Ormai da un pò di tempo mi rendo conto, guardando su internet, che lo yoga che viene sponsorizzato, brandizzato e fatto vedere è come un una brutta copia dello stesso.
Mi ricordo quando ancora lo yoga si conosceva poco ed erano veramente rare persone a parlarne sul web. Oggi c’è grande scelta di insegnanti e stili, ma delle volte c’è una grande carenza nella sua vera essenza. Viene presentata e vista solo la parte fisica.
Per un insegnante, chiamiamolo cosi “fuori dagli schemi”, è difficile scalare questa “vetta mediatica” presentando le origini, i miti e la sua disciplina.
Prima di arrivare nel mondo del web si poteva praticare solo nei centri o associazioni yoga. Purtroppo, in poco tempo si è trasformato anche il modo di concepirlo con una visione più moderna e questo ci riporta ad oggi.
A mio parere si è creata solo molta confusione. Proprio per questo, ad oggi sapresti rispondere alla domanda “cos’è veramente lo yoga”?
Una volta la risposta sarebbe stata che lo yoga è “l’unione” con la tua coscienza individuale (Atman) a quella universale (Brahman), con tutto ciò che ci circonda e con tutte le persone che ci circondano. Noi siamo e facciamo parte di tutto questo.
Vi lascio qui una definizione letta su un poster:
“Lo yoga, dalla radice sanscrita “yug”, che significa “unione” del micro con il macrocosmo, è una scienza “bio-psico-spirituale” millenaria. Ci insegna la via completa dell’autorealizzazione interiore, per eliminare la sofferenza, il male, il dolore e la malattia, attraverso lo sviluppo ed il potenziamento dei poteri e delle facoltà parapsicologiche latenti. Unico e supremo scopo della vita terrena è il raggiungimento, tramite l’evoluzione interiore, del profondo stato Supercosciente, chiamato Samadhi dagli Yogi, Nirvana dai Buddhisti, Satori dai cultori dello Zen, Estasi dagli Occidentali”.
Non credo che ci sia altro da aggiungere o da dire, se non quanto sia completa e significativa questa spiegazione.
Ritornando alla domanda posta sopra, ai giorni nostri che risposta daremo?
Facciamo cosi vi lascio questo interrogativo e vi riporto un pò indietro attraverso l’origine e mito dello yoga.
Le origini
Nello specifico lo yoga nasce in oriente, nei tempi pre-vedici e vedici. Le tecniche yogiche venivano tenute segrete, gli insegnamenti passavano dalla bocca del maestro all’orecchio del discepolo. I primi testi a riferire dello yoga sono stati gli antichi Tantra, e successivamente i Veda (conoscenza, saggezza) con i suoi quattro più antichi testi : Rig – Sama – Yajur – Atarva. Tuttavia in questi testi non sono presenti pratiche specifiche, si limitavano a fornire riferimenti simbolici. Sarà poi nelle Upanishad (sedersi vicino) che lo yoga inizierà ad assumere una forma più definita. Queste scritture nel loro insieme formano il Vedanta. Con il termine Vedanta a partire dai primi secoli della nostra era, si indicò anche uno dei sei sistemi ortodossi della filosofia indiana.
Il mito della nascita dello yoga
Narra il mito che un giorno il Dio Shiva, seduto sulla spiaggia di un’isola, stesse istruendo la sua sposa Parvati sulla pratica dello yoga, non accorgendosi però di un piccolo pesce che, nascosto tra le onde che si infrangevano sul bagnasciuga, ascoltava rapito tutte le sue parole. Quando i due Dei si resero conto della presenza del piccolo intruso era troppo tardi: questi si era già dileguato tra le onde, portando con sé tutti i segreti che aveva appreso. Il pesciolino nuotò per chilometri e chilometri, mentre elaborava e metteva a frutto dentro di sé gli insegnamenti che aveva portato via a Shiva. Tale era la potenza di questi insegnamenti che il pesciolino, nel breve spazio del suo viaggio a nuoto, passò attraverso tutte le tappe del percorso evolutivo finché, quando al termine del viaggio giunse a riva, sul continente, si era infine trasformato in un uomo. Quest’uomo, che si chiamò Matsyendra (Matsya in sanscrito significa “pesce”), fu il primo yogi della storia, e attraverso il suo insegnamento la scienza dello yoga poté essere conosciuta dagli esseri umani.
Ora, dopo tutto questo ritorno alla filosofia e al suo mito, oggi lo yoga è semplicemente visto e categorizzato come una “ginnastica” per alleviare i dolori. E’ qui che ci si sbaglia, lo yoga non è ginnastica e neanche pilates.
Io il più delle volte mi metto nei panni, e ci sono anche stata, di persone che si avvicinano ad esso e vedono su internet profili con foto bellissime e posizioni impossibili. Ma, yogin quello che vediamo è puramente improntato sull’aspetto fisico, sul materialismo del vedere tutto bello e desiderabile; tutto quello che lo yoga non è, tutto quello che lo yoga non ci insegna ansi, ci guida in un percorso di coscienza del non attaccamento, desiderio, non violenza, ecc.
Voi mi direste, che c’entra?!
C’entra… c’entra e molto. L’attaccamento non avviene solo a livello materiale ma, anche a livello sottile nella nostra coscienza (citta) che comprende l’intelletto, la mente e l’ego. E’ proprio qui che il nostro ego non essendo in sintonia e in equilibro ci porta in un lato sbagliato ed in un approccio distorto dello yoga. Noi vedremo solo il raggiungimento di quella posizione (asana) puramente fisica come uno scopo da inseguire, innalzando davanti a noi il famoso velo di maya (illusione).
Questo concetto può essere sia positivo che negativo. Positivo perché in qualche modo ci ha portato sul tappetino ma, negativo perché non c’è niente in tutto questo che ci connette veramente con il nostro io interiore, con il nostro corpo e infine con la coscienza universale (Brahman).
L’inizio per tutti gli yogin, o per lo meno per me è stato cosi, come primo passo è saper ascoltare il proprio corpo, sentirlo e sopratutto non giudicarlo. E’ qui che torna il concetto di non violenza. Quando saliamo sopra il nostro tappetino, tutto intorno a noi come i nostri pensieri devono essere lasciati fuori, in quel momento ci siamo solo noi. Ogni volta che praticate è come se avvenisse una connessione con il vostro corpo e quello sottile arrivando al vostro Sè. Con ogni respirazione fluiamo nei diversi movimenti ed asana percependo tutto, dal muscolo che si contrae, dall’energia che portiamo al nostro interno, da quella parte del corpo che forse non avevamo mai sentito prima lavorare e dal controllo che riusciamo ad avere in ogni movimento. Queste sono solo un po’ di sensazioni che possiamo percepire, con il tempo né avremo delle altre e come sempre ognuno di noi le riceverà a suo modo.
Riassumendo, ecco perché lo yoga non può essere descritto e fatto conoscere solo come posizioni. Nello Yoga Sutra di Patanjali, l’asana si trova al terzo stadio prima di essa ci sono i cinque principi etici e morali (yama) ovvero le cose da non fare e le cinque osservanze (nyama) ovvero le cose da fare. Questi principi ci accompagnano verso il nostro cammino sul tappetino e fuori, riconoscere e capire essi ci aiuta ad avvicinarci ad una pratica completa dello yoga. Le posizioni sono solo un veicolo per raggiungere tutti gli altri stadi, alla fine di esso ci basterà anche solo sederci e raggiungere uno stato di quiete inimmaginabile.
Tutta la filosofia e i miti che circondano questa scienza “bio-psico-spirituale” ovvero lo yoga, comprendono un mondo bellissimo e non va sottovalutato o accantonato solo per raggiungere una posizione e dire che sappiamo farla aumentando il nostro ego.
Con tutto questo, non voglio dire che non dovete essere curiosi di nuove posizioni ed interessarvi a come praticarle in modo sicuro ma, provate a seguire insegnanti che vi avviano verso il cammino dello yoga in tutto quello che né comprende. Provate ad essere più curiosi ed andare oltre.
Purtroppo in questa società, si impronta tutto sulla prestazione e sull’aspetto esteriore. Questo ha portato, come dicevo all’inizio del mio articolo, a creare una brutta copia dello yoga e a modificarlo per guadagnarne in modo semplice.
Ora sta a voi capire, comprendere, vedere e togliere questo velo di illusione e scegliere.
Hari Om