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Il concetto di Mindfulness affonda le proprie radici principalmente nelle tradizioni contemplative buddhiste.

Il nome “mindfulness” fa riferimento alla parola Sati, termine in lingua Pali che possiamo tradurre come “consapevolezza” o “attenzione presente e attiva”.

La pratica della Mindfulness è volta a ridurre ed eliminare la sofferenza legata a una scorretta comprensione della realtà, traendo le sue origini dalle Quattro nobili verità e dall’Ottuplice Sentiero, appartenenti all’antica cultura spirituale buddhista.

Queste le 4 nobili verità:

  • La sofferenza fa parte della natura e dell’esistenza umana;
  • L’origine della sofferenza è l’attaccamento, l’avversione, la visione errata;
  • La cessazione della sofferenza è possibile;
  • Il percorso per la cessazione della sofferenza esiste ed è l’OTTUPLICE SENTIERO.

L’ottuplice sentiero consta di:

  • Retta Comprensione (samma ditthi);
  • Retto Pensiero (samma sankappa);
  • Retta Parola (samma vaca)
  • Retta Azione (samma kammanta)
  • Retta Condotta di vita (samma ajiva)
  • Retto Sforzo (samma vayama)
  • Retta Consapevolezza (samma sati)
  • Retta Concentrazione (samma samadhi)

Importante figura ad avere ispirato il padre della Mindfulness (Jon Kabat-Zinn) è Thich Nhat Hanh, monaco buddhista di origine vietnamita, poeta e costruttore di pace, insieme al Dalai Lama una delle figure più rappresentative del Buddhismo nel mondo.

La meditazione mindfulness è stata poi elaborata e laicizzata (come anticipato) da Jon Kabat-Zinn, biologo e scrittore statunitense, Professore Emerito di Medicina e fondatore della Stress Reduction Clinic e del Center for Mindfulness in Medicine, Health Care and Society presso la University of Massachusetts Medical School.

La sua Mindfulness nasce con il proposito di aiutare le persone a fronteggiare stress, ansia, sofferenza, malattia e a migliorare le condizioni psico-fisiche in generale.

La meditazione Mindfulness ci permette di vivere esperienze di integrità. Di tornare “interi”, di rientrare nel nostro corpo, come se tornassimo a casa.

Coltivare la presenza nel corpo è ciò che ci consente di prendercene cura, che siamo malati oppure sani.

Questo è particolarmente valido per le persone che vivono problemi fisici. Quando si prova dolore, si tende a non utilizzare più la parte del corpo sofferente. Nel breve periodo questa rappresenta una strategia sensata, in quanto consente riposo e recupero. Tuttavia, questo meccanismo di protezione può finire nel lungo periodo con il trasformarsi in un vero e proprio stile di vita: spesso, infatti, tendiamo ad identificarci con l’immagine limitante del nostro corpo sofferente, vecchio o malato, senza verificare se davvero i limiti che ci siamo imposti siano reali e validi. Così facendo si rinuncia a priori a opportunità che in realtà possono aumentare il nostro benessere.

Questa visione può condurci all’inattività, all’inerzia e a trascurare il nostro corpo. Assumiamo un atteggiamento da malati, attorno al quale facciamo girare tutta la nostra vita e che condiziona tutte le attività quotidiane. Senza un minimo di movimento come quello di chinarsi, piegarsi, ruotare, il corpo si atrofizza e perde la maggior parte delle sue capacità e della massa muscolare, anche in un soggetto del tutto sano.

In tutto ciò rientra ed ha una grande importanza la pratica dello yoga all’interno della quale la Mindfulness diviene meditazione in movimento capace di rappresentare un’opportunità per tornare gradualmente ad usare il proprio corpo, trascurato nel tempo, per un motivo o per l’altro.

Il termine yoga deriva da una radice sanscrita che significa unione di mente e corpo, nella sua esperienza di interezza. Lo yoga rappresenta un modo eccellente per portare la mindfulness nel corpo in movimento. Attraverso il movimento dello yoga praticato in piena consapevolezza, impariamo ad avvicinarci ai nostri limiti, ad esplorarne i confini, senza mai attraversarli. Impariamo ad essere pazienti e ad accettare il nostro corpo come è nel momento presente.

Oltre a coltivare la consapevolezza del corpo in movimento, la pratica dello yoga (come ben sappiamo) ci offre una serie di benefici:

  • E’ una forma di esercizio che può essere molto delicata;
  • Può essere praticata da tutti (avendo mille sfaccettature e modalità)
  • Combatte l’atrofia muscolare da disuso ove portato avanti con continuità;
  • Aumenta la flessibilità muscolo-scheletrica e l’equilibrio.
  • E’ possibile praticarlo anche in condizioni di semi-immobilità come da un letto o da una sedia a rotelle. E’ sufficiente che la persona respiri e che possa compiere qualche movimento volontario.
  • Genera energia.

La neozelandese Donna Farhi autrice di cinque libri sulla pratica e l’insegnamento dello yoga afferma che saper fare pratiche difficili e ardue non è certo prova di aver raggiunto realizzazioni profonde, anche se tramite tali pratiche è comunque possibile arrivarci. Vivere il senso più profondo dello yoga  ci aiuta a provare un immenso piacere ad aprire anche solo le dita di una mano, a muovere impercettibilmente una piccola parte del nostro corpo, a percepire le piante dei piedi radicate a terra, ad assaporare la sensazione di leggerezza quando in piedi riusciamo ad allinerare il nostro corpo verso l’alto. Non più sforzo, desiderio di raggiungere un traguardo, ma una distensione, un abbandono totale, dal quale l’attenzione si può propagare dentro di noi affinando col tempo la vista e l’udito interiori e amplificando anche la più sottile risposta fisica.

Il segreto è accondiscendere, muoversi in sintonia con il corpo e non contro di esso. Invece di governare il corpo come se fosse una entità separata dal resto, ricollocare la mente al suo interno ci permette di ascoltare le informazioni non verbali e non intellettuali. Nel momento in cui diamo piena attenzione a ogni respiro e a ogni movimento, così come a ogni più sottile sensazione, allora il corpo  e la mente diventano un tutt’uno. In questo modo possiamo iniziare a sentire quanto ciò che pensiamo, sentiamo o immaginiamo sia in intima relazione con il nostro corpo fisico. In questo modo iniziamo a sperimentare uno stato di unificazione invece che di separazione. Questo è quello che distingue una pratica avanzata di yoga dal semplice stretching.

Massimo Mannarelli

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