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“Il sapere di questo popolo comprese in sé tutto, dai granelli di sabbia fino ai confini dell’universo.”
— Roberto Calasso
Tra i miti cosmogonici dell’Induismo, la parola [Vāc] diviene l’espressione dell’atto iniziale dell’inflazione cosmica di Brahmā.
Il ruolo primario della parola nella creazione del mondo viene messo in evidenza nel seguente passo del Tāṇḍya Mahā Brāhmaṇa XX, 14, 2: “Questo [in principio] era il solo Signore dell’universo. La sua Parola [Vāc]era con lui. Questa Parola era il suo secondo. Egli contemplò. Egli disse: “Libererò questa Parola, così che ella produrrà e creerà tutto questo mondo”. Secoli dopo la stessa affermazione la troviamo anche nel incipit del Vangelo secondo Giovanni 1,1-18: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.”
Ma, è nel Ṛgveda Saṃhitā X, 125, 1-4 che troviamo uno tra gli inni più sublimi dei Veda, dedicato a Vāc figlia di Brahmā: “Io sono la Regina che governa, colei che accumula tesori, – piena di saggezza, la prima di coloro che sono degni di adorazione. – In diversi luoghi le energie divine mi hanno posta. – Io entro in molte case e assumo numerose forme. — L’uomo che vede, che respira, che sente parole pronunciate, – ottiene il proprio nutrimento solo attraverso me. – Pur non riconoscendomi, egli dimora in me. – Ascolta, tu che conosci! Ciò che io dico è degno di fede.”
Vāc è l’espressione del primo suono “Aum” pronunciato “Om”, emesso nel momento in cui si manifesta la creazione egli è l’udgītha mantra (mantra primordiale), questo è il primo suono che viene effuso come affermato dalla Muṇḍaka Upanishad, “Questa parola eterna è tutto: ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà”.
Aum è quindi la prima parola. la manifestazione di Vāc che precede di qualche nanosecondo il Big Bang, ed è da qui l’origine delle creazioni, di tutte le identificazioni. Gli antichi Ṛṣi (saggi-veggenti) lo avevano percepito e riconosciuto come il suono originale dell’inflazione dell’Universo, identificato nella forza creatrice di Brahmā. Questo mantra recitato ogni giorno da miliardi di persone è tuttora presente in tutto il cosmo ed è stato registrato ed ascoltato per la prima volta il 14 settembre del 2015 nel movimento delle onde gravitazionali, provocato dalla collisione di due buchi neri. Questa scoperta straordinaria sia per la scienza che per la spiritualità ha avvalso i Nobel per la Fisica nel 2017 a Kip Thorne, Barry Barish e Rainer Weiss.
Il mantra Aum, rivela che tutti gli oggetti fenomenici sia nel microcosmo, che nel macrocosmo, sono stati della vibrazione di questa energia primordiale da cui tutte le cose sono state poi identificate dalla consapevolezza degli esseri pensanti.
La parola Aum, scritta in devanāgarī ha una forma di tre con una curva centrale e con una forma crescente. La curva in basso rappresenta lo stato di sogno, la curva superiore rappresenta lo stato di veglia e la curva centrale rappresenta lo stato di sonno profondo, incosciente. La forma crescente il velo dell’illusione e il punto lo stato di trascendenza. Ma rappresenta anche la prakriti o ‘natura naturante’ che è l’inerenza indissolubile di tre ‘modi di essere’ o ‘forme’ detti guṇa (letteralmente ‘qualità’): sàttva, la purezza, rajas, l’azione e tamas la stagnazione. Queste tre qualità o leggi che lo yogi, deve trascendere per liberarsi dal legame delle nascite e delle morti.
Possiamo quindi concludere e affermare che Vāc fa parte dell’azione evolutiva del mondo il quinale si manifesta nel mantra Aum. A riguardo di ciò lo scrittore Paolo Cervari commenta, “La parola prende vita e tenta l’assalto alle cose”. In virtù di questo nella tradizione vedica, la sillaba Aum viene comunemente recitata all’apertura di ogni mantra, pūjā e yajña. Questo fa sì che possiamo definire il mondo intorno a noi, identificarlo e con la pratica dello yoga trascenderlo e renderlo reale e luminoso alla nostra coscienza.