Lo Yoga come scienza sacra, come disciplina millenaria dedica molta attenzione all’alimentazione. Il corpo fisico è l’unico veicolo che l’uomo ha per realizzare il Sé ed è bene mantenerlo forte e sano. Secondo gli Yoga Sutra di Patañjali, il primo dei 5 yama, ossia le astinenze per il giusto percorso spirituale, è Ahimsa (non fare del male): è il perno fondamentale che lega lo yoga e il vegetarianesimo. Oltre agli effetti dannosi della carne sul corpo umano bisogna considerare le obiezioni etiche suscitate dall’uccisioni di animali innocenti. Gli animali sanno istintivamente quando sono destinati al macello; sebbene siano muti, i loro occhi umidi chiedono grazia per la crudeltà che l’uomo sta per infliggere loro.
Secondo l’alimentazione Yogica vi sono tre tipi di cibo: il cibo sattvico (cibo puro), quello rajastico (cibo stimolante) e il cibo tamastico (cibo impuro). Il latte , la frutta, le verdure e le granaglie rientrano nella categoria dei cibi buoni e sattvici. Le spezie, gli ingredienti piccanti, la carne, l’alcol, il pesce e le uova, che stimolano il sistema nervoso, rientrano fra i cibi stimolanti o rajastici mentre il cibo marcio, putrefatto e troppo mautro rientra nella categoria dei cibi tamastici o impuri.
Il cibo puro porta purezza e calma alla mente ed è lenitivo e nutriente per il corpo. Il cibo rajastico scatena la passione animale nell’uomo rendendo la sua mente agitata. Causa altresì dei disordini nervosi e circolari come pressione alta, indurimento delle arterie e malattie da acido urico. Il terzo tipo di cibo, quello tamasico o impuro, rende le persone apatiche e pigre. La loro capacità intellettuale diminuisce ed essi sprofondano ad un livello quasi animale o selvaggio.
Anche seguendo una dieta naturale capita di non essere in perfetta salute perché ogni giorno si è esposti a molti veleni e fattori non salutari. Senza parlare del fatto che, negli ultimi anni, i medici ormai riconoscono i danni operati sull’organismo da un regime carnico, non sarà un caso se i mistici di tutte le religioni, a partire dalle monache e dai monaci, cattolici e ortodossi, passando per i sufi dell’islam e i cabalisti dell’ebraismo, per non parlare degli indiani e degli orientali in generale, hanno scelto un regime vegetariano, e talvolta vegano. Inoltre, eliminare la carne dalla dieta riduce il livello di aggressività. Questo è importante per conseguire l’obiettivo di agire in modo consapevole, anziché reagire agli stimoli del mondo esterno. Per concludere è doveroso sottolineare uno studio pubblicato su ‘The Lancet’, definito “l’analisi più completa degli effetti della dieta sulla salute”. Vi hanno contribuito oltre 130 scienziati di quasi 40 Paesi del mondo, coordinati da Ashkan Afshin dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) dell’università di Washington negli Usa.
Secondo gli autori, a livello globale una morte su 5 è riconducibile a un’alimentazione scorretta – povera di cibi ‘amici’ come i cereali integrali e i vegetali, e ricca di ingredienti poco sani fra cui sale e bevande zuccherate – e dunque un quinto dei decessi potrebbe essere evitato adottando una dieta salutare, che per gli esperti avrebbe in pratica l’impatto di un farmaco blockbuster. Emerge che un regime alimentare sbagliato è stato responsabile nel 2017 di 10,9 milioni di morti (contro gli 8 mln di decessi associati al tabacco e i 10,4 mln da ipertensione), pari al 22% delle morti registrate fra gli adulti. Prima causa le malattie cardiovascolari, seguite da tumori e diabete. Benché, sempre stando all’analisi, l’effetto dei singoli fattori dietetici sia variabile da un Paese all’altro, ci sono 3 abitudini che ‘coprono’ più della metà dei decessi associati a una cattiva alimentazione e 2 terzi (66%) dei Dalys: basso apporto di cereali integrali, poca frutta, alto consumo di sodio. L’altra metà delle morti e il 34% dei Dalys vengono invece ricondotti a un elevato consumo di carne rossa, carni lavorate, bibite zuccherate e acidi grassi.
Marco Staffiero (Ardas Sadhana Singh)