro”
Frase sentita spesso in qualità di allieva e utilizzata frequentemente durante le mie lezioni da insegnante. Molti potrebbero chiedersi cosa significhi nel concreto e perché è così importante.
Tutti noi respiriamo in modo automatico e pressoché ininterrotto: respiriamo da fermi, quando ci muoviamo, mentre lavoriamo, parliamo, dormiamo e facciamo esercizio. Eppure ciò non significa che respiro e movimento siano in equilibrio.
Per capirlo meglio iniziamo con l’analizzare di che cosa si compone l’atto respiratorio, ovvero:
- Inspiro, nello yoga detto puraka (inspirare: immettere, assorbire l’aria nei polmoni nell’atto dell’inspirazione – Vocabolario Treccani)
- Espiro, nello yoga detto rechaka (espirare: Mandare fuori l’aria dai polmoni – Vocabolario Treccani)
Inspiro ed espiro sono tendenzialmente alternati da pause impercettibili a polmoni pieni (antara kumbhaka) e vuoti (bahya kumbhaka). Con le differenti tecniche di pranyama che troviamo nello yoga, tali pause possono essere allungate e fanno parte dell’atto respiratorio stesso.
Di base quindi, muoversi al ritmo del proprio respiro vuol dire associare ogni movimento a una fase respiratoria.
Così facendo il controllo del respiro passa dalla zona del cervello propria degli atti automatici (il midollo allungato) a quella degli atti volontari (corteccia cerebrale), portando con sé la consapevolezza dell’atto stesso del respirare e una serie di conseguenti benefici:
- Consapevolezza fisica: portando la consapevolezza all’atto respiratorio, rivolgiamo la nostra attenzione al nostro corpo fisico, alla velocità con cui respiriamo e, di conseguenza, con cui ci muoviamo (e viceversa). Così facendo risulta più facile notare e correggere eventuali posture sbagliate e rilassare, con l’espiro, eventuali tensioni fisiche.
- Presenza: l’atto stesso di controllare inspiro ed espiro obbliga a concentrarsi sull’azione e successivamente a coniugarla con i movimenti del nostro corpo. Se la mente viaggia e i pensieri arrivano interrompiamo il flusso della sequenza e in breve tempo possiamo prenderne consapevolezza e riportare la nostra attenzione al momento presente.
- Equilibrio: ascoltare e seguire la velocità del nostro respiro ci permette di creare un tutt’uno tra corpo fisico (movimento), mente (controllo del respiro), spirito (portando l’attenzione al momento presente). E così che mente e corpo entrano in armonia tra loro, creando una sensazione di calma e benessere interiore.
- Meditazione: quando interiorizziamo tale pratica, possiamo essere davvero presenti nel momento presente, lasciar fluire gli altri pensieri e focalizzare la nostra attenzione su inspiro, espiro e movimento. Si tratta di una vera e propria meditazione attiva, spesso consigliata a chi fatica a praticare tecniche di meditazione più statiche.
Così facendo diventiamo via via più consapevoli del nostro corpo, attenti ai nostri bisogni, più sereni e capaci di distaccarci dai problemi esterni.
Alcune tipologie di yoga fanno dell’unione tra asana e respiro la base di tutta la pratica, quali per esempio il Vinyasa yoga o l’Ashtanga.
E’ possibile iniziare a introdurre questa consapevolezza in alcune brevi sequenze, cadenzando i passaggi da una posizione all’altra con le fasi del proprio respiro. Un esempio può essere la cosiddetta sequenza del Saluto al Sole A. Vediamo insieme come ogni asana sia associata a inspiro ed espiro (non ci soffermeremo quindi sugli allineamenti delle singole posizioni).
- Inspiro – in tadasana sollevando le braccia verso l’alto
- Espiro – fletto il busto in avanti per uttanasana
- Inspiro – mani alle tibie, allungo la schiena in ardha uttanasana
- Espiro – mani a terra, cammino o balzo in plank
- Inspiro – sposto il corpo in avanti tenendo il plank
- Espiro – scendo chaturanga
- Inspiro – urdhva mukha svanasana (inarco la schiena, cane a testa in su)
- Espiro – adho mukha svanasana (porto il coccige indietro e verso l’alto per il cane a testa in giù)
- Tengo adho mukha svanasana per alcuni respiri
Vi invito a eseguire la sequenza per 5 volte consecutive per poi aumentare nei giorni successivi, mantenendo la concentrazione sul ritmo del vostro respiro.
Tale attenzione può essere introdotta anche nel quotidiano, fuori dal tappetino: la mattina appena svegli, mentre camminiamo, prendendoci una breve pausa dal lavoro, prima di iniziare un pasto, … proviamo a inspirare ed espirare consapevolmente. Senza cercare di modificarne durata o ritmo, ma semplicemente “accorgendoci” che state respirando.