La pratica dello yoga conduce anche alla ricerca del significato dei nomi delle posizioni svolte all’interno della propria sequenza individuale.
E’ possibile accorgersi che nulla è casuale e che i nomi delle varie asana attingono a piene mani da un universo mitologico popolato di eroi, sovrani, figure femminili straordinarie e animali meravigliosi.
Fra gli animali del mito, a cui lo yoga fa riferimento, vi è Bakasana: se Asana vuol dire posizione, Baka significa gru, termine spesso tradotto impropriamente come corvo. Per eseguirla ci si piega come un uccello sulle ginocchia che vanno ad appoggiarsi nell’incavo delle ascelle e, sporgendo in avanti, va trovato il punto di equilibrio saldissimo che consente di sollevare i piedi.
E’ una posizione che richiede una pratica un po’ avanzata: sui polsi ricade principalmente la preparazione perché indubbiamente sollecitati, dovendo sostenere il peso di tutto il corpo. Ugualmente intenso è il coinvolgimento delle anche che abbisognano di una discreta apertura e delle braccia che, insieme alle mani, si saldano al suolo.
Nella cultura giapponese la gru è l’animale associato alla lealtà e all’onore, oltre che alla forza. Viene chiamato anche “uccello della felicità” tanto da credere, come nelle più vive leggende, che se si vuole far avverare un desiderio occorra realizzare mille gru in origami.
Divertente è scoprire la ragione per cui, nello yoga, si vada a disturbare un animale del genere ma, in realtà, le tradizioni antiche molto spesso ricorrono al mito per spiegare alcune verità. A ben vedere, la posizione stessa, che si ottiene in equilibrio sulle mani, evoca la maestosa gru reale di cui si parla già nell’antica mitologia indiana. Le tracce del mito indiano che fanno riferimento a quest’asana si possono trovare fra le pagine della Mahabharata, testo antico in versi , risalente al 300 a. C.
Così come gli antichi poemi della cultura greca antica, il testo costituisce un nucleo essenziale delle origini della cultura indiana e le centinaia di storie e leggende, contenute al suo interno, conducono alla comprensione delle radici e dei significati della tradizione yogica.
Fra queste storie, si trova appunto la narrazione di un episodio bellissimo, noto come “ Dharma-Baka Upakyan”, ovvero “La leggenda della gru virtuosa”.
La storia si incentra sul re Yudistira, figlio di Yama signore del dharma (ovvero della legge universale che regola il mondo), il quale si recò con i suoi quattro fratelli in cerca di un cervo che disturbava un bramino. Ad un tratto, rincorrendolo e avendo sete, i giovani cercarono dell’acqua e videro un lago. Uno alla volta, si diressero verso lo specchio d’acqua per dissetarsi. Ogni volta però che uno di loro si avvicinava all’acqua per bere, veniva fermato da una gru che avvertiva loro che, se avessero osato bere, sarebbero morti. I fratelli arroganti e increduli, non seppero resistere alla sete e, uno dopo l’altro, morirono. Per ultimo arrivò Yudistira, che vide i fratelli morti e si sentì afflitto e desolato.
La gru gli disse di essere stata lei stessa la causa della loro morte ma aggiunse che, se avesse risposto correttamente alle sue domande, avrebbe fatto tornare in vita i suoi fratelli.
Diverse furono le complesse domande oggetto di dialogo fra la gru e il re, tuttavia sintetizzabile, nel nucleo essenziale, nelle seguenti battute:
- Chiede la gru: “Quali sono le notizie dal mondo?”
Yudistira risponde: “Tutti gli uomini hanno dimenticato la loro natura divina e vivono nell’ignoranza avidya, che li fa soffrire”
- Chiese ancora: “Qual è la più grande meraviglia del mondo?”
Yudistira afferma: “La più grande meraviglia del mondo è l’uomo che pur vedendo gli altri uomini morire, crede che la morte non lo toccherà mai”.
- E l’ultima domanda: “Chi è felice in questo mondo?”
Risponde Yudistira: “Chi ha seguito la via dei grandi maestri che non sono soggetti all’attaccamento verso le cose del mondo e verso l’Io e vivono solo per dare”.
La gru fu soddisfatta delle sagge risposte e ridiede la vita ai suoi fratelli. Infatti Yudistira, mantenendo il suo equilibrio interiore, nonostante il dolore per la morte dei fratelli, riuscì con le sue risposte filosofiche e sagge ad innalzare le questioni sollevate dalla gru ad un livello di comprensione spirituale del mondo.
Nonostante le avversità che deve affrontare, Yudistira riesce a distaccarsi dall’attaccamento alle cose del mondo, e propone una visione delle cose più ampia e trascendente.
Bakasana è la posizione della gru anche perché rappresenta chi si solleva e si distacca dall’ignoranza, persino da quella di credere che non moriremo mai e quindi ci induce ad identificarci con il nostro corpo, la nostra mente e la realtà contingente. Quando realizziamo che tutto ciò è fuorviante, possiamo prendere le misure appropriate per sollevarci dalla condizione di sofferenza ed avvicinarci alla leggerezza del volo e al divino.
Affrontare la posizione di Bakasana significa mantenersi in equilibrio mentre ci si concentra sulla posizione del corpo sostenuto dalle mani, così, in una sorta di dialogo con noi stessi, come il re e la gru, uniamo in equilibrio mente e corpo.
Raffaella Marini e Francesca Cesarini
Bellissimo…