Prendo spunto da una riflessione del Dalai Lama sulla quale mi sono recentemente imbattuta e che più o meno suona così: da una mente indisciplinata deriva un karma spiacevole.
Credo sia utile mettere a fuoco cosa si intende per mente indisciplinata in un percorso autorealizzativo come quello che ci offre lo Yoga e nel quale la stessa nozione di karma potrebbe dileguarsi all’istante.
Uno dei termini sanscriti che può aiutare a focalizzare questo punto di partenza fondamentale nello Yoga è Viveka che vuol dire discernimento, giusta discriminazione. Mente che discerne, dunque.
La mente che non discerne o indisciplinata, riprendendo l’aggettivo usato dal Dalai Lama, è una mente dispersiva, sempre distratta e volatile, pronta a perdersi in fantasticherie, associazioni mentali, dialoghi interiori, giudizi ininterrotti su ciò che sperimenta a livello sensoriale etc.
È una mente offuscata dal richiamo degli impulsi che riceve dal mondo esteriore (il mondo dei fenomeni transeunti e impermanenti, l’universo della Maya) e che reagisce ad essi, in maniera per lo più automatica e inconsapevole. Non solo, è una mente totalmente identificata con la realtà del mondo fenomenico e la sua dimensione relativa, densa, intrisa di paura, rabbia, dubbi, etc.
Lo Yoga e i maestri realizzati di tutti i tempi, hanno posto l’accento su un’altra realtà, ugualmente sperimentabile benché non con i sensi ordinari, e su un’altra dimensione: la realtà del Sé imperituro, coscienza cosmica senza nome né forma, dimensione assoluta non influenzata dai limiti di spazio e di tempo. Viveka è la parola-seme che dovrebbe ricordarci in ogni momento dove stiamo ponendo l’attenzione: se sulla realtà relativa del Divenire o su quella assoluta dell’Essere.
LA REALTA’ SIMULTANEA DELLA MATERIA E DELLO SPIRITO
È bene comprendere che non si tratta di due mondi a parte, due dimensioni opposte, inconciliabili, separate e distinte, bensì di due dimensioni (posizioni coscienziali) simultaneamente disponibili.
Affermando che il mondo relativo dei fenomeni e della realtà ordinaria è illusorio non si intende negare l’esistenza del mondo così come lo vediamo e sperimentiamo con la mente ordinaria, ma il fatto che essa non solo non è l’unica realtà percepibile, ma è anche la minima parte di ciò che esiste nell’universo e che gli organi della percezione ordinaria celano piuttosto che rivelare.
Affinando la sensibilità energetica verso una conoscenza intuitiva extrasensoriale, è possibile accedere al regno delle verità spirituali. La realtà non è che una messinscena della nostra coscienza.
Si tratta fondamentalmente di due prospettive o posizioni coscienziali differenti a loro volta collegate a frequenze vibrazionali specifiche: una che separa, l’altra che unisce. Una che crea malattia e stress (e karma!), l’altra che guarisce e pacifica a tutti i livelli.
Dal punto di vista delle vibrazioni, dunque, viviamo simultaneamente in due dimensioni: quella della Verità Divina o Spirito, Atman, Assoluto e la dimensione dell’Umanità. Quest’ultima può essere vista come la “scuola” che attraverso l’esperienza della dualità e degli opposti (bene, male, bello, brutto, luce, ombra, separazione, paura, oscurità, impermanenza etc.) vorrebbe farci crescere in comprensione e facilitare il nostro “ritorno a casa”, all’Origine spirituale dell’Uno intriso di amore, gioia e compassione.
NEL REGNO DELL’ETERNO PRESENTE IL KARMA NON ESISTE
Nella dimensione dell’Assoluto dove si sviluppano le trame segrete dell’esistenza pura, incondizionata, fusa con lo spirito di ogni cosa, espansa in una prospettiva non dualistica (stato di Unione yogica, Samadhi), il karma non può sussistere. In questa dimensione – che tra l’altro è la nostra vera natura, originaria, quella che abbiamo dimenticato e che la mente indisciplinata non ci consente di contattare – la mente risvegliata (fusa con il divino interiore) non produce più i pensieri generanti karma o, detto altrimenti, non esiste la temporalità nella quale il karma – per la legge di causa effetto – dovrebbe svilupparsi. Siamo nel regno dell’eterno presente, della Presenza vivente, della Coscienza dell’uno senza secondo (Chaitanya), quell’ “unico occhio” a cui alludono anche alcune parabole evangeliche e che nello Yoga richiama la Chiara visione della pura essenza divina.
La mente “disciplinata” in Dio, l’Atman dello Yoga, discriminando (Viveka) ciò che è reale (la realtà spirituale dell’assoluto imperituro) da ciò che non lo è (il mondo fenomenico relativo), riposa finalmente nell’abbandono supremo alle cose così come sono, al Dono di Sé, il Surrender e la grazia che dissolve istantaneamente tutto il bagaglio karmico legato alla personalità (mente egoica indisciplinata) con cui nell’inganno del gioco divino (Lila) e della non conoscenza (Avidya) ci si identifica con tutto ciò che questo comporta (molta sofferenza in primis).
IL KARMA RIGUARDA I PENSIERI NON LE AZIONI
Dal momento che la realtà manifesta ha origini nelle trame invisibili delle realtà più sottili, dai pensieri ed emozioni che si protraggono nella mente conscia e subconscia associati al nostro sistema di credenze, “c’è solo un modo per scendere dalla ruota del karma ed è scegliere di essere felici in ogni momento. Vivere solo in questo momento”, ovvero non credere nella tragedia e non sostenere il dramma che alimenta il senso di importanza personale e separazione, scavalcando le difese dell’ego e sintonizzandosi piuttosto con la verità dell’anima, della luce calda e rigenerante dell’essere.
Questa “sintonizzazione” che ri-unifica provocando un salutare riposo nonché la guarigione dall’unica malattia di base che ci rende la vita un inferno (l’identificazione con il corpo-mente ego), può essere facilitata in vari modi: la meditazione profonda è la Via per eccellenza in tal senso.
PENSIERO KARMICO DI BASE: SIAMO TUTTI SEPARATI
Lo Yoga (visione unitiva) offre gli strumenti per realizzare che non è vero che “siamo nati per soffrire” e per espiare karma visto da una prospettiva vittimistica, fatalistica e senza possibilità di cambiamento. Siamo nati per ricordarci che è Ananda (beatitudine, gioia, appagamento spirituale) la nostra vera natura. Qualcosa che non va cercato all’esterno perché è dentro di noi e va soltanto risvegliata, fatta emergere dalla coltre delle memorie ataviche della struttura egoica mentale con la quale erroneamente ci identifichiamo. Il sottile processo interiore di risanamento spontaneo (o Risveglio) a cui donarsi ce lo evoca poeticamente il fiore di loto, uno dei simboli dello Yoga, che fiorisce emergendo dalla melma di stagni fangosi.
Man mano che ci sintonizziamo sempre più con una prospettiva più ampia, universale, cosmica ed espansa, a cui tendono in sostanza tutte le pratiche di yoga e meditazione, la vita cambia. Lo sguardo sulle cose non sarà più lo stesso, e a quel punto una reale trasformazione organica di tutto il nostro essere può accadere, riportandoci alla verità del nostro stato naturale dell’essere.
Nello stato naturale delle cose, siamo già liberi! Liberi dalla schiavitù della mente indisciplinata con annessi e connessi, karma incluso!
“Gli schemi karmici si modificano con un cambiamento del sistema di credenze (la coscienza), non con il duro lavoro”.
In sostanza, realizzare davvero lo Yoga equivale a scendere definitivamente dalla ruota del karma. La legge di causa ed effetto, infatti, non è una legge spirituale ma una legge fisica.
Nello stato di Coscienza unificato al divino e mantenuto nella vita ordinaria con continuità, l’unica espressione possibile è la splendente luminosità dell’anima immortale.
La premessa fondamentale insita nell’educazione occidentale e radicata molto profondamente nel sistema di credenze egoico, è che siamo tutti separati. Il pensiero della separazione – che genera egoismo nei comportamenti – è il pensiero seme di ogni tipo di karma.
Nella visione intuitiva connessa alla legge cosmica e nel pensare in Dio con Dio e come Dio, siamo tutti connessi, Tutto è Uno. Questa è la rivelazione, la salvezza, la liberazione definitiva, il pensiero compassionevole da cui emerge l’essere umano risvegliato: l’Uomo Cosmico.
IL POTERE DELL’ABBANDONO – SURRENDER
“Riusciamo a trascendere completamente la legge di causa ed effetto solo quando rinunciamo completamente al bisogno di sapere il come e il perché di ogni cosa, e lasciamo andare il disperato bisogno di controllare il mondo arrendendoci semplicemente a ciò che è così com’è, sapendo che l’amore di Dio è presente in ogni cosa.”
Echeggiano le parole di Mère (La Madre) – compagna spirituale del padre dello Yoga Integrale Sri Aurobindo: “quando non possiamo più spiegare, è l’inizio della poesia – forse l’inizio del vero mondo”.
A questo primo livello di abbandono – che implica una disponibilità e apertura fiduciosa nei confronti di un disegno più ampio di esistenza – è possibile onorare il karma, ovvero non entrare in conflitto con ciò che si è creato nel nostro scenario di vita.
“A quel punto comprendiamo che il karma non è che un’altra storia che esiste soltanto nella nostra mente, nel Mondo dell’Umanità, mentre nel Mondo della Verità Divina non c’è niente che possiamo definire karma, o causa ed effetto. C’è soltanto la causa originaria, Dio”.
A questo secondo livello di abbandono sempre più profondo e impersonale è possibile far emergere la realizzazione della nostra vera natura spirituale atemporale e la vita diventa una celebrazione ininterrotta, un canto sgorgante di pienezza che splende di luce propria.
“Tu non sei il corpo e il corpo non è tuo; non sei nè l’agente nè il fruitore dell’azione. Tu sei Libero, sei la Coscienza e l’Eterno Testimone. Procedi quindi felice…
Il Sé è assoluto, spontaneo, immutabile e immacolato. La sua natura essenziale non è né lontana nè limitata. In verità è sempre presente.
Non appena l’illusione cessa e la natura essenziale del Sé è realizzata, chi vede cadere il velo che oscura la visione vive libero dalla sofferenza”.
— Astavakra Samhita
Vale la pena ricordare che lo Yoga è un processo scientifico per manifestare la divinità in noi e che a sua volta questa manifestazione o Realizzazione del Sé, è lo scopo della vita evoluta.
Tutto il resto dovrebbe man mano perdere importanza, inclusa la tendenza a cercare risposte e soluzioni consolatorie nel mondo della transitorietà fenomenica.
“Cercate prima il Regno di Dio, tutto il resto vi sarà dato in aggiunta”.
Le citazioni presenti nel testo sono tratte dai libri:
- No Time For Karma di Robey Paxton
- Il Perdono Assoluto di Colin C. Tipping
- Astavakra Samhita a cura di Nani Mai e Sergio Trippodo