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Tempo di lettura:10 minuti, 46 secondi

Testo e disegni di Janine Claudia Nizza,
dedicato ad Arturo Benedetti Michelangeli

Fluire nello Yoga

Il concetto di FLOW permea la natura e le sue creature: il salto della gazzella è sempre leggiadro sia in volo, sia nell’atterraggio, il fiore sboccia petalo dopo petalo espandendo la sua corolla con la stessa armonia della fragranza che emana; non esiste funzione senza bellezza.
Le note stonate, i movimenti goffi sono le aberrazioni dei blocchi, essere fluidi e intonati significa “riaccordare” attraverso l’ascolto. Gli squilibri posturali e i traumi causano rigidezza nel corpo e le paure l’immobilità mentale.
Attraverso la pratica yoga é possibile riconoscerle e superarle: non c’é azione senza riflessione, e tra loro, vi é reciprocità e interdipendenza.
Il primo passo è divenire consapevoli che una decisione interiore si propaga come un’ONDA nell’ambiente circostante, portando al cambiamento e alla conoscenza entrambi. L’asana e il suo respiro sono catartici, cambiano la materia e lo spirito modificando il corpo / mente.
L’osservazione attenta del fluire nello yoga porta a individuare il Flow della Shakti e sotto il suo ”effetto” tutto ciò che pensiamo, scriviamo, diciamo e facciamo si propaga con armonia e naturalezza. Inoltre rende possibile eseguire “fluidamente” ogni asana, dalla più semplice alla più complessa come Madre Natura è illuminante; ammirevole e misurata sia nel cinguettio di un passero che in un cielo in tempesta.

Kundalini e Shakti

Kundalini significa letteralmente ”ricciolo di una ciocca dei capelli dell’amata” ma nello yoga il termine è usato per definire ”il flusso di energia e consapevolezza che esiste in ognuno di noi”. Shakti, letteralmente vuol dire “energia“ e “potenza”, il termine adoperato in alcuni testi di tradizione Tantrica, rappresenta il potere di dio di dar luogo al mondo fenomenico e al piano cosciente della creazione.
Quando la Kundalini comincia a salire verso i chakra superiori il suo nome diventa Shakti: “Energia Divina Personificata”; questa è identificata come “dinamica”, il suo muovimento a spirale, lungo la spina dorsale e le aree del cervello ad essa collegate, viaggiano con un movimento pranico: “… Ignorare la crescita spirituale è Tamasico, glorificare l’io sessuale è Rajasico, risvegliare gradualmente la Kundalini è Sattvico.”
— Elise Everarda.

Fluire verso l’infinito in un formato definito.

Se lasciamo “fluire lo yoga” attivando la “coscienza” nel Vinyasa, aumentiamo la capacità di armonizzare più funzioni contemporaneamente, esattamente come fa un albero forgiando radici e rami o un ruscello che si fa strada fra la terra e le rocce.

Dunque che si tratti di un tappetino di yoga o di un pianoforte è indifferente; entrambe le zone sono circoscritte spazialmente, ma il paradosso è che al loro interno si possono realizzare infinite asana/suoni e inumerevoli modi per eseguirle/vibrarli. Gli ostacoli per conseguire tutto ciò sono: paura, disfattismo e negligenza, questi elementi bloccano la nostra crescita non consentono alla Shakti di fluire.

Osserviamo la postura al pianoforte di Arturo Benedetti Michelangeli: la sua attenzione “yogica” rispetto al consueto e disordinato movimento di altri pianisti, crea Mudra (gesti) delle mani tra un brano e l’altro e spesso anche tra le singole note. 1) Rotazione dei polsi per defaticare i canali energetici. 2) Le braccia appaiono rilassate e consentono al torace di respirare. 3) L’allineamento delle mani perpendicolari alla tastiera possono calibrare il giusto impulso dinamico delle singole dita sui tasti. 4) Il busto eretto e il mento parallelo al pavimento, permettono alla Shakti di muoversi lungo la colonna vertebrale fino al cervello. 5) Le ginocchia perpendicolari alla caviglie connettono fino ai piedi “l’energia” e li tengono pronti ad amplificare o a sottrarre l’intensità del suono sui pedali. Queste posture mostrano chiaramente come il suo corpo fosse “conduttore energetico” consapevole. Nelle sue mani (limbo di azione connesso ad Anahata Chakra) il centro di raccolta di tutte le informazioni più intime del suo portato timbrico, tecnico e sentimentale. Passando attraverso il rigore “dell’allineamento“, conquistando la libertà dal “formato” della tastiera, rendendo unico e libero ogni suo concerto, percepito come evento.

Così nel Vinyasa Yoga Flow sul nostro tappetino (in tutto meno di 2 mq.) riusciamo attraverso gli stessi parametri: posture, allineamento, attenzione e respiro a sviluppare tutte le facoltà di corpo/mente/anima fino alla loro completa integrazione.

Fluire in Purusa e Prakrti

T.K.V. Desikachar scrive: “lo Yoga segue gli Insegnamenti Samkhya, che dividono l’universo in due categorie: il Purusa e la Prakrti. Il Purusa é quella parte di noi che vede e percepisce secondo realtà, e non é soggetto a cambiamento. Di contro la Praktri é soggetta a continuo cambiamento e include tutto ciò che é materia, compresi la mente, i pensieri, i sentimenti e i ricordi.”

Arturo Benedetti Michelangeli aveva la capacità, PURUSA, di essere egli stesso in ascolto mentre suonava: le note non erano mai staccate ma ”legate”, fluide. Al contempo, PRAKRTI lasciata fluire e densa di sensazioni, emozioni, conoscenza, attuava tutte le sfumature del suo universo musicale. Michelangeli metteva la tecnica al servizio dell’intuizione/creazione. Era in grado di emozionare senza distrarre l’ascoltatore dall’Opera. Quella che viene considerata, a ragione, la rappresentazione del vento tra le tombe nel finale dell’Opera 35 in Si Bemolle di Chopin, è un esempio di mix tra Purusa e Prakrti. L’interpretazione di Michelangeli non si concentra sul virtuosismo imitativo, ma ne diviene la corrente energetica: “udibile e visibile” al contempo. Chopin descrive in questo finale, il distacco dell’anima dal corpo, quel momento unico e irripetibile della trasmigrazione dello spirito che lotta per uscire dall’involucro terreno che lo trattiene. Nella Sequenza di Vinyasa Flow, troverete anche una personale elaborazione dei Mudra generati spontaneamente dal grande pianista di cui ho stima yogica, nonostante non credo praticasse yoga. Un piccolo omaggio al suo straordinario contributo artistico e spirituale che ha ispirato tutta la mia ricerca sull’individuazione del Flow della Shakti: la testimonianza di come un “risvegliato” in ogni ambito non si accontenta del talento personale, ma opera un lavoro assiduo e costante per conoscere e superare i propri limiti, alla ricerca di mezzi sempre più raffinati per attuare il suo Sè creatore.

Kundalini, se invocata attraverso studio e impegno, si risveglia dal tetro torpore alla base della colonna, per ascendere verso i chakra superiori, illuminando tutte le aree del cervello ad essi collegate.
Non fraintendete, questa non sarà una lezione sull’apertura dei Chakra o un tentativo di fondere l’arte musicale con lo yoga in un’unico procedimento, anche se in entrambe i casi vi è un percorso dall’oscurità alla conoscenza.

Il Flow della Shakti è un tentativo di descrivere il “movimento” del suo passaggio nei vari “stadi”, meravigliosi e affascinanti, attraversati dalla “potente energia” lungo la principale Nadis Sushumna (canale) che attraversa longitudinalmente la colonna vertebrale.
Con la pratica del Flow della Shakti, si intraprende un “viaggio yogico” verso quelle sensazioni di risveglio che le asana e il respiro Ujjayi portano attraverso la consapevolezza e il fluire del Prana nei 7 Chakra.

LO SCIVOLO DI KUNDALINI

Chakra: Muladhara

Immaginate una tiepida tana scavata sotto le radici di un albero nella terra, la luce non penetra ma è accogliente, i rumori esterni si odono appena; assomiglia a un ventre materno, protetto, rassicurante.

Viparita karani

Risvegliare dolcemente il Serpente arrotolato alla base della Colonna Vertebrale. Il corpo è invertito ma senza sforzo, il calore che sentiamo dal bacino scorrere verso il torace e la testa è il “movimento” indotto dalla postura al nostro “serpente dormiente”. Con gli occhi chiusi visualizziamo Kundalini che si risveglia, invitata ad ascendere verso Svadisthana Chakra e ripetiamo mentalmente il Beejamantra LAM.

Open Flow: benessere, allegria, evacuazione corretta, sentirsi a casa nel mondo, amore per la vita.

DONDOLARE LA SHAKTI

Chakra: Svadishtana

Un argenteo ruscello fra le rocce trascina con sè le foglie, incontrando letti ripidi, tronchi di alberi e sassi. Mai si arresta, sempre fluisce superando gli ostacoli: é un veicolo eccellente e ci insegna a lasciar fluire ogni emozione.

Marjarasana (cat & dog tailbonès tilt)

L’onda creata dal movimento in postura si snoda dal bacino a tutta la colonna vertebrale: sollecita la Shakti e la “culla”.
Muladara Chakra partecipa alla spinta: percepiamo la danza dell’ombelico che sale e scende gravido di Shakti. Ripetiamo mentalmente il Beejamantra VAM.

Open Flow: emozioni positive, empatia, gioia nel contatto, contentezza, corpo caldo.

AGNI VINYASA

Chakra: Manipura

Scoppiettante è il fuoco che rischiara la notte e riscalda il giorno. Può fondere i metalli e forgiare utensili. Il suo calore sale verso l’alto; se governato è utile per la nostra vita, ma se dilaga incontrollato distrugge tutto ciò che incontra, ci insegna il potere “alchemico” di trasformare tutti gli elementi e il coraggio.

Virabhadrasana A

Disporre il Plesso Solare ad apertura, le braccia verso il cielo come spade di luce: “un segnale stradale” che invita la Shakti a seguire la calda corrente ascensionale.
Visualizziamo il suo passaggio nel diaframma. Cantiamo mentalmente il Beejamantra RAM.

Open Flow: il destino è nelle nostre mani, abbiamo il potere del libero arbitrio, digeriamo benissimo, manifestiamo il coraggio che è in noi, proteggiamo i piu’ fragili, i nostri obiettivi e intenti sono adorni di grazia.

SHAKTI FLOWS IN MEZZA LUNA

Chakra: Anahata

Tra gli artisti che hanno rappresentato meglio il vento ho scelto per voi l’interpretazione di Arturo Benedetti Michelangeli dell’Op. 35 in Si minore di Chopin. Per imparare ad amare bisogna “morire nell’Ego”. Qui la musica si trasforma in brusii e soffi con suoni di rapidi mulinelli che sembrano trascinare le foglie tra le lapidi: un “quadro d’ascolto” per un difficile elemento da rappresentare. L’aria si sa è come l’amore, non si può intrappolare; crea passaggi spalancando le porte, soffia sulle vele dei vascelli, sostiene le ali di chi vola, pervade la vastità incommensurabile.

Ardha Chandrasana

Restare in equilibrio con le braccia tra cielo e terra, leggiadria dell’elemento “aria”, la gamba che sale all’altezza della gola dirige la Shakti verso il quinto chakra, ma è nel quarto chakra che risiede la prima tappa della spiritualità: fluire nel cuore per “l’effetto bilancia” della postura, un misto di compassione e gioia inaspettate attraversano il petto e le scapole. Ripetere mentalmente il Beejamantra YAM.

Open Flow: generosità, felicità nel donare, flessibilità e spirito di adattamento, tranquillità interiore, ottimismo, sistema circolatorio e cuore sani, armonia in tutto.

NADA KRAMA

Chakra: Vishuddhi

Il Suono può oltrepassare lo spazio e il tempo, un tono di voce dolce può consolare. Un tuono nel cielo può intimorire; la sinfonia delle sfere celesti è divina gioia, l’etere è Akasha e fonte di giovinezza. La mente può irradiare la sua luce come un puro diamante.

Bakasana

Forte sostegno energetico dai chakra inferiori, la testa è allineata al coccige, Vishuddi Chakra in estensione e Bindu Visarga in sospensione: Shakti nel suo incedere attraversa la gola, il nettare della rigenerazione. Beejamantra: HAM.

Open Flow: abbondanza di idee, libertà e indipendenza, dono del linguaggio che comunica fluidamente, sviluppo della personalità e un forte sistema immunitario. La capacità di realizzare i propri sogni e visioni.

THIRD EYE DRUM

Chakra: Ajna

La Luce dà forma ai colori che la notte nasconde,l’energia che trasporta illumina persino i luoghi più oscuri dell’Universo; è radiosa ed è nutrimento per tutto il creato.

Utkatasana

Non è la forza che sostiene il corpo, la fronte è rilassata, tutti i chakra sono perpendicolari al pavimento, sospesi e attraversati dal Flow della Shakti simile ad una cometa che illumina l’Occhio Divino: il suo beejamantra é OM. Respirare lentamente per mantenere la presa di Uddiyana Bandha in modo che il peso del corpo“radichi” nelle piante dei piedi. Durante il piegamento del busto in Uttanasana, percuotere le mani sul tappetino come se fosse un tamburo.

Open Flow: il dono della preveggenza, chiaroudienza e l’armonia tra gli opposti femminile e maschile. Conoscenza del vero Sè. Equilibrio in tutti gli organi pari del corpo, sviluppo ai massimi livelli dell’Intuito, della telepatia e della consapevolezza.

SHIVA & SHAKTI DANCE

Chakra: Sahasrara

“La forma è vuoto,il vuoto è forma”. Punto di non ritorno, come nell’orizzonte degli eventi in fisica. Unione con tutti i piani dell’esistenza. Il luogo dove la materia si trasforma in luce e dove Shiva e Shakti danzano fondendosi nell’UNO.

Vrkhasana

Con un piede sollevato da terra e l’equilibrio del corpo su quello radicato nel suolo,tenere le mani nel Crown Mudra; il dristi é Nasagrai (la punta del naso). La stabilità vince sulla precarietà. Siamo la “causa originaria”: è l’ultima destinazione del Flow della Shakti che riconduce a casa nell’ Universo. Beejamanta OM.

Open Flow: il flow è un mezzo per muovere Kundalini verso la comprensione della sua natura originaria, quando Prakriti e Purusha non erano separati. Questa coda propulsiva del Flow (simile allo spermatozoo) una volta raggiunto il punto più alto feconda Shiva e Shakti assolvendo al suo molteplice compito “riunificatore”.

Per conoscere i dettagli della sequenza, corredati da immagini disegnate a mano, vi invitiamo a leggere anche l’articolo Vinyasa “il Flow della Shakti” pubblicato su Yoga Pills.

Janine Claudia Nizza

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3 thoughts on “Il Flow della Shakti

  1. Articolo emozionante! Janine è una maestra di yoga dalla grande competenza unita ad una sensibilità non comune. Riesce a trasmettere ai suoi allievi il suo sapere con generosità e con la semplicità di chi ha elaborato anni di studio, di ricerca e di pratica personale mettendoli a disposizione di chi si affida a lei per compiere un viaggio unico e speciale nel mondo del Vinyasa Yoga Flow!

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