Circa tre anni fa, stavo finendo il primo Teacher Training qui a Bali, nella scuola dove ho trovato le mie guide e la mia voce.
Da quel momento non ho mai smesso di studiare, scoprendo una devozione che non pensavo di avere, una costanza che non ricordavo di possedere e una forza che sto ancora imparando a comprendere.
Vorrei poter trasmettere sempre, a tutte le persone a cui insegno, incontro o che scelgono di ascoltare o chiedono aiuto, questa stessa esperienza che ho avuto la fortuna di vivere.
La conoscenza è a portata di tutti, ma il linguaggio, i linguaggi, quelli sono una nicchia.
Ho iniziato a pensare a come produrre contenuti che potessero essere facilmente tradotti in strumenti, anche attraverso l’uso della parola scritta. Ho provato ad uscire dalla prospettiva di insegnante e praticante, e guardare a questa possibilità come a qualcosa che avrei voluto sapere o ricevere, prima di mettere piede in uno Studio per una Yoga class, o prima ancora di sapere davvero cosa vuol dire Yoga.
Siamo simili, tutti fatti della stessa pasta e della stessa scienza biologica e divina, ma ognuno funziona in un modo delicatamente differente.
Questo renderebbe impossibile fornire a tutti gli strumenti di guarigione ed evoluzione che questa materia include, nel modo più adatto ad ogni singolo individuo; ma qui l’Hatha Yoga tradizionale ci viene in aiuto, come sempre, con la sua saggezza ancestrale e la sua incredibile attualità.
Nello studio teorico e pratico della tradizione Yoga, esistono degli stadi che vanno percorsi secondo un certo ordine. Lo studente passa allo stadio successivo di apprendimento, approfondimento e potenziamento, non quando si sente “pronto” per farlo, o secondo una specifica tabella di marcia temporale (come accade ad esempio nelle nostre scuole). Il passo successivo avviene solo quando lo studente è sufficientemente “preparato”.
Questo ha lo scopo di proteggere la persona da se stessa in primis e dal rischio di avere a che fare troppo presto con un potere che invece di elevare, se non si è preparati, distrugge.
Nella mia tradizione, chiamiamo il primo Stage dell’ Hatha Yoga, MOON, luna.
“Tha” nella parola “Hatha”, significa luna, ed è un nickname per “mente”: il primo stadio quindi, rappresenta quel gruppo di attività, movimenti, respirazione, meditazione e abitudini di vita che hanno lo scopo di rafforzare il corpo, renderlo un contenitore energetico stabile e sicuro, calmare e acquietare la mente.
In questa categoria rientrano tutta una serie di pratiche coordinate e adatte a tutti i livelli, che solitamente tratto in classi pubbliche, sedute private di coaching o mentoring o workshop; ma pensando a questo articolo mi sono domandata: se fossi totalmente al di fuori di questo mondo, cosa avrei potuto sentire, quali indicazioni avrei potuto ottenere che parlano una lingua “non Yogica”, utili a connettermi con questo stesso principio?
Cosa poteva aiutarmi, ispirarmi nella necessità di coltivare stabilità, quiete, mente focalizzata e calma, attraverso attività attuabili in contesti quotidiani che non richiedono (per ora), l’uso di un tappetino Yoga?
Mi ispiro ad un grande classico dei contributi on line, l’articolo “punto per punto”, basandomi sul principio, caposaldo di ogni dialogo tra me e il mio Insegnante, per cui spesso nella vita, le cose semplici sono le migliori, e più efficienti.
1. Facciamola Semplice
Quando le giornate sembrano troppo piene, i pensieri complessi ed intensi, i progetti molto carichi (nozioni, aspettative, descrizioni..), l’armadio troppo pieno. . . forse, e con forse intendo quasi sicuramente, è il segnale che siamo andando nella direzione da cui trarre meno beneficio.
Cosa fare?
Togli.
Crea spazio.
Elimina paragrafi, accorcia le frasi, semplifica i pensieri, posticipa impegni.
Torna al nucleo, perché facendo spazio mentale e fisico nelle attività della tua vita, lasci alla vita stessa lo spazio di guidarti ed aiutarti a vedere una strada o una soluzione che prima era coperta da troppi elementi inutili.
Parola d’ordine: CREARE SPAZIO.
2. Sveglia presto la mattina
La mattina ha l’oro in bocca! Una sana routine mattutina, di qualunque gesto si tratti, contribuisce a livello di bilanciamento del sistema nervoso simpatico e parasimpatico, una sensazione di concentrazione ed energia per tutto il resto della giornata. Quando ti svegli, resta sdraiato nel letto, trascorrendo i primi 5 minuti del nuovo giorno, portando l’ attenzione a te stesso. Presta attenzione alle tue sensazioni fisiche e respira profondamente guidando, attraverso l’aria, presenza e consapevolezza dentro il corpo.
Uscendo dallo spazio della camera da letto, sii sicuro di avere abbastanza tempo da dedicare a quello di cui hai bisogno al mattino, senza affrettare le cose, ma rendendo i tuoi gesti efficienti. Noterai presto come ogni gesto diviene un rituale e i rituali diventano la tua fonte di pace durante il corso di tutta la giornata.
Il mondo al mattino è più calmo e puoi avere accesso a questa quiete accettando che non esistono scorciatoie!
3. Gesti di aiuto verso il prossimo… regolarmente.
Non c’è bisogno di vestire i panni di un super eroe, per esserlo.
Non abbiamo idea di quello che le persone attorno a noi stanno passando: non è possibile saperlo con certezza per quelli che crediamo di conoscere o che frequentiamo ogni giorno, figurarsi per la moltitudine di esseri che non conosciamo.
Sorridi mentre cammini, come espressione naturale.
Ringrazia chi ti serve alla cassa.
Cedi il passo sull’autobus o all’ingresso della metro e lascia un caffè già pagato per chi arriverà dopo di te al bar!
Il battito d’ali di farfalla in Brasile, che divenne la tempesta in Indonesia.
4. Fai esercizio fisico che TI PIACE
Lo sappiamo tutti, l’aspetto fisico in questa società moderna ha una sua importanza. La buona notizia è però questa: ci sentiamo davvero meglio, non grazie alla taglia di pantaloni che riusciamo nuovamente ad indossare, bensì grazie al fatto che ci regaliamo del tempo per divertirci.
Gli ormoni prodotti dal cervello durante la pratica di un attività di rilascio energetico, creano nuove sinapsi, strade percorse dai neuroni che si traducono in sane abitudini, gioia, soddisfazione, calma, focus e capacità di interiorizzare (meditare).
Non importa quanti anni hai. NON SCORDARTI DI GIOCARE.
5. Per almeno due minuti al giorno… non fare assolutamente niente.
Sei capace di fermarti durante il giorno, e prendere due minuti senza fare assolutamente niente?
Senza occupare il tempo guardando il cellulare, mandando una mail, scorrendo i social, controllando le notizie di borsa, leggendo un libro. .
Fai questo esperimento.
Prendi da 2 a 5 minuti del tuo tempo per sedere comodo in un posto qualunque.
In un parco, un bar, a casa, tra la gente, in ufficio.
Niente musica o tv.
Solo tu. E in prima battuta, ovviamente, la mente che pensa. . (che pensa che non vuole stare li seduta e ferma a fare niente, ovviamente).
Forse non ce ne rendiamo conto ma nel momento in cui un pensiero diventa scomodo, automaticamente reagiamo in due modi.
Il primo: trovare un attività che crea distrazione.
Il secondo: concentrare maggiormente l’attenzione su di un pensiero specifico il quale, la maggior parte delle volte, ci accompagna in viaggi oscuri fatti di ansie, assunzioni e sogni o incubi ad occhi aperti.
E’ normale, non c’è niente di sbagliato in te.
Ci sono molte cose che non sai che vivono in te, e fanno richiesta per manifestarsi, per essere viste, lasciate esistere.
Lasciale essere, usando questo tempo per provare ad osservare i pensieri come se guardassi uno schermo al cinema. Qualche immagine cattura l’attenzione più di altre, o scatena una reazione emotiva, ma trattandosi di un film, niente ti resta attaccato.
Semplicemente, pratica.
Due minuti in cui educare il corpo a rilassarsi e piano piano, la mente a fermarsi, e poi imparare a svuotarsi.
E’ incredibilmente ricostituente.
6. Muoviti lentamente. Prendi tempo per respirare
Un altro segreto per accedere velocemente ad uno spazio di calma in mezzo alla quotidianità, è quello di staccare il pilota automatico.
Camminiamo, guidiamo, mangiamo, scriviamo, respiriamo anche, lasciando che tutto questo passi inosservato.
Il corpo si muove col pilota automatico, comodo in alcuni casi specifici, ma a causa di questa abitudine di adattamento alla modalità “sopravvivenza”, ci perdiamo ogni giorno una quantità infinita di piccole cose straordinarie.
Il piacere di camminare sentendo i piedi e mantenendo un ritmo che è una danza.
La potenza di un intero ciclo di respirazione.
La grazia naturale dei tuoi movimenti.
Stacca il pilota automatico!
Rallenta.
Osserva consapevolmente il processo che comporta ogni passo, seguilo con attenzione, impara in cosa il passo destro differisce naturalmente dal sinistro.
Valuta la qualità di ogni boccone che mastichi.
Impara come il tuo corpo respira.
Avevi mai notato quanto trattieni il respiro inconsapevolmente?
7. Stai nel presente.
Appena senti che quello che stai vivendo ti sormonta, emotivamente e fisicamente, metti da parte il telefono, chiudi il computer, il libro o il giornale.
Siediti un attimo.
Osserva le persone attorno a te, il colore del cielo, l’odore del vento, la densità delle nuvole.
I rumori.
Crea una vera connessione con qualunque cosa ti circonda, senza giudizio o criticismo.
Indirizza tutta la tua attenzione all’osservazione di qualcosa.
La mente segue quell’energia, togliendo attenzione a ciò che controproducente.
Resta nel presente.
8. Journaling Out
Porta con te un piccolo blocco notes.
Scrivi.
Che sia una frase o quattro pagine, il racconto di un sogno o il ripetersi di una stessa parola.
Annota la tua vita.
Dando spazio al subconscio, imparerai che giorno dopo giorno, hai molto da insegnare a te stesso e da imparare da te.
Allenati a diventare l’osservatore imparziale e buono, del racconto della tua vita.
Quando qualcosa si ripete come uno schema e questo schema non ti è di aiuto, guardalo.
Lo hai scritto tu. . .
9. Ogni sera prima di mangiare, pensa almeno ad una cosa per la quale sei grato.
Pensala.
Dichiarala.
Ripetila come un piccolo mantra, se lo ritieni opportuno.
Chiudi la giornata celebrando il rituale della cena con un momento di gratitudine e riconoscenza verso qualsiasi piccola grande cosa hai vissuto o notato.
10. Sviluppa un atteggiamento mentale di Abbondanza
Gratitudine, calma e ritualità, sono i segreti che tutti i grandi uomini e donne della storia hanno in comune.
Perché?
Perché questo mindset ti collega direttamente al campo infinito di abbondanza in cui nuotiamo.
Ringraziare per le piccole cose, le rende infinitamente preziose.
Rallegrarsi per quello che mangiamo, rende il cibo speciale.
Conservare la calma durante le quotidiane turbolenze, ci rende forti e sicuri.
Tutto questo è anche chiamato abbondanza.
E si sa, abbondanza, chiama abbondanza. . .
11. Pratica con costanza
Nella Tradizione Yoga prende il nome di Sadhana, che vuol dire pratica quotidiana.
Vedremo più avanti, come creare e dedicarci con successo ad una pratica quotidiana adatta al raggiungimento dei personali obiettivi; per ora basti sapere questo: la pratica rende perfetti.
Non esiste una formula magica per superare il dolore, la noia, la frustrazione: per arricchirci, per rafforzarci, per comprenderci.
La magia risiede nei momenti quotidiani in cui ci impegnano in una piccola o più piccole attività, che divengono rituali.
Il rituale è uno spazio al di la del semplice compiere un gesto meccanico.
Il rituale è uno spazio sicuro, senza muri o porte.
Un rituale diventa uno spazio personale in cui potersi sentire, attraverso il quale stabilire un contatto con quello che è meglio per noi, e attraverso il quale rendere questa scelta, un abitudine sana.
Nel rituale possiamo lasciarci andare e rilassarci anche durante i giorni più duri, senza vergogna, senso di giudizio, o colpa.
Lo spazio dei rituali quotidiani è una bolla di cristallo, in cui tu puoi vedere tutti ma nessuno vede te.
12. Usa le sensazioni in modo utile
Quattro sensazioni chiave e come girarle a proprio favore.
- Mi sento annoiato? Chiedo a me stesso “Cosa mi appassiona”?
- Mi sento poco ispirato? Chiedo a me stesso “Cosa mi fa provare gioia, quella incondizionata?”
- Mi sento stanco? Chiedo a me stesso “Come sto nutrendo me stesso, in termini di cibo, e di esperienze di vita?”
- Mi sento sopraffatto? Chiedo a me stesso, “Cosa posso fare per servire me stesso?”
Sara Levi
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