Oggigiorno molti si interessano alle pratiche yoga. In tutto il mondo le persone frequentano centri yoga di varie denominazioni. La maggior parte dei praticanti sono motivati dall’effettivo benessere che la pratica degli asana dello yoga permette di ottenere. Questo è indubbiamente un valore significativo.
Il nostro corpo è il mezzo con cui interagiamo, è uno strumento eccezionale, molto sofisticato, una creazione perfetta adatta a vivere su questo pianeta. Nel principale trattato sullo yoga, la Bhagavad-gita, fondamento anche degli Yoga Sutra di Patanjali, troviamo delle istruzioni date da Krishna al suo amico Arjuna.
Egli dichiara: “Nessuno può diventare uno yogi, o Arjuna, se mangia troppo o troppo poco, se dorme troppo o troppo poco.”
Si raccomanda allo yogi di regolare il suo regime alimentare e il suo riposo. Mangiare troppo significa assorbire più di ciò che è necessario al buon funzionamento del corpo. Chi mangia troppo sognerà molto e dormirà più del necessario. La persona pigra è inadatta a praticare lo yoga.
In un altro versetto della Bhagavad-gita è scritto: “Chi è moderato nel mangiare e nel dormire, nel lavoro e nel riposo può, con la pratica dello yoga, alleviare le sofferenze dell’esistenza materiale.” Soddisfare più del necessario le esigenze del corpo (mangiare, dormire, accoppiarsi e difendersi) può essere un freno al nostro avanzamento sulla via dello yoga.
Naturalmente ognuno di noi si identifica con il proprio corpo, pensando di essere di una certa razza, nazione, colore e genere.
Vorrei fare qui una distinzione tra il corpo fisico e il corpo astrale (sottile). Il corpo astrale ha una forma, come il corpo fisico, ma questa forma è a un livello sottile.
La Bhagavad-gita insegna che sono i pensieri al momento della morte che generano un nuovo corpo nella vita successiva. Naturalmente, i pensieri che si hanno negli ultimi istanti della vita sono determinati dalla coscienza che abbiamo sviluppato nel corso della nostra intera esistenza.
Quindi, il corpo sottile, la cui funzione è pensare, sentire e volere, è alla base della generazione del corpo fisico.
Secondo i grandi saggi, gli inni vedici e gli aforismi del Vedanta Sutra, gli elementi che costituiscono questo universo sono: la terra, l’acqua, il fuoco, l’aria e l’etere, detti anche i cinque Grandi Elementi, poi il falso ego (l’errata identificazione di sé-stesso), l’intelligenza e le tre influenze della natura materiale.
Il corpo fisico è un microcosmo composto dagli stessi cinque Grandi Elementi e i tre elementi sottili menzionati sopra. Inoltre, è attrezzato con i cinque organi di percezione (naso, occhi, lingua, orecchi e pelle) e cinque organi d’azione (bocca, gambe, braccia, ano e organi genitali). Al di là dei sensi si trova la mente, detta anche senso interno. Ci sono infine cinque tipi di oggetti dei sensi: gli oggetti olfattivi, gustativi, visivi, tattili e sonori. L’insieme di questi 24 elementi costituisce ciò che è il corpo fisico grossolano e sottile. Per conoscere nei particolari questi 24 elementi e le loro interazioni, di cui la Bhagavad-gita dà un semplice accenno, occorrerebbe un approfondimento filosofico trattato nello Srimad Bhagavatam (conosciuto anche come Bhagavata Purana).
Il corpo, manifestazione di tutti questi elementi riuniti, attraversa sei fasi: nasce, cresce e si mantiene per un certo tempo, si riproduce, deperisce e, infine, muore. Di conseguenza, sempre secondo la Bhagavad-gita, il corpo è materiale e temporaneo, a differenza della persona, cioè l’anima, che è di natura spirituale.
“Per l’anima non c’è né la nascita né la morte. Esiste e non smette mai di esistere. Non nasce, non muore, è eterna, originale, non ebbe mai inizio e non avrà mai fine. Non muore quando il corpo muore.” (Bhagavad-gita 2.20)
Il corpo è il campo d’azione dell’anima incarnata. L’anima, prigioniera dell’esistenza materiale si sforza di dominare la natura e di trarre dai sensi il massimo piacere. Il suo campo d’azione, cioè il corpo che ottiene, costituito dagli organi dei sensi, è determinato da questo desiderio di dominare la materia. L’anima è colei che risiede nel corpo cioè nel campo d’azione. Non è affatto difficile cogliere la differenza che esiste tra il campo, cioè il corpo, e il suo conoscitore, l’anima. Tutti possono vedere che il corpo passa dall’infanzia alla vecchiaia, subendo numerosi cambiamenti, mentre la persona rimane sempre la stessa. C’è dunque una differenza tra il conoscitore del campo d’azione (l’anima) e il campo d’azione propriamente detto (il corpo). Possiamo dunque capire che siamo distinti dal corpo. L’essere vive all’interno del corpo, che passa dall’infanzia all’adolescenza, poi all’età matura e alla vecchiaia, e chi possiede il corpo sa che è in perpetuo cambiamento. Il proprietario del campo è chiaramente la persona. Con una piccola contemplazione, possiamo capire che siamo distinti dai nostri abiti, come da tutti gli oggetti che adoperiamo.
“Come una persona indossa vestiti nuovi e lascia quelli usati, così l’anima si riveste di nuovi corpi materiali abbandonando quelli vecchi e inutili.” (Bhagavad-gita 2.22)
Ci sono dunque, inizialmente, due oggetti di studio distinti, la persona eterna e la materia effimera. Colui che capisce la differenza tra i due possiede una conoscenza propedeutica allo sviluppo verso la perfezione.
Esistono diversi corpi e ciascuno di essi è la manifestazione del desiderio e della capacità dell’anima individuale non purificata di dominare la natura materiale.
In queste spiegazione contenute nella Bhagavad-gita, sono stabilite le condizioni mediante le quali possiamo diventare yogi consapevoli della nostra vera natura.
Nei testi vedici si legge (Katha Upanisad 1.3.3-4):
“Il corpo materiale è come un carro: l’anima è il passeggero, l’intelligenza è il cocchiere, la mente le redini e i sensi i cavalli. L’anima gode o soffre attraverso la mente e i sensi. Questa è la visione dei grandi pensatori.”
Lo scopo dello yoga è la felicità, la gioia che verrà raggiunta nel nostro divenire. La Bhagavad-gita contiene la conoscenza essenziale, basilare per iniziare un cammino che porta molto, molto in alto.
Vi lasciamo un punto di riflessione citando un ultimo verso della Bhagavad-gita, dove Krishna dice ad Arjuna:
“Sappi, o discendente di Bharata, che anch’io sono il conoscitore di tutti i corpi. E conoscere il corpo e il suo conoscitore costituisce la conoscenza. Questo è la mia opinione.”
Augurandovi una buona pratica yogica,
OM TAT SAT
Walter Montagner (Vasudeva Datta das), studioso dei testi vedici della bhakti (come la Bhagavad Gita e lo Srimad Bhagavatam), pratica ed insegna il bhakti yoga secondo la scuola Gaudiya Vaishnava da più di quarant’anni.