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Yoga Nidra significa letteralmente Yoga del sonno. Ma questo non deve fuorviare: la pratica dello Yoga Nidra non serve per dormire, ma per entrare in uno stato che va oltre una sensazione di rilassamento profondo.

La prima fase del rilassamento porta calma alla mente, mentre si comincia a sentire una sensazione di completo abbandono di tutto il corpo. Man mano che il rilassamento procede, la pesantezza percepita al livello del corpo che si abbandona con fiducia alla terra (terra che abbraccia e sostiene il corpo) comincia poi progressivamente a lasciare il posto a una sensazione di leggerezza e galleggiamento.

Ci si trova tra uno stato di veglia e quello di sonno.

Si giunge poi ad una fase di consapevolezza fuori dallo spazio e dal tempo.

Nell’ambito dello Yoga Nidra si assiste al susseguirsi di diverse fasi:

  1. Rilassamento: partendo dallo stato di veglia (jagrata) si percepisce lo spazio che ci circonda ed il corpo all’interno dello stesso. Si comincia a portare l’attenzione sul respiro osservandone il flusso naturale. Piano piano emerge una sensazione di profondo rilassamento con un abbandono completamento del corpo al peso.
  2. Risoluzione (Sankalpa): arriva successivamente il tempo di formulare un proposito, una risoluzione. Il sankalpa deve essere una frase semplice, breve e positiva, che andrà ripetuta per tre volte con intenzione, piena fiducia e convinzione… Questa risoluzione è come un seme (bija) che viene deposto in un terreno ben preparato. Ciò che ci si propone durante lo Yoga Nidra si realizzerà nella vita.
  3. Giri di percezione: si comincia a portare l’attenzione alle diverse parti del corpo, passandole in successione una dopo l’altra. Mentre si rivolge la percezione a quella parte del corpo se ne ripete il nome, mentalmente, con grande cura, ma cercando di non forzare il procedimento.
  4. Respiro: dopo la frase di presa di coscienza del corpo si porta l’attenzione al respiro che entra ed esce dalle narici e riempie e svuota i polmoni. Si comincia poi a contare i respiri partendo da 18 fino a 1 contando si continua a rimanere consapevoli.
  5. Visualizzazioni: vengono successivamente suggerite delle immagini che bisogna cercare di visualizzare interiormente… sentire, percepire e rappresentare il meglio possibile. Le immagini che vengono proposte sono varie (fiamma di candela, temporale, montagne innevate, uccelli che volano incontro al tramonto, un cavallo al galoppo, un tranquillo laghetto in un bosco, un Buddha sorridente, un melo in fiore, una rosa rossa, il cielo stellato, la luna piena, una croce su un campanile, nuvole bianche che corrono nel cielo, un cane che abbaia, bambini che giocano, una capanna nel bosco, un prato fiorito, una barca a vela in alto mare, le onde che si frangono su una spiaggia solitaria, il mare immenso…..)
  6. Finito il percorso delle visualizzazioni è tempo di riportare l’attenzione al respiro naturale, lento e tranquillo. Si inspira ed espira lentamente e tranquillamente ripetendo poi il proprio sankalpa tre volte in piena consapevolezza e con profonda fiducia.
  7. Conclusione: si abbandona poi la propria risoluzione e si torna a rivolgere l’attenzione all’intero corpo e al respiro. Si percepisce il corpo del tutto abbandonato sul tappetino (la casa di ogni vero yogi), si prende consapevolezza della stanza nella quale ci si trova, dell’ambiente circostante  e poi si ricomincia lentamente a muovere il corpo.

Lo Yoga Nidra ha la sua origine nell’antica pratica tantrica chiamata nyasa. Swami Satyananda Saraswati (25 Dicembre 1923 – 5 Dicembre 2009) ha adattato e presentato la pratica di Yoga Nidra in modo sistematico e scientifico nel 1960.

Satyananada, attraverso alcune esperienze specifiche della sua vita, intuì che portando il corpo a un profondo e consapevole rilassamento sulle tre principali linee di tensione (muscolare, emotiva e mentale) era possibile attivare uno stato di coscienza ricettiva amplificata in cui la personale consapevolezza esprimeva il suo più grande potenziale curativo e risolutivo.

Ascoltiamo quindi le parole del maestro che ha reso chiaro e intellegibile a noi occidentali questa potente pratica ossia Satyananda: “Yoga Nidrā è l’armonia e l’integrazione totale tra tutti i livelli di coscienza”.

“Attraverso la pratica di Yoga Nidra, noi non ci limitiamo a rilassarci, ma ristrutturiamo e riformiamo la nostra intera personalità dall’interno.”

E ancora: “Yoga Nidrā è una pratica che porta allo stato di esperienza cosciente gli strati profondi della psiche. In ogni area del cervello vi sono milioni e milioni di impressioni depositate in forma di archetipi. Questi archetipi in se stessi, sono la somma totale di ogni singola esperienza della vita… la mente umana produce semi dalle proprie esperienze e questi semi sono conosciuti come karma, saṁskāra o archetipi” .

“L’uomo è debole perché dipende solo dal suo intelletto e dalle informazioni dei sensi. Ma, una volta aperte le porte alla mente più profonda – e riposate in yoga nidra – vi troverete alle radici della creatività. Nella mitologia induista il simbolo di yoga nidra è il Signore Narayana che riposa su un oceano di latte. Egli è sdraiato su un grande serpente con molte teste e la bellissima Lakshmi gli massaggia i piedi. Dal suo ombelico emerge un fiore di loto sul cui pericarpo si trova seduto il Signore Brahma, simbolo dell’inconscio. Ciò significa che in yoga nidra si manifesta il vostro inconscio. Il Signore Narayana si riposa, la vostra coperta è il serpente ed il pavimento è l’oceano di latte”

Nello Yoga si osserva la nozione di Turîya, il quarto stato. Turîya è una parola semplice che vuol dire “quattro”. Lo yoga considera, infatti, che esistono tre modalità di veglia:

  1. la veglia diurna abituale;
  2. il sonno con sogni;
  3. il sonno senza sogni.

A questi si aggiunge Turîya, la quarta modalità, un’altra maniera di essere svegli, un’altra manifestazione dello stato di veglia, contenuta nello stesso tempo nelle altre tre modalità. Quindi, nel contempo, è sia un’altra modalità dello stato di veglia sia il fattore comune degli altri tre. Nello stato di Turîya, veglia e sonno s’includono reciprocamente. Esso viene apparentato allo Yoga Nidra. Nidrâ, come detto, significa “sonno”, ma se a esso si aggiunge il termine Yoga e così il significato muta in “sonno conscio”. Allo stesso modo in cui, durante il sonno ordinario, la mente si scioglie nell’incoscienza, così, nell’asamprajñâta-samâdhi, la mente s’immerge nella super-coscienza. Tale è il “sonno dello Yoga”.

Numerosi sono i benefici che derivano dal ricorso continuativo a questa pratica. Da un lato porta ad accrescere il benessere psico-fisico e dall’altro rappresenta un importante strumento per lo yoga terapia. Nel primo campo si trova l’azione contro lo stress acuto e cronico, il miglioramento della memoria e della concentrazione (con tutti i benefici effetti che si possono poi così avere sia a livello delle relazioni interpersonali sia sull’ambiente lavorativo). Appartengono al secondo campo: il miglioramento della qualità della vita nelle malattie croniche e nelle malattie a forte componente psicosomatica come l’asma oltre al supporto alle cure oncologiche e cardiovascolari.

Sibilla Vecchiarino

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