Dipinto di Radhe Gendron (“Gopal crossing the Yamuna”, olio su carta)
Quando ci interroghiamo sul “potere curativo dello yoga” stiamo presupponendo la ricerca di una soluzione a un problema, a un malessere, un disagio. Effettivamente la realtà in cui viviamo nella società contemporanea è basicamente difettosa. Ogni persona con uno sviluppo coscienziale è consapevole delle sue molte problematiche, mentre molte altre persone la cui evoluzione si trova a differenti livelli stanno ricevendo più o meno consapevolmente la capacità di avere un migliore discernimento fra ciò che è benefico alla nostra evoluzione e ciò che è deleterio.
Nella società ci sono differenti forze che possono essere generalmente definite come negative o positive, oscure o luminose, demoniache o divine, ecc. La spinta di queste forze ci porta in opposte direzioni. Queste contrapposizioni esistono da tempi immemorabili e in questo modo continueranno ad esistere per l’eternità.
Tutti noi siamo prigionieri della dualità degli opposti, gioia e dolore, caldo e freddo, onore e disonore, ecc. Tutto viene relativizzato e la tendenza odierna di un pragmatismo nichilista tenta di escludere la via della luce, la dimensione spirituale, nella vita dell’uomo considerandola irrilevante dovuto al “fatto” che non offre prove cosiddette concrete, percepibili dai nostri cinque sensi e dalla mente.
Si tende ad escluderla, negando l’esistenza di altri dimensioni che sono la matrice di questo mondo a noi percepibile, che altro non è che un riflesso, una lontana somiglianza, quasi un’ombra di ciò che è la vera realtà.
Tramite lo yoga nella sua forma più pura e originale, è possibile diventare artefici di un cambiamento dapprima individuale e di conseguenza collettivo nel divenire. In cosa consiste questo potere curativo, se non nel diventare coscienti della nostra vera natura quali esseri di luce partecipi in parte infinitesimale di quella sorgente luminosa, di quel sole che è la nostra origine, il nostro sostegno e la nostra vita!!
Tutti i nostri problemi, difficoltà, malattie derivano solo ed esclusivamente dalla nostra disconnessione da questa dimensione, e dalla dimenticanza della nostra ontologica relazione d’amore con la sua sorgente.
Molte forme di yoga oggi così in voga sono dei palliativi accettati da persone che non hanno la conoscenza del valore reale dello yoga e dello scopo che si prefigge. Questa poca conoscenza o ignoranza, volontaria o involontaria, è alla base della nostra involuzione, l’involuzione della coscienza. Naturalmente coloro che accettano volontariamente di rimanere nell’oscurità, per debolezza, insincerità o sfortuna, difficilmente possono avvalersi dei vari metodi proposti per l’evoluzione. Lo yoga è efficace per coloro che sono ricercatori genuini che, accettando la propria incapacità e imperfezione, cercano una conoscenza e una pratica che possono dare loro una soddisfazione interiore.
Nello Śrimad Bhagavatam (conosciuto anche come il Bhagavata Purana o Purana immacolato) 10.84.13 leggiamo, ad esempio:
यस्यात्मबुद्धि: कुणपे त्रिधातुके
स्वधी: कलत्रादिषु भौम इज्यधी: ।
यत्तीर्थबुद्धि: सलिले न कर्हिचि-
ज्जनेष्वभिज्ञेषु स एव गोखर: ॥ १३ ॥
yasyātma-buddhiḥ kuṇape tri-dhātuke
sva-dhīḥ kalatrādiṣu bhauma ijya-dhīḥ
yat-tīrtha-buddhiḥ salile na karhicij
janeṣv abhijñeṣu sa eva go-kharaḥ
“La persona che identifica il proprio sé con il corpo inerte composto di muco, bile e aria, che considera la moglie (o il marito) e la famiglia sua proprietà, che vede degne di adorazione un’immagine qualunque o il Paese in cui è nato, oppure visita un luogo sacro senza cercare la compagnia dei saggi non è migliore di una mucca o di un asino.”
L’antica conoscenza vedica dello yoga, spiega che l’origine del problema nell’esistenza umana è quello di identificarci con il nostro corpo (manca la conoscenza e la sensibilità nel distinguere il corpo dal sé) e con tutto ciò che è relativo al corpo (questa è la mia famiglia, appartengo a questa nazione ecc.). Questa concezione corporea esclude la possibile evoluzione della nostra coscienza, limitandoci o degradandoci a livello animale.
Consideriamo che le attività di base di ogni essere umano e animale sono mangiare, dormire, accoppiarsi e difendersi, se noi svolgiamo queste quattro attività senza porci il problema dell’esistenza, cioè rispondendo alle domande chi sono io? Da dove vengo? Cosa c’è dopo la morte? Non siamo meglio dei nostri cari amici a quattro zampe, i quali naturalmente non hanno la capacità intellettuale per capire i veri problemi esistenziali. La forma umana possiede queste capacità, poiché si trova a un livello più alto di evoluzione coscienziale, se l’essere vivente si avvantaggia di questi talenti che solo l’uomo possiede, può percorrere il sentiero dello yoga.
Guarirci dalla falsa identificazione con il corpo e la mente, significa aprirci ad una consapevolezza straordinaria che potrà darci vera felicità, libertà e amore.
Questa conoscenza è supportata da Krishna stesso, considerato dalla tradizione yogica un avatar (cioè, “colui che discende”), che ci dona nella Bhagavat-Gita una conoscenza sublime volta al bene di tutti. Ecco alcuni versetti:
B.G. 2.16:
नासतो विद्यते भावो नाभावो विद्यते सतः ।
उभयोरपि दृष्टोऽन्तस्त्वनयोस्तत्त्वदर्शिभिः ॥ १६ ॥
nāsato vidyate bhāvo
nābhāvo vidyate sataḥ
ubhayor api dṛṣṭo ’ntas
tv anayos tattva-darśibhiḥ
“Coloro che vedono la verità hanno dedotto l’eternità del reale (l’anima) e la temporaneità dell’illusorio (il corpo materiale) dallo studio delle rispettive nature.”
B.G. 2.17:
अविनाशि तु तद्विद्धि येन सर्वमिदं ततम् ।
विनाशमव्ययस्यास्य न कश्चित्कर्तुमर्हति ॥ १७ ॥
avināśi tu tad viddhi
yena sarvam idaṁ tatam
vināśam avyayasyāsya
na kaścit kartum arhati
“Sappi che non può essere annientato ciò che pervade il corpo. Nulla può distruggere l’anima eterna.”
B.G. 2.18:
अन्तवन्त इमे देहा नित्यस्योक्ताः शरीरिणः ।
अनाशिनोऽप्रमेयस्य तस्माद्युध्यस्व भारत ॥ १८ ॥
antavanta ime dehā
nityasyoktāḥ śarīriṇaḥ
anāśino ’prameyasya
tasmād yudhyasva bhārata
“L’anima è indistruttibile, eterna e senza dimensioni, soltanto i corpi che assume sono soggetti alla distruzione.”
B.G. 2.20:
न जायते म्रियते वा कदाचि-
न्नायं भूत्वा भविता वा न भूयः ।
अजो नित्यः शाश्वतोऽयं पुराणो
न हन्यते हन्यमाने शरीरे ॥ २० ॥
na jāyate mriyate vā kadācin
nāyaṁ bhūtvā bhavitā vā na bhūyaḥ
ajo nityaḥ śāśvato ’yaṁ purāṇo
na hanyate hanyamāne śarīre
“Per l’anima non vi è nascita o morte. Esiste e non smette mai di esistere. Non nasce non muore, è eterna originale, non ebbe mai inizio e non avrà mai fine. Non muore quando il corpo muore.”
Naturalmente il concetto di reincarnazione è presente. Questa rivelazione che Sri Krishna ci dona può liberarci da tutte le paure dell’esistenza condizionata. Meditando profondamente su di essa e accogliendola, saremo fortunati di trovarci finalmente all’inizio del sentiero curativo dello yoga.
OM TAT SAT
Walter Montagner (Vasudeva Datta das), studioso dei testi vedici della Bhakti (come la Bhagavad Gita e lo Srimad Bhagavatam), pratica e insegna il Bhakti yoga secondo la scuola Gaudiya Vaishnava da più di quarant’anni.