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Foto by ©galitskaya -123rf

Eh si, perché seguire, apprendere e cercare di trasmettere il Kundalini Yoga significa essere un po’ matti.
Non è una strada facile né è per tutti. Soprattutto, non è per tutti.

Nel mio percorso iniziato a vent’anni con Wiccan e paganesimo, cercavo sempre risposte e non trovandole (perché sbagliavo le domande?) saltellavo da un percorso all’altro. Tutti sono stati utili, tutti vitali per la mia formazione, ma non esaustivi.

Prima il paganesimo/Wiccan, poi Scientology e Dianetics (no comment ma posso salvare qualcosa anche lì), poi i Luciferiani, infine la Teosofia, il tutto mentre praticavo Hatha Yoga controvoglia per una contrattura lombare e sciatalgia che si addicevano più a una ottentenne che a una ventenne. E niente, anni di Hatha Yoga, poi Bikram a 700 gradi, poi Raja Yoga, ad un certo punto la confusione aumentava. Conobbi Eric Baret in un congresso e il suo yoga tantrico kashmiro. No, non mi convinceva.  Ne ho tratto comunque una parte degli insegnamenti, soprattutto imparando l’ascolto e la resa. Arrivai al buddhismo theravada che finalmente mi aiutò a pormi le domande migliori. Un barlume di chiarezza. Ma si apre la crisi mistica. Tutto è contrario di tutto… eppure la matrice comune alle origini della simbologia e dell’iconografia, mi suggeriva di poter trovare un’unica pratica che contenesse tutto.

Impossibile eh?

Così mi avvicinai, casualmente ma casuale davvero non fu nella sua perfetta sincronicità, al Kundalini Yoga (di Yogi Bhajan).

Rimasi immediatamente colpita dall’impatto della lezione su di me. Uscii con una radicale sensazione di “apertura” come se qualcosa dentro iniziasse a muoversi facendo spazio alle nuove percezioni. Ero diversa.  Occhi diversi.

I Mantra, la scienza del suono, la Shabadguru, i Mudra delle mani e nel corpo, il pranayama con tante complesse e potentissime tecniche, i Krya impegnativi e intensi (che fatica!), le meditazioni, i Bandha continui fino a sudare e i Dristhi. Mi sembravano tutti matti, strani un bel po’. Era il linguaggio dell’anima, complesso nella sai semplicità. Bisognava scavare per ritrovare l’essenza. E la pratica era lo scalpello. Era palese, mai vista una ricchezza e una completezza di elementi che strutturavano la classe, ogni volta in modo diverso e imprevedibile, per bilanciare il sistema nervoso attraverso la stimolazione neuronale e vagale.

Un continuo riporre l’attenzione sugli angoli e sui triangoli, sulla diagonale, sui cerchi, sugli 8 (mai i quadrati!) e sulle geometrie Sacre ricreate attraverso il corpo con sequenze specifiche. Cerchi e triangoli, costruiti ad hoc per fluire l’energia a Z, l’energia atomica dei nostri atomi, che si sviluppa attraverso 7 stadi progressivi di coscienza e nei 10 corpi fisici/eterei che abbiamo.

Lavorare con 10 corpi in uno, proiettare i 7 stadi di coscienza nell’aura, contenere i 9 buchi/aperture verso il mondo nel corpo sottile, riconnettersi alla Shakti creativa che è in te canalizzando il potere del Prana, che scorre sulle nadi cui riponi singolarmente attenzione. Bilanciare i 5 vayu/ soffi vitali, lavorare sulla coscienza attraverso i 5 organi di senso e i relativi tattwa, riconoscerne le tre qualità dei Guna ad ogni singolo krya.

Caspita che lavoro!

Ogni classe di Kundalini Yoga è un viaggio esoterico dentro di te, ed exoterico fuori di te, per ricongiungere il dentro col fuori, il basso con l’alto, te con te, ritrovare la tua luce.

Potrei fornire mille spiegazioni scientifiche del perché la tecnologia del Kundalini Yoga mi ha catturato, e nonostante ad oggi io arricchisca la mia formazione anche con altri stili e ritengo vitale aprirsi a nuovi studi, incontrato e più maestri, trarre più insegnamenti possibili e integrare più pratiche, resto sempre legata d’appartenenza al Kundalini Yoga.

Di certo non per dogma ne fede, non sono una cariatide che ripete a tavolino frasi fatte millenni fa, ne che assimila tutto senza filtrare e senza mantenere un grande senso critico. Per me è vero solo ciò che posso sperimentare su di me e cui traggo esperienza e verità.

Del Kundalini Yoga e della mia scelta di insegnarlo, nonostante la mia formazione comprenda anche altro e tali studi non vengono gelosamente tenuti per me ma condivisi, è perché funziona prima. Le spiegazioni da fornire sono tante, è una tecnologia che lavora sul cervello principalmente, calibrando i due emisferi e stimolando direttamente ippocampo e asse limbico del cervello per una migliore risposta cognitiva e emotiva alle esperienze della vita.

Stimola certo anche la neurocortex , neurogenesi e sinapsi per rafforzare il tuo carattere e l’intelletto e la risposta vitale. Strizza le ghiandole affinché i nostri pensieri, che sono pura chimica, possano elevarsi con il contenimento degli tsunami emotivi.
E che pensieri… verranno a galla… dai tuoi mostri ai tuoi miraggi… oh sì, siete matti…

Sarà la numerologia tantrica che mi permette di mappare, capire e cogliere rivelazioni sotto forma di numeri?

O sarà l’umanologia yogica, intesa col suo bagaglio di conoscenze sulla vita e sulle relazioni umane a darmi il sostegno necessario a fronteggiare e fluire nella vita?

Eppure non credo importi molto tutto ciò, le spiegazioni scientifiche abbondano ma non è questo a catturare la mia attenzione, né quella degli yogin che condividono assieme a me il percorso.

Ciò che mi fa aprire il cerchio al tappetino con Ong Namo Guru Deve Namo e me lo fa chiudere con tre Sat Nam, è che il Kundalini Yoga FUNZIONA. Semplicemente. Funziona.

Ti siedi al tappetino, ti colleghi con ADI mantra e… qualcosa accade. Quando ti alzi sei totalmente in un altro stato di consapevolezza. Certo accadeva anche con le altre forme di Yoga, che ancora pratico e integro nella mia sadhana, e che spiego a chi è interessato. Ma col Kundalini è irreversibile, un cambiamento rapido e risolutivo, nel minore tempo e con la maggior forza d’impatto trasformativa. Una volta aperto uno sguardo “oltre”, e col Kundalini lo sguardo oltre arriva rapidissimo, non torni più indietro.

E quelle molecole del benessere attivate, anche a livello cerebrale, ti portano ad uno stato di costante beatitudine e gioia definito Cherdi Kala. Perché lo yogin, stabilizzato l’umore e attivato i pensieri giusti che ti permettono di ricevere dall’universo le esperienze per evolversi, non è più toccato dalle polarità. E queste polarità nel Kundalini yoga, vengono rapidamente lasciate ai margini per dar spazio ad una espansa, libera e onesta Mente neutra. Perché il Kundalini Yoga ferma le fluttuazioni della mente e le sue proiezioni, stabilizzando l’umore e predisponendo la tua esistenza fisica affinché possa manifestare tutto il divino che è in te.

Io e Dio, Dio e io, siamo uno.
Col Kundalini Yoga ho potuto manifestare la semplicità e la verità che c’è in me, il Sat Nam, fidandomi di una pratica che ha saputo raccogliere tanti insegnamenti, tante filosofie, tante domande in un’unica strada.

Col Kundalini Yoga apprendi rapidamente come usare calibro nella vita, valorizzando la coscienza individuale e riunendola a qualcosa di ben più vasto. Cambia la tua vibrazione. E la resa dell’anima, del sé superiore, non ti relazioni più alla debolezza delle persone ma all’immensità della tua anima.

Ecco perché ho scelto il Kundalini Yoga, e continuerò a raccontarlo in classe come lo racconto qui ora. Forse non servono motivi, serve verificare facendo esperienza dell’infinito come il Kundalini Yoga sa donarti.

Sat Nam Ji,
Amar Devi Kaur

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