Secondo alcune tradizioni (in India ci sono varie tradizioni e leggende per ogni divinità) Hanuman (o Anjaneya o Kesarinandan o Maruti) nacque nel Tetra Yuga, la seconda delle età di evoluzione della vita, da Anjana e da Kesari, entrambi vanara (uomini scimmia), il giorno della luna piena del mese di Chaitra nel piccolo villaggio di Aanjan (che prende il nome proprio dalla mamma del nostro dio eroe) in Maharashstra. Secondo altri racconti Hanuman pare nato in Karnataka sulla collina Anjaneya in Hampi, vicino alla montagna Risyamukha, sulle sponde del fiume Pampa, nel luogo dove Sugriva e Rama si incontrarono (scopriremo poi chi sono questi due personaggi).
Sua madre era una sorta di ninfa, un’apsara, di nome Punjikasthala, rinata come donna scimmia a causa di una maledizione con il nome di Anjana. La maledizione voleva che sarebbe tornata come prima solo se avesse partorito un’incarnazione di Shiva. Quando il re di Ayodhta, Dasharatha celebrò un sacrificio (yajna) per avere figli il suo desiderio fu esaudito ricevendo dagli dei una sorta di budino da dividere fra le sue tre mogli che così generarono Rama, Lakshmana, Bharata e Shatrughna. Una porzione del magico budino fu portato dal signore dei venti, Vayu, nelle mani di Anjana che lo mangiò e diede vita a Hanuman. Ecco perché Hanuman è conosciuto anche come Maruti o Pavanputra (figlio del vento chiamato anche Marut, Pavan o Vayu).
Hanuman nacque quindi come vanara, ossia uomo-scimmia, e rappresentava uno stadio di evoluzione più bassa ossia quello dei chandala o fuori casta, ma tramite la forza del carattere e la devozione senza limiti assurse alla statura di un dio. Numerose sono le leggende o racconti che vedono Hanuman come protagonista.
Vediamone dunque alcune.
Una leggenda narra che da piccolo una volta pensando che il sole potesse essere un frutto (un mango), si scagliò verso il cielo per raggiungerlo. Lord Indra, il dio che protegge le leggi cosmiche, signore dei Deva, fu dispiaciuto di questo e colpì Hanuman con un fulmine. A questo punto Vayu, il padre, si infuriò ed impedì ai venti di soffiare privando dell’aria necessaria gli esseri umani che iniziarono a soffocare. Per sanare l’offesa di Vayu, gli dei cominciarono a offrire doni a Hanuman rendendolo sempre più potente e invincibile, Indra annullò gli effetti del fulmine e i Deva si presero cura di Hanuman e lo guarirono. Vayu, sanata l’offesa, permise ai venti di ricominciare a soffiare. Il ricordo di questo episodio rimase sul mento di Hanuman dove si trova una cicatrice (hanuhH in sanscrito).
Il sole affascinava molto la nostra divinità che riconobbe in Surya l’onniscienza e cerco di diventarne discepolo. Surya considerato che il suo compito era viaggiare in continuazione sul suo carro gli fece presente per lui sarebbe stato impossibile istruirlo. Allora Hanuman pose una gamba a occidente e l’altra a oriente e continuò a chiedere fino a che Surya accettò la sua richiesta. Visto che voleva a tutti costi offrire un tributo al proprio maestro Surya gli chiese di prendersi cura del suo figlio spirituale Sugriva.
E’ però nel Ramayana che Hanuman gioca uno dei ruoli principali. Di tutti i grandi e sacri testi religiosi il Ramayana è uno dei più conosciuti che ha influenzato non solo la cultura indiana ma quella di molti altri paesi del Lontano Oriente. In particolare il “Sundara Kanda”, quinto libro del Ramayana, si concentra particolarmente sulle avventure di Hanuman.
La vita di Hanuman è inestricabilmente legata a quella di Rama; Hanuman fu artefice di un’amicizia e alleanza tra Rama e Sugriva, e Rama aiutò Sugriva a riguadagnare il suo onore e lo fece re di Kishkindha (il regno dei vanara), e Sugriva con i suoi vanara aiutò Rama a sconfiggere Ravana e riabbracciare Sita, con Hanuman che giocherà un ruolo fondamentale nell’avventura.
Nel Ramayana si narra che Rama (settima incarnazione di Vishnu) fu scacciato dalla sua città, Ayodhya, e la sua matrigna Kaikeyi con la moglie Sita ed il fratello Lakshamana lo raggiunsero nella foresta per essere suoi compagni nell’esilio. Hanuman incontra Rama al 14° anno di esilio. Si racconta che Sugriva (il figlio spirituale di Surya affidato ad Hanuman) e il suo esercito comandato da Hanuman erano stati sconfitti dal fratello di Sugriva, Vaali. Rama aiutò Sugriva e gli permise di riottenere il suo regno. In segno di riconoscenza il suo esercito fu posto al servizio di Rama (e quindi anche Hanuman).
Numerosi furono gli atti di cuore e coraggio che il nostro dio fece per aiutare l’amico e re Rama.
Il più noto è senz’altro quello in cui salvò Sita, l’amata moglie di Rama, rapita dal re dei demoni, Ravana, e imprigionata in Lanka, un’isola abbastanza vicina all’estrema punta dell’India. Brandendo la sua mazza, Hanuman con un solo passo attraversò il golfo che separava i due paesi e trovò Sita. I demoni di Lanka provarono a catturarlo riuscendo a dar fuoco alla sua coda, ma Hanuman utilizzando la propria coda infuocata incendiò Lanka.
Altra leggenda narra che durante la guerra, Lakshmana fu severamente ferito da Indrajit e Hanuman fu inviato a cogliere il Sanjivani, una potente erba medicinale, per curarlo. Hanuman non fu però capace di trovare l’erba prima del tramonto, così sollevò l’intera montagna Dronagiri e la portò a Lanka, dove si fece aiutare da altri a cercare salvando Lakshmana; Rama lo abbracciò, dicendo che Hanuman gli era caro quanto il suo amato fratello Bharata.
Da questi due aneddoti del Ramayana deriva Hanumanasana, la posizione yoga in spaccata con una gamba protesa in avanti e l’altra indietro, che non è solo una sfida per i bicipiti femorali e per le anche, ma soprattutto un impegno mentale e spirituale. L’insegnamento più grande trasmesso da Hanuman: si può superare qualsiasi ostacolo quando lo si affronta con rispetto e con una profonda devozione dell’anima.
Durante la guerra cantata nel Ramayana, egli assunse anche la sua forma Panchamukha (5 facce). Rama e Lakshmana furono catturati dal rakshasa Mahiravana, un potente praticante di magia nera e arti oscure, e tenuti prigionieri nel suo palazzo nel Patalpuri o Patala (mondo degli Inferi); quando Hanuman raggiunse Patala per salvarli, trovò che i cancelli del Patala erano protetti da una creatura molto giovane detta Makardhwaja (o Makar Dhwaja o Magar Dhwaja), in parte pesce e in parte vanara. Hanuman lo vinse e lo legò all’ingresso di Patalpuri, quindi proseguì per liberare Rama e Lakshm ana. Quando entrò nel Patala, Hanuman scoprì di dover spegnere cinque lampade insieme per uccidere Mahiravana; allora assunse la sua forma Panchamukha con le facce di Shri Varaha, Shri Narasimha, Shri Garuda, Shri Hayagriva e la sua, Shri Hanuman, poi soffiò e spense tutte le lampade insieme. Dopo aver ucciso Mahiravana, Hanuman liberò Rama e Lakshmana, e poi incoronò Makardhwaja nuovo re di Patalpuri. Hanuman continuò a giocare un ruolo fondamentale per tutta la guerra.
Poco dopo il suo ritorno a Ayodhya, Rama fu fatto re, e decise di ricompensare tutti coloro che lo avevano aiutato a sconfiggere Ravana; alla grande festa che organizzò a corte, tutti i suoi amici e alleati a turno salirono al trono e furono onorati. Anche Hanuman salì, ma senza alcuna intenzione di essere ricompensato: vedendo Hanuman venire a lui, Rama lo abbracciò e disse che non avrebbe mai potuto ricompensare adeguatamente Hanuman per l’aiuto da lui ricevuto. Sita, allora, insistette che fosse Hanuman a scegliere il suo dono: Hanuman chiese a Sita la collana di pietre preziose che aveva al collo, e dopo averla ricevuta cominciò a levare le pietre ad una ad una ed esaminarle. Sorpresi, i presenti chiesero a Hanuman perché stesse distruggendo il dono, e Hanuman replicò che si stava accertando che nelle pietre ci fossero Rama e Sita, perché altrimenti la collana non avrebbe avuto alcun valore per lui; qualcuno insinuò che il suo rispetto e amore per Rama e Sita non potesse essere così profondo, al che Hanuman si aprì il petto, e tutti furono sorpresi di vedere che Rama e Sita erano letteralmente nel suo cuore.
Hanuman si ritrova anche nell’epica del Mahabharata (il grande poema epico indiano di cui fa parte anche la Baghavad Gita). Qui stava dalla parte dei Pandava (quelli di Arjuna, i buoni insomma…). Egli stabilizzò e protesse il carro di Arjuna essendo presente nell’insegna che volava sul carro.
Hanuman è la personificazione di saggezza, brahmacharya, bhakti (devozione/fede), giustizia, onestà e forza; questo si manifesta nel suo incrollabile impegno per la giustizia, impeccabile esecuzione degli incarichi che gli sono affidati, e infallibile talento nel servire il suo padrone prescelto.
Hanuman simbolicamente si eleva come la mente in un essere umano.
La mente è volubile, incostante, mutevole, come una scimmia, e salta di luogo in luogo, andando di cosa i n cosa, impiegata in innumerevoli attività che disturbano la pace del luogo. La mente come Hanuman può viaggiare dove vuole, volare nell’aria, attraversare continenti e mondi e mentalmente raggiungere qualsiasi persona o cosa. La mente può contrarsi e restringersi, proprio come Hanuman. Fino a che la mente rimane sotto il controllo della pura passione animale e dell’attività dei sensi rimane instabile e nociva causando grave disturbo al mondo individuale. Ma una volta che essa si arrende all’io interiore, rappresentato da Rama, e diventa completamente e incondizionatamente devota ad esso essa assume straordinari poteri e compie gesta stupende. Hanuman quindi simbolicamente rappresenta la mente principale sempre assorbita nella contemplazione di dio e totalmente arresa ad esso.
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