SEI ARRABBIATO? MA SEI UNO YOGI… e ti hanno insegnato ahimsa, la non violenza.
E allora il senso di colpa dello yogi modello, che dovrebbe essere in pace col mondo, prende il sopravvento.
Ma analizziamo la rabbia.
La rabbia è un sentimento primordiale e istintivo determinato dalla necessità di difendersi per rispondere a situazioni esterne o interne. Praticamente ha una funzione adattiva perché ti permette di sopravvivere all’ambiente (esterno e interno). Parte dal primo chakra, Muladhara come reazione all’istinto di sopravvivenza, è creata chimicamente nel cervelletto, cervello rettile, come bisogno di adattamento vitale.
È un’emozione che indistintamente tutti gli esseri provano, animali compresi, e nasce nel sistema limbico del cervello come risposta ad eventi e in alcuni casi si manifesta violenta, mentre, in altri è soffocata repressa.
É una delle più forti emozioni innate, la vedi già nei bebè e nei cuccioli di animali. Oltre che emozione primordiale diventa un sentimento con cui ti relazioni col mondo esterno, determinato dall’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova.
É il frutto di una risposta impulsiva (cervello rettile appunto) a stimoli che riteniamo pericolosi (cervello limbico) e che pensiamo di non saper gestire (qualcosa ci viene negato e non abbiamo altro modo di reagire che non sia rabbia e tormento). A questo punto si manifesta la rabbia (attaverso squilibrio del chakra del cuore, pancia e gola), che non sarà più adattiva, ma disadattiva perché crea malessere.
Se è vero che la Rabbia è il primo segnale di disagio, è anche vero che da essa puoi rielaborare un sistema per reagire che usi calma e dialogo, e fermezza.
Dare voce all’emozione, con forza dalla pancia. Ovvero, trascendere la rabbia e trasformare quella grinta, quel fuoco, in energia per cambiare la Situazione (o energia per andartene e lasciar correre).
A volte la rabbia è reazione impulsiva che non permette di guardarsi dentro… per esempio quando consideriamo un’altra persona responsabile per averci procurato un danno. Ma non sempre il responsabile o la causa sono esterni, spesso i responsabili siamo solo noi, in ogni caso è facile trovare un capro espiatorio, un colpevole esterno a quello che succede, perché rivolgendo la rabbia verso qualcosa o qualcuno ci deresponsabilizziamo e non dobbiamo metterci in discussione per cambiare realmente le cose.
Esempio, inutile arrabbiarsi se tuo fidanzato non ti fa mai un regalo… Prima parlargliene, fagli capire col dialogo di cosa hai bisogno (attenzione sotto forma di oggetti) se l’altro non capisce, prima di aggredirlo chiediti se è così importante per te e cosa vuole sopperire questo tuo bisogno… Se la soluzione non c’è, inutile cercare di estrarre acqua dal pozzo secco… Lascia la situazione… Lascia perdere o cambia tu atteggiamento. Ecco cosa significa trascendere la Rabbia in modo costruttivo.
Spesso ci arrabbiamo con le persone a cui siamo più vicine e proprio il sentirsi incomprensi da chi amiamo, crea frustrazione e rabbia.
La rabbia si esprime con un andamento periodico, con picchi esplosivi (collera, esasperazione, furore e ira), oppure chiusura e contrattura (irritazione, fastidio, impazienza, frustrazione) .
Il primo esplosivo dura generalmente poco mentre il secondo, repressivo, può durare a lungo e provocare scompensi alla vita e alla stabilità mentale della persona.
Ci sono anche casi estremi in cui la rabbia si esprime con violenza distruttiva (rompendo oggetti, guidando velocemente, etc fino ad uccidere e compiere gesti gravissimi).
Tutto il corpo assume una postura che gli permette di entrare in azione da un momento all’altro, di attaccare o di aggredire. Si manifestano anche variazioni fisiologiche come l’accelerazione del battito cardiaco, aumento dell’afflusso del sangue nella periferia del corpo, maggiore tensione muscolare e iper-sudorazione, aumento di adrenalina nel sangue.
Tutto questo ci dice che il nostro corpo è pronto a difendersi ed attaccare il nemico.
La rabbia è sana, va accettata e compresa ed anche sfogata, ti mantiene vivo e ti ricorda cosa non puoi accettare e cosa vuoi, va usata per migliorare la vita e le relazioni investendo e trasformando tale fuoco in energia per cambiare e ristabilire i limiti.
Ma è purtroppo disadattiva, disfunzionale o patologica, quando crea sofferenza individuale, perché compromette le relazioni sociali e spinge a compiere azioni dannose verso persone o cose o se stessi. Si resta apparentemente intrappolati in una gabbia di frustrazione dove, la mancata accettazione di ciò chi accade attorno a noi e la nostra incapacità di trovare soluzioni, crea malessere profondo.
La rabbia deve essere ascoltata come segnale e deve essere incanalata in un’altra attività che permette di scaricare l’eccesso di energia, tornare alla calma e rivedere il problema da un punto di vista diverso.
La rabbia inoltre, a livello psicologico ed emotivo, deriva dalla mancata accettazione delle cose, tutto ciò che non ubbidisce ai nostri schemi, alle nostre aspettative, a ciò che pretendiamo, sfugge al nostro controllo e tale mancata accettazione, l’impossibilità di controllare l’altro o gli eventi, crea rabbia .
E’ utile quindi allenarsi all’accettazione e alla tolleranza (che non sono né rassegnazione né sottomissione al volere altrui) semplicemente è consapevolezza e comprensione di ciò che accade.
Ricordiamoci che la rabbia è una risorsa da sfruttare, l’odio che deriva dalla rabbia repressa è invece una debolezza.
Dopo la prima reazione di rabbia ad esempio, possiamo chiederci :
1) perché ci crea disagio
2) di cosa abbiamo paura, cosa stiamo temendo
3) che responsabilità abbiamo
4) cosa possiamo dire/fare per risolvere
5) cosa possiamo accettare e cosa no (stabilire dei limiti)
Una pratica costante e disciplinata permette di ottenere grandi miglioramenti nel controllo della rabbia.