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“We all talk of Yoga – we are not sure what Yoga means.”
— Jayadeva Yogendra

Lo yoga è presente nei centri urbani e rurali di tutto il mondo, nonché nella sua dimora storica nel subcontinente indiano. Quello che oggi è noto a livello internazionale come yoga ha una lunga storia di scambi interculturali transnazionali ed è stato considerato da alcuni come una conseguenza del neo-induismo. Ma lo yoga contemporaneo come si è sviluppato storicamente fino ai giorni nostri?

Al giorno d’oggi lo yoga moderno è diffuso in tutto il mondo, specialmente nei paesi sviluppati e negli ambienti cosmopoliti. Si sta espandendo visibilmente: vengono tenute nuove classi, aperti studi e ogni giorno vengono sviluppati nuovi stili di yoga. Permane, tuttavia, una diffusa ignoranza sulla sua storia, filosofia, caratteristiche e dinamiche interne.
Lo yoga cosiddetto “tradizionale” e le pratiche yogiche attuali sono profondamente mutati nei secoli e oggi lo yoga è adattato a persone di tutte le età e capacità fisiche. La sua popolarità lo ha reso parte della vita quotidiana di molte persone e, con l’aiuto dei social media, ha permesso a yogi, yogini e insegnanti di condividere la loro esperienza in tutto il mondo.
Negli ultimi dieci anni il business intorno allo yoga è aumentato in maniera esponenziale. L’ecosistema aziendale attorno allo yoga comprende guru o insegnanti di yoga, scuole, centri, studi e ashram di yoga, ritiri e altre attività inerenti allo yoga come abbigliamento, attrezzature, libri, video, ecc. I nuovi brand e il marketing legato allo yoga riflettono la crescente popolarità e il potenziale commerciale di quello che a tutti gli effetti si configura come il “business dello yoga”, alimentato anche da celebrità del settore dei media e dell’intrattenimento che pubblicano video e libri sullo yoga decantandone gli innumerevoli benefici.

Poiché lo yoga è diventato estremamente popolare in tutto il mondo, è sempre più importante comprendere il contesto attuale e la forma assunta dalla prassi, per penetrare la complessità dell’insegnamento. È fondamentale capire il modo in cui lo yoga, come rappresentato nella letteratura classica e medievale – che rivela differenze e delineazioni nella forma, nella struttura e nel significato della pratica – tende a fondere insieme moderno e postmoderno.

Anche se molte persone presumono che eseguendo asana e pranayama stiano facendo yoga, dovremmo porci la questione del significato di questi “esercizi” e della coerenza del significato nello spazio e nel tempo. È impossibile tracciare una linea netta al di sopra della quale tutte le forme di pratica siano “legittime” e al di sotto della quale non lo siano, pertanto ciò che è cruciale è che qualsiasi analisi della pratica debba essere storicizzata criticamente e che tutte le affermazioni sia sull’originalità che sulla tradizione siano esaminate in modo da capire perché tali affermazioni vengono fatte piuttosto che se siano vere. Per sfuggire al paradosso ricorsivo prodotto dalla questione dell’autenticità, ci si può concentrare sulla performatività dello yoga, e sul modo in cui la performatività indica la possibilità, piuttosto che la realizzazione, di una forma di pratica “pura e autentica”. La performatività consente anche di prendere sul serio le interpretazioni del significato che una storicizzazione radicale della pratica non permetterebbe.

Da dove viene lo yoga?

Le origini dello yoga possono essere fatte risalire al nord dell’India, più di 3.000 anni fa. Il termine yoga fa la sua comparsa per la prima volta nel Rig Veda, testo in lingua sanscrita, datato attorno al XVI sec. a.C., che compone il nucleo più antico dei Veda, un insieme di testi sapienziali sacri agli hindu.
Si narra che lo yoga fu sviluppato e perfezionato dagli antichi rishi (saggi) che redassero le Upanishad, dove il termine yoga viene usato nel senso di “controllo della mente e dei sensi” (Taittiriya Upanishad e Katha Upanishad). Quello che viene comunemente chiamato “yoga classico” venne codificato nei primi secoli d.C. grazie all’opera di Patanjali, Yoga sutra, che lo descrive come uno dei sei sistemi di pensiero filosofico-religioso hindu (darshana). Inoltre, lo yoga è presente anche nella tradizione jainista e buddhista.

Origini dello Yoga contemporaneo

È nel periodo compreso tra il 1800 e il 1900 che i grandi yogacharya (maestri di yoga) – tra cui ricordiamo Ramana Maharshi, Ramakrishna, Sri Aurobindo, Paramhansa Yogananda e Vivekananda – contribuirono allo sviluppo dello yoga in Occidente.
La storia dello yoga moderno ha inizio con il Congresso delle Religioni tenutosi a Chicago nel 1893. Nel corso di questo congresso Vivekananda, discepolo di Ramakrishna, ebbe grande impatto sul pubblico americano. Infatti, l’introduzione dello yoga in Occidente è spesso attribuita a Swami Vivekananda (1863-1902), il quale si dedicò alla predicazione del Vedanta attraverso numerosi viaggi negli Stati Uniti e in Europa. Egli descrisse lo yoga come una “scienza della mente”, tradusse alcuni testi sullo yoga dal sanscrito all’ inglese e scrisse numerosi libri sullo yoga e sul Vedanta.

Vivekananda ha riassunto la molteplicità delle tradizioni yogiche in quattro “vie” principali (marga), adatte a persone di diversa inclinazione e temperamento. Il primo marga è il Karma Yoga, “il modo in cui un essere umano realizza la propria divinità attraverso le opere e il dovere”. Il secondo è il Bhakti Yoga, “la realizzazione di una divinità attraverso la devozione e l’amore per un Dio personale”. Il terzo è chiamato Raja Yoga, descritto come “la realizzazione del Sé superiore attraverso il controllo della mente” secondo gli insegnamenti delineati da Patañjali. Il quarto è il Jnana Yoga o la realizzazione della divinità dell’essere umano attraverso la conoscenza.

Si può affermare che Vivekananda fu il primo Maestro indiano i cui testi in inglese furono ampiamente letti fuori dall’India. Da allora, molti altri yogi e swami indiani furono accolti a braccia aperte in Occidente. Uno di questi era Shri Yogendra (1897-1989), yogi, autore, poeta, ricercatore, una delle figure più importanti nella rinascita dello Hatha Yoga, sia in India che negli Stati Uniti. Dopo aver fondato The Yoga Institute nel 1918 – la prima istituzione di yoga organizzata al mondo – Yogendra si recò negli Stati Uniti per la prima volta nel 1919. La differenza nell’insegnamento di Yogendra fu il modo in cui iniziò ad “adattare” lo Hatha Yoga alla società moderna, e la ricerca di prove scientifiche dei benefici per la salute. Di conseguenza è spesso considerato il “padre del rinascimento dello yoga moderno”.

Parte del successo dello Yoga Institute è dovuto anche al lavoro della compagna di Sri Yogendra, Shrimati Sita Devi Yogendra, affettuosamente conosciuta come “Madre”. In qualità di segretaria-tesoriere dell’Istituto, incoraggiò le donne della comunità a praticare lo yoga e scrisse inoltre numerosi articoli e riviste sul suo lavoro.

Sri Yogendra tenne una delle prime lezioni di questo “yoga moderno” sottolineando i benefici delle posture fisiche per la salute agli indiani della classe media nel sobborgo di Bombay di Versova nel 1919. Tra il 1920 e il 1922, Yogendra insegnava yoga a Harrison, New York e discuteva con promotori della salute occidentali. L’opera di divulgazione di Sri Yogendra era un “misto di Oriente e Occidente”, tradizione e modernità. Le sue pubblicazioni furono significative nel modo in cui diffusero il tipo di regime di salute pubblica e fitness che ancora oggi domina l’industria transnazionale dello yoga, spesso in esplicita opposizione allo yoga più mistico e metafisico.

Anche Paramhamsa Yogananda (1893-1952) si recò per la prima volta negli Stati Uniti nel 1920 come delegato indiano al Congresso dei Liberali Religiosi e da allora insegnò un sistema di “perfezione del corpo attraverso la volontà” noto come Kriya Yoga e fondò la Self Realization Fellowship a Los Angeles nel 1925.
Nel 1965, dopo la legge che rimosse la quota del 1924 sull’immigrazione, gli Stati Uniti accolsero una nuova ondata di insegnanti che portarono le loro idee in Occidente, tant’è che negli anni ’70 si diceva che era possibile trovare veri o presunti maestri spirituali e yoga ovunque.

Negli anni successivi, insegnanti spirituali indiani, in particolare Meher Baba (1894-1969), Maharishi Mahesh Yogi (1917-2008) e vari membri della Missione Ramakrishna Vedanta, viaggiarono sia in Europa che negli Stati Uniti attirando un cospicuo numero di discepoli. Richard Hittleman (1927-1991) e Indra Devi (1899-2002) sono noti per aver reso popolari forme di yoga moderno incentrato sugli asana nell’America della seconda metà del XX secolo con un certo successo.

Una delle cause dell’esplosione dell’interesse verso la spiritualità indiana alla fine degli anni ’60 fu anche l’attenzione dei media alle celebrità della musica, in particolare i Beatles. Lo status di celebrità dei Beatles nella Gran Bretagna degli anni ’60 aveva raggiunto l’apice del successo per la loro generazione, ma i Beatles erano in cerca di qualcosa di nuovo. All’inizio l’esplorazione in India potrebbe essere stata principalmente per ispirazione musicale, ma diventò anche una ricerca di significato personale: in un popolare programma televisivo britannico nel 1967, George Harrison affermò che il suo obiettivo di vita era “manifestare la divinità e diventare tutt’uno con il creatore”, mentre Lennon affermava che sia il cristianesimo che la meditazione trascendentale erano la risposta.

L’interesse dei Beatles per la meditazione trascendentale di Maharishi Mahesh Yogi – ampiamente trattato dalla stampa alla fine del 1967 e all’inizio del 1968 – ha segnato un momento in cui l’interesse per lo yoga e la meditazione divenne di massa.

Diversi insegnanti spirituali indiani menzionati in The Autobiography of a Yogi – Paramahansa Yogananda, Sri Yukteswar Giri, Lahiri Mahasaya e Mahavatar Babaji – vennero inseriti tra la folla sulla copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (1967). Con questa operazione visiva, i Beatles intendevano incoraggiare la curiosità popolare.

L’interesse dei musicisti per la spiritualità indiana potrebbe essere stato il viaggio ispiratore anche dei poeti Beat e dei musicisti jazz: uno scambio spirituale tra l’India e l’Occidente,  il cosiddetto “hippie trail”, un sentiero che i Beatles ampliarono piuttosto che tracciarlo.

Un altro guru del periodo hippie fu Swami Satchidananda (1914-2002), che fece la sua comparsa a Woodstock il 15 agosto 1969, tenendo il discorso di apertura al famoso Woodstock Music Festival, che divenne uno dei più grandi raduni nella storia dei festival.

L’invocazione di apertura di Swami Satchidananda a Woodstock, testimoniata da quasi mezzo milione di giovani e vista in parte nel documentario vincitore dell’Oscar sul celebre fine settimana intriso di fango e acido, accelererò la consapevolezza pubblica del patrimonio di esplorazione interiore dell’India.

Il fondatore dell’Integral Yoga Institute/Integral Yoga International era il guru più popolare tra i newyorkesi della contro cultura dell’epoca. Con la sua lunga barba grigia e capelli fluenti, lo swami donò un importante messaggio alla generazione : “l’America sta aiutando tutti nel campo materiale, ma è giunto il momento per l’America anche di guardare alla spiritualità”. Ed esortò tutti i presenti ad assumersi la responsabilità del successo del festival. Responsabilità non era una parola molto popolare nei circoli hippie, ma provenendo da qualcuno visto come un sostenitore della pace, della libertà e della verità interiore, il messaggio venne stato preso sul serio.

Ancora oggi, molti credono che le sue buone vibrazioni abbiano evitato quella che avrebbe potuto diventare una catastrofe come si immaginava del festival.

Tra gli altri maestri indiani considerati “padri dello yoga moderno” vi sono senz’altro Krishnamacharya (1888-1989) per il suo sviluppo dello yoga posturale e i suoi celebri studenti divenuti insegnanti di fama mondiale: Pattabhi Jois (1915–2009), B.K.S. Iyengar (1918-2014) e T.K.V. Desikachar (1938-2016).

EAST MEET WEST

Lo yoga moderno si riferisce a una varietà di sistemi che si sono sviluppati nel XIX secolo come conseguenza della produzione capitalista, sforzi coloniali e industriali, sviluppi globali in aree che vanno dalla metafisica al fitness con idee e valori moderni.
Lo yoga come lo conosciamo oggi è strettamente intrecciato con il movimento di cultura fisica europea del diciannovesimo secolo. La stessa cultura fisica europea era strettamente legata alle visioni ottocentesche nazionali.

Nell’India britannica un aspetto cruciale della resistenza al dominio coloniale era quello di fondere idee di cultura europea del corpo e ginnastica, con la tradizione indiana. Ne risultarono sistemi di esercizio e cultura fisica di stampo nazionalista che divenne nota a molti come “Yoga”.
Nell’immaginario coloniale britannico, gli yogi furono inizialmente associati a vagabondi, immorali, criminali, fachiri e asceti erranti militanti. Fino all’inizio del ventesimo secolo queste figure erano in gran parte oggetto di fascino morboso per i turisti europei e vergogna per gli indiani facenti parte della neo-borghesia educata all’inglese in ascesa.

Un’importante trasformazione della concettualizzazione della figura dello yogi si verificò quando Swami Vivekananda popolarizzò il termine “yoga” come pratica spirituale in opposizione al materialismo occidentale, un patrimonio della cultura tradizionale indiana di cui l’Occidente poteva beneficiare.
Pertanto quello che oggi chiamiamo yoga è il prodotto di un’interazione profondamente collaborativa e reciprocamente trasformativa tra indiani ed europei dall’inizio del periodo moderno, un periodo caratterizzato dal commercio europeo con l’India e dal dominio di gran parte del subcontinente indiano da parte dell’impero britannico.

Alla fine XIX secolo, le idee europee di “creazione umana” nazionalista furono rese popolari da una serie vertiginosa di riviste di salute e fitness, che sostenevano i benefici della cultura del corpo attraverso la ginnastica e il bodybuilding.

La rinascita dello yoga in India è nata dall’esperienza coloniale. Di fronte al mito coloniale dell’effeminatezza indù, lo yoga divenne un veicolo importante per lo sviluppo della cultura fisica nazionale. Di conseguenza, i motivi della forza fisica e della forma fisica divennero importanti espressioni della politica culturale indiana.
Man mano che le immagini che rappresentavano gli ideali greci di forza e vitalità divennero simbolicamente importanti nella lotta anticoloniale indiana, lo yoga iniziò a guadagnare popolarità tra l’élite nazionalista. Lo stesso Sri Yogendra, fondatore dello Yoga Institute di Bombay e dello Yoga Institute of America a New York Nel nel 1919, venne profondamente influenzato dalla cultura fisica europea e degli studi scientifici occidentali sulla salute e sul fitness, come chiavi del progresso umano. Sebbene basato sulle antiche tradizioni yogiche, il suo yoga si sviluppò in relazione alla terapia curativa, alla medicina, alla forma fisica e alla psicologia moderna.

In conclusione, l’India ha riesaminato le proprie tradizioni religiose in risposta ai nuovi rapporti commerciali e di potere. Lo yoga è stato riconcettualizzato e trasformato all’interno del subcontinente indiano ancor prima di diventare un’“esportazione” di un “prodotto” locale di natura spirituale.
Lo yoga moderno si focalizza sul benessere psicofisico attraverso posture fisiche (asana) e tecniche di respirazione (pranayama), mentre lo yoga tradizionale è una pratica di auto-realizzazione spirituale che conduce alla liberazione (moksha) dai legami del mondo fenomenico.
Oggi assistiamo alla globalizzazione dello yoga, alla spettacolarità degli asana e alla performatività dei praticanti, di questi temi sfaccettati e complessi tratteremo nel nostro prossimo articolo.


Ricerca e Articolo di Maya Swati Devi e Lucrezia Ottoboni

DEVI TANTRA YOGA – Scuola internazionale di Tantra Kaula e Sakta

Continua la lettura: Once upon a time… lo Yoga oggi

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