Jon Kabatt-Zinn, il padre della mindfulness, nel suo libro “Dovunque tu vada, ci sei già. Una guida alla meditazione”, ne dà una definizione completa: “La consapevolezza è un’antica pratica buddista che riveste un profondo significato per la nostra vita attuale. Riguarda tutto ciò che si riferisce al prendere coscienza e vivere in armonia con se stessi e il mondo intero. Comporta l’autoindagine, la messa in discussione della nostra visione del mondo, della posizione che vi occupiamo e l’apprezzamento della pienezza di ciascun momento della nostra esistenza. Soprattutto riguarda il mantenimento del contatto con la realtà. Consapevolezza significa prestare attenzione in un modo peculiare: di proposito, nel momento presente e senza presunzione. Questo tipo di attenzione produce maggior lucidità, chiarezza e accettazione della realtà in atto. Rende consapevoli del fatto che la vita si svolge solo per momenti successivi. Se non si è pienamente presenti in molti di quei momenti può accadere non solo di lasciarsi sfuggire ciò che è più valido nella propria vita, ma anche di non rendersi conto della ricchezza e profondità delle possibilità personali di crescita e trasformazione”.
Quindi la consapevolezza è l’essere presenti in ciò che facciamo, nelle nostre azioni, nel momento presente. Legato però all’esperienza che l’individuo fa nel suo campo d’azione, nel suo quotidiano, nella sua vita. Nel qui e ora. Ma nella vita di tutti i giorni come si traduce questo fenomeno? Riusciamo ad essere consapevoli di noi stessi in ogni momento? Quante volte in una giornata ti fermi, ascolti te stesso e ti chiedi: Come sto? Come stanno il mio corpo, cuore e mente separatamente? Come sto respirando? Come vorrei sentirmi?
Queste domande aiutano nel percorso di crescita in consapevolezza.
Grazie ad un’osservazione più attenta possiamo connetterci con chi siamo e con la nostra intimità. Riconoscere le emozioni senza farci sopraffare, osservarle da lontano per poi diventarne padrone, può diventare una necessità, evitando di cadere nella trappola degli schemi mentali. Essere dunque in grado di riconoscere i sentimenti negativi, pensieri errati che la nostra mente produce, credenze tossiche per la nostra esistenza, diverrà la chiave di lettura che ci renderà liberi di vivere appieno la nostra vita. Come una lente d’ingrandimento, la nostra consapevolezza saprà riconoscere immediatamente cosa abbia scaturito quel preciso comportamento ed emergerà una saggezza naturale che trasformerà la confusione in chiarezza.
Nel libro “Alchimia Emotiva” di T.B. Goleman si esplicita molto bene questo concetto: “Se manteniamo vigile il nostro sguardo interiore, a volte scopriamo dolore, dietro la maschera che portiamo. Ma se continuiamo a guardare, ci accorgiamo che sono gli stessi meccanismi del dolore a mantenere quella maschera sul nostro viso, e se indaghiamo oltre vediamo quegli stessi meccanismi vacillare e rimettersi in sesto da soli. Vediamo come le nostre reazioni alle emozioni possono tenerci a distanza da noi stessi. E se ci concentriamo ulteriormente, permettendo a noi stessi di aprirci con più onestà, la nostra consapevolezza penetra più a fondo, sbrogliando e dissolvendo, eliminando i vari ostacoli che il nostro sguardo incontra. Iniziamo a entrare in contatto con parti più genuine di noi stessi, dapprima solo dei barlumi. Poi, sostenendo il nostro sguardo, ci colleghiamo con la sorgente che apporta consapevolezza ai diversi strati del nostro essere”.
Diciamolo apertamente. Guardarsi dentro, entrare in contatto intimo con sé stessi è un esercizio difficile. Ci spogliamo della nostra identità per affrontare le paure e il più intimo dolore. Ma senza questo passaggio non potremo comprendere ciò che accade, i sentimenti che si susseguono. Non saremo in grado di rispondere agli stimoli esterni con un’intelligenza che trascende l’istinto. Con consapevolezza, appunto.
Ma come possiamo aumentare la nostra consapevolezza? Esistono diverse pratiche che si possono utilizzare.
Jon Kabatt-Zin si riferisce alla consapevolezza partendo proprio dalla pratica meditativa perchè ci catapulta nel presente immediatamente. Obbliga il praticante a restare connesso con il qui e ora. Senza compromessi. Normalmente siamo abituati a fluttuare con i pensieri in maniera incontrollata, tra ricordi, fantasia e vissuto. Al suo opposto, invece, essere coscienti allena una resistenza alle distrazioni. Educhiamo la mente lasciando andare i pensieri nocivi, quelli che ci sospingono inutilmente nel futuro o nel passato e a focalizzarci sull’esperienza del momento.
Thích Nhat Hạnh, monaco buddhista, poeta e attivista vietnamita per la pace, ha scritto numerosi libri in cui spiega come la meditazione possa essere un gesto quotidiano, come possiamo esercitare la nostra consapevolezza bevendo una tazza di the, lavando i piatti o guardando le nuvole nel cielo. Se abituiamo la mente alla presenza saremo in grado di applicare questa regola in tutti gli ambiti della vita.
Ecco un breve esercizio che puoi fare: il lavaggio consapevole dei piatti. Mentre lavi i piatti, dovresti lavare solo i piatti, il che significa che mentre lavi i piatti tu dovresti essere completamente consapevole di quello che stai facendo. Ad un primo sguardo potrebbe sembrare stupido. Perché uno dovrebbe mettere così tanto impegno nel lavare i piatti? Questo è esattamente il punto. Il fatto di essere lì, in piedi a lavare delle tazze o posate è una realtà meravigliosa. In quel momento sei completamente te stesso, segui il tuo respiro, sei in presenza e cosciente di ogni pensiero e azione. Non c’è possibilità che tu venga sbattuto a destra e a sinistra come una bottiglia nelle onde. Non c’è spazio per altro. Se impariamo a porre attenzione a quello che facciamo, ai nostri pensieri, a ciò che corre nella nostra mente, impareremo anche a rispondere diversamente a ciò che accade intorno a noi. Saremo in grado di agire e non re-agire. Saremo in grado di far emergere la nostra consapevolezza.
Bibliografia
1. Jon Kabatt-Zinn, Dovunque tu vada ci sei già. In cammino verso la consapevolezza, Corbaccio, 2019
2. Tara- Bennett Goleman, Alchimia emotiva, Bur Rizzoli, 2013
3. Thich Nhat Hanh, Spegni il fuoco della rabbia, Oscar Mondadori, 2009
4. Thich Nhat Hanh, The mirale of mindfulness, Rider Books, 2008