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Quando si parla di yoga e alimentazione, viene quasi immediato pensare ai concetti di ahimsa, la non violenza, e di conseguenza a veganesimo e vegetarianesimo che quasi sempre sono collegati alla filosofia yogica.

Io non vi parlerò di questo, perché credo che oggi il concetto di etica dell’alimentazione vada ben oltre l’essere vegani o vegetariani, e debba prevedere un ripensamento molto più ampio di quella che è tutta la filiera alimentare, ovviamente a partire dall’orrore degli allevamenti intensivi, ma senza trascurare l’altrettanto, se non maggiormente, inaccettabile sfruttamento della manodopera immigrata nelle nostre coltivazioni. Credo che oggi, per essere realmente etici, bisognerebbe avere un proprio orticello, la propria capra, e vivere di ciò che si può autoprodurre. Al di fuori di questo, è tutto molto, forse troppo complesso.

Lascerò quindi ad altri il compito di illustrarvi l’etica vegana nello yoga.

L’Ayurveda invece ci parla di cibo come medicina, utilizza il cibo come principale metodo, insieme alla pratica dello yoga, per pacificare i nostri dosha in eccesso e riportarci alla nostra prakriti, alla nostra reale natura. Il cibo per l’Ayurveda è uno strumento, da dosare e scegliere in base alle nostre problematiche e alla nostra costituzione, per non accumulare Ama (tossine) e rimanere in uno stato di equilibrio ed armonia.

Ma io non vi parlerò nemmeno di Ayurveda.

Io vi parlerò di alimentazione e zen. Vi parlerò di presenza, ascolto, di qui e ora. Vi racconterò di come approcciare il cibo con gioia, gratitudine e un pizzico di tantrismo.

C’è un detto zen che recita “quando peli le patate, pela le patate”.

Ecco, credo che il segreto della vita sia tutto in queste semplici parole, utilizzabili per tutto ciò che si fa. Essere completamente presenti in ciò che si sta facendo, dare tutta la propria attenzione al momento presente, essere sempre costantemente concentrati su ciò che accade qui e ora è la chiave della felicità. Il momento presente infatti è sempre perfetto, se liberato dalle ansie che arrivano dal pensiero del futuro, o dalla tristezza che arriva dal ricordo del passato.

Lo yoga ci insegna questa presenza mentale, la esige nella sua pratica, e man mano che pratichiamo ci aiuta a portarla anche fuori dal tappetino, in ogni ambito della nostra vita.

Anche a tavola.

E’ vero, il fine ultimo dello yoga è Moksha, la liberazione. Liberazione dai pesi che non ci permettono di elevarci, liberazione da pregiudizi, pensieri, rumori della nostra mente che ci trattengono nell’evoluzione. Ma è anche vero che siamo esseri incarnati, che viviamo nel mondo, e non possiamo prescindere né dal nostro corpo, né dal mondo che ci circonda.

Io personalmente credo che il primo compito dello yoga, sia quello ci farci stare meglio. Meglio prima di tutto con noi stessi, con il nostro corpo, con i nostri pensieri, e poi meglio con chi ci sta intorno, che viva con noi o che sia qualcuno che incontriamo per strada. Insomma, lo yoga deve educarci a migliorare la qualità della nostra vita. Portando gioia.

Ed è proprio la gioia che vi spingo a cercare in tavola, nel vostro rapporto con il cibo e l’alimentazione.

La gioia e la gratitudine del momento presente, che porta nutrimento e ricchezza, la gioia di assaporare, ascoltando ogni sapore, ciò che mangiamo. Il cibo è benzina per il nostro corpo, ma è anche nutrimento per la nostra anima. Pensate agli Hare Krishna, per i quali la preparazione del cibo è rituale, offerta, recita gioiosa e grata dei mantra, per loro il cibo è benedizione, prasada, offerta a Krishna. Il cibo cucinato con gioia, gratitudine e amore, dicono, porta in sé quelle qualità e le trasmette a chi ne mangia.

Gioia, gratitudine, amore, questo deve essere il cibo.

Gioia e gratitudine per chi divide con noi la tavola.

Amo il cibo condiviso, amo mangiare con le persone che amo. Il momento del pasto è per me un momento di intimità piena, di autentica gratitudine verso la vita e i suoi doni, e condividerlo con chi amiamo non fa che sublimare questi sentimenti.

Quindi a tavola siate presenti, assaporate il cibo con consapevolezza e ascolto, gioite di ogni boccone, di un buon bicchiere di vino, dividete il cibo con chi amate, preparartelo con amore per chi mangerà con voi, o siate grati per ciò che gli altri hanno preparato per voi.

E qui l’Ayurveda torna in nostro aiuto, attraverso alcuni semplici consigli:

  • Evitate di mangiare se provate emozioni negative, come rabbia, nervosismo, paura. La mente deve essere limpida e serena per poter assaporare ogni istante, e ogni boccone.
  • Consumate il pasto in un luogo pulito e piacevole.
  • Mangiate lentamente, senza distrazioni, con la consapevolezza del cibo.
  • Mangiate solo se e quando avete fame.

In questo modo l’esperienza del pasto sarà gioia, presenza, qui e ora.

E poi toglietevi ogni tanto qualche sfizio, nel “Guhyasamāja Tantra” infatti si trova scritto:

“Nessuno riesce a ottenere la perfezione mediante operazioni difficili e noiose; ma la perfezione si può acquistare facilmente mediante la soddisfazione di tutti i desideri

Siate felici.

Elisa Francese

Canale YouTube: https://www.youtube.com/c/ElisaFranceseYogaTeacher

Instagram: https://www.instagram.com/very_normal_yoga/

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Web Site: https://elisafrancese.it/

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One thought on “Essere felici a tavola

  1. Grazie per le tue sagge e utili considerazioni. Le condivido pienamente e non solo a parole ma anche con i fatti anche se non sempre mi riesce.
    Ti sono grata!
    Elena Manicardi

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